Molte persone oggi, nel viaggiare in automobile, non hanno più il fastidio delle moltitudini d’insetti che si schiacciavano sul parabrezza, lasciando quell’alone giallastro difficile da mandar via con il tergicristallo. Sembrano felici per questo, ma non si rendono conto di una tragedia che sta avvenendo proprio sotto i nostri occhi: la distruzione della biodiversità entomologica. Si tratta di un’estinzione di massa che sta coinvolgendo un’enorme quantità di specie, lasciando solo mosche, zanzare e scarafaggi, cioè gli unici insetti che possono avvantaggiarsi dalla nostra presenza antiecologica: produttrice d’immondizia, semplificazione degli ambienti, annientamento di tutti gli animali competitori e predatori di queste specie.

L’importanza della natura nella formazione dei giovani

Mi viene in mente, allora, quel meraviglioso testo di Jean-Henri Fabre, Souvenirs Entomologiques (Ricordi di un entomologo, Adelphi, 2020), pubblicati per la prima volta tra il 1879 e il 1907 in dieci volumi, capaci di ispirare gli ultimi lavori di Charles Darwin. Gli scritti di Fabre incontrarono l’ammirazione anche di Giuseppe Lombardo Radice nel suo saggio Lezioni di didattica e ricordi di esperienza magistrale del 1913, dove il grande pedagogista italiano suggerisce l’importanza del rapporto con la natura come esperienza formativa del ragazzo.

Anch’io ho ricevuto il mio seminario di gioventù attraverso il microcosmo degli insetti, quando da bambino trascorrevo le ore a osservare i burrascosi rapporti tra afidi, coccinelle e formiche. E ricordo ancora con trepidazione le mie prime esperienze di etologia negli anni ’80, a studiare le vespe sociali, soprattutto Vespa crabro, il comune calabrone, sotto la guida di Giorgio Celli. Appena uscivo dalle lezioni di medicina veterinaria correvo a prendere
l’attrezzatura di macrofotografia, sognando di pubblicare un servizio sulla rivista Airone.

Immersione nel mondo degli insetti

L’affascinante registro narrativo di Fabre e i voluminosi tomi più tecnici di Guido Grandi mi aiutavano a capire meglio quell’universo. Non posso non citare, allora, lo splendido libro di Grandi Un mondo occulto di dominatori (Calderini, 1967). Si tratta di un periodo che ancora rammento con sentimenti difficili da comunicare: sono esperienze che puoi capire solo se vissute in prima persona. Eppure quegli anni d’immersione totale nel mondo degli insetti hanno avuto su di me un’influenza senza pari. Sì, perché gli insetti ti portano letteralmente in
un altro mondo, ti fanno quasi dimenticare quello che sei, le tue prospettive, il tuo senso del tempo.

Ora questo mondo sta scomparendo e con lui sento che svanisce una parte di me. Così, penso a quanto siano stupide le ambizioni dell’uomo, la sua smania iper-produttiva che lo porta a deforestare, semplificare l’ambiente trasformandolo in un deserto, a cospargere le piante di erbicidi e pesticidi, esaurire la terra lasciando posto solo alle coltivazioni!

Oggi, prendo in mano il testo di Dave Goulson, Terra silenziosa (il Saggiatore, 2021), un saggio quanto mai importante che ci disegna un quadro spaventoso, tratteggiando l’esponenziale declino dell’entomofauna. Già, perché non c’è aspetto dell’ecologia globale che non sia sorretto da queste minuscole creature che spesso sono avversate o rifiutate dall’essere umano. Dai processi di riciclaggio del materiale organico all’impollinazione delle piante, dall’essere alla base di nutrizione di molte specie di vertebrati fino al controllo dei parassiti, gli insetti si dimostrano alleati indispensabili per gli equilibri ecologici. Le vespe, non solo per nominare le mie beniamine di studio, ma anche perché odiate dalla maggior parte delle persone, in realtà sono fondamentali sia nei processi d’impollinazione sia nella lotta biologica.

La distruzione dell’ornitofauna

Dalle ricerche attuate dagli Istituti di Entomologia si ricava che negli ultimi venticinque anni la biomassa complessiva di esapodi sia diminuita di oltre l’80% in Europa. E’, allora, evidente che, se questo magico mondo a sei zampe si troverà sul baratro della perdita di biodiversità, dovremo fare i conti con una calamità che avrà ripercussioni a pioggia su tutti gli ecosistemi, come un castello di carte cui si tolgano le carte alla base. Il titolo del libro fa riferimento al silenzio, come già il saggio di Rachel Carson del 1962, intitolato Primavera silenziosa (Feltrinelli, 2023), che parlava della distruzione dell’ornitofauna, con relativa perdita degli armoniosi canti degli uccelli.

Ecco, quello che abbiamo davanti è uno spaventoso sillenzio, un silenzio a testimoniare la solitudine dell’uomo, un silenzio che avrà il timbro assordante della nostra incapacità di convivere con le altre creature. Se ne accorgeranno le nuove generazioni, quei ragazzi che escono di casa direttamente con gli auricolari? Forse no, come non è stata capace di ascoltare il grido di morte della natura la mia generazione, che ammalata di consumismo alimentare, vorace di proteine di origine animale, ha dato vita a questa economia
di rapina, che ha trasformato l’agricoltura nell’attività più inquinante!

Eppure troviamo ancora dei libri che ci ridonano la speranza, come Entomomania di Nicola Anaclerio (Orme, 2022) che ci presenta una carellata di personaggi famosi – da Marcello Malpighi a Francesco Redi, da Giovanni Battista Grassi a Thomas Hunt Morgan – che devono le loro scoperte studiando il mondo degli insetti. Un altro saggio prezioso per la propria biblioteca zoologica è Memorie dal sottobosco di Tommaso Lisa (Exorma, 2021) dove l’autore diventa una sorta di archeologo della natura per studiare il meraviglioso underground del regno terricolo, mostrandoci le incredibili prestazioni dei coleotteri, che con le loro 350.000 specie costituiscono il più grande ordine tra tutti gli organismi viventi sulla terra.

Infine, voglio chiudere questo spaccato sui saggi dedicati agli insetti con un libro che mi piace già a cominciare dal titolo, La personalità dell’ape di Stephen Buchmann (Edizioni Ambiente, 2024) perché potrà sembrare sorprendente ma anche gli insetti hanno una loro individualità e si differenziano tra loro per personalità, vale a dire per modo di comportarsi, di reagire di fronte agli stimoli, di procacciarsi il cibo e, non ultimo, nell’avere doti più o meno spiccate di
creatività.

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