Ogni volta che penso alla gentilezza la mia mente inizia a canticchiare Imagine, di John Lennon. Mi sono più volte interrogata sul perché, ma non ho trovato risposta!

Sicuramente ognuno di noi ha la sua personale gentil musica che parte in automatico nel momento in cui si è coinvolti in un atto o pensiero gentile. Che poi io cosa mi aspettavo di sentire: un coro di voci bianche o Mozart fischiettante..?? No, no  va bene cosi; mi tengo volentieri John Lennon.

Non passa neppure un secondo e la musica mi trasporta in quell’altrove, dove solo i sogni sanno di esistere e si sentono reali, ed io so d’essere nel posto giusto. Un altrove popolato di occhi sorridenti, di parole non dette da bocche serene, di gesti aiutanti, di respiri rilassanti… Indugio ancora qualche secondo nel mio sogno ad occhi aperti e d’un tratto odo: “E’ gentilezza dovunqu’è vertute, ma non vertute ov’ella”

Vengo teletrasportata sul mio banco delle superiori mentre la mitica prof di italiano si appassiona, con parole e gesticolando, nell’esporre gli immortali versi di Dante.

Mi appare chiaro ora come la nobiltà e purezza d’animo sia requisito fondamentale per un cuore gentile e, mentre ritorno alla realtà, vedo il sorriso di un bambino ed i suoi occhi che esprimono purezza. Da lì posso e possiamo tutti noi, ripartire.

Riscriviamo l’immaginario partendo dai più piccoli, da coloro che saranno gli abitanti del futuro. D’altronde è il bambino che crea l’uomo e non viceversa!

Abbiamo davvero necessità di utilizzare parole, spiegazioni, lezioni, per essere, o insegnare ad essere, gentili? Oppure i gesti, le espressioni ed i comportamenti parlano per noi? Per rispondere a queste domande vi rimando alla visione del bellissimo video di Life Vest Inside – Kindness Boomerang – One Day dove vediamo (senza l’uso di parole) come l’innesco di un primo gesto gentile crei un effetto boomerang. Fa riflettere su come basterebbe un solo gesto al giorno che sia a casa, a scuola, per strada; per cambiare positivamente il mondo dentro ed intorno a noi.

Ho cercato in me quale fosse il gesto alla portata di tutti e valido per ogni età e devo ringraziare la piccola Vittoria di quattro anni e mezzo, che alla mia domanda: cos’è per te la gentilezza? ha risposto così: la mamma quando mi ascolta. Quand’è stata l’ultima volta che abbiamo veramente ascoltato qualcuno? Ascoltato senza pensare, nel frattempo, a cosa dire subito dopo. Senza interromperli, senza rispondere al cellulare nel mentre, senza dire loro come noi risolveremo un eventuale situazione o che cosa altro fare. Solamente esserci. Solamente ascoltare attivamente, guardandoli negli occhi. Quante emozioni, gioe, paure, rivelazioni potremmo accogliere!

Trovate anche voi che sia il più bell’atto di gentilezza che possiamo donare ad un altro essere umano? Vorreste essere altrettanti ascoltati, compresi senza giudizi e percepire l’interesse nell’altro verso di voi? Sentire che chi vi ascolta è realmente curioso, interessato alla vostra prospettiva attuale?

Sono pronta alla sfida. So di potermi migliorare e mi piacerebbe che chi legge queste parole provasse ad incentivare il proprio ascolto attivo, intessendo una rete di connessione sempre più carica di energia positiva.

Per chi desidera approfondire… c’è un libro che consiglio, Imagine di Jhon Lennon da ascoltare, ma anche da leggere.       

La mia parte preferita è la seguente:

“You may say I’m a dreamer,

But I’m not the only one

I hope someday you’ll join us

And the world will live as one”

Libro consigliato: Come parlare perché i ragazzi ti ascoltino e come ascoltare perché ti parlino. Di Adele Faber e Elaine Mazlish.

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