I Fantasmi dello Tsunami è un libro splendido di Richard Lloyd Parry, tradotto magistralmente da Pietro Del Vecchio (Exorma, 2021) capace di proiettare la nostra quotidianità in un’altra dimensione, quella della tragedia terribile e irreparabile.

11 marzo 2011: un’onda nera di fango, gigantesca e spaventosa, sommerge ogni cosa, striscia veloce sulla terra divorandola, la stessa terra che poco prima aveva tremato per tanti, troppi interminabili minuti.

Siamo in Giappone, un Paese abituato a terremoti e tsunami, ma stavolta il disastro sembra aver superato il limite dell’immaginabile: a raccontare la tragedia di un’umanità fagocitata dal buio violento di un mostro liquido che avanza inarrestabile e distrugge ogni cosa è la scrittura magnifica di Richard Lloyd Parry, corrispondente del Times in Asia e scrittore britannico.

Parry era lì, a Tokio, mentre la terra tremava senza arrestarsi, in un venerdì nero che non potrà mai dimenticare: un venerdì in cui ancora non sapeva che un’intera costa stava per essere spazzata via, nel terribile disastro che ha ucciso più vite umane della bomba atomica di Nagasaki. 

E Richard Lloyd Parry non può fare altro che raccontarlo, quel disastro,  partendo da un microcosmo locale, che trasforma in glocale un evento dirompente a livello globale, passando attraverso la storia di una scuola spazzata via dallo tsunami, lasciando una collina, posta appena dietro, priva delle vite che avrebbe potuto salvare.

Il linguaggio asciutto del reporter lascia a tratti voce al dolore di madri e padri senza più figli e spazio al silenzio dei bambini dispersi nel fango e privati del pianto, in un groviglio tragico che confonde vita e morte, dove anche i vivi sono ombre di se stessi, mentre i morti usano le loro parole per dare voce a ciò che di loro resta, fantasmi dello tsunami, a ricordarci quanto sia forte la relazione culturale di lunga data che il Giappone ha con gli spiriti.

E mentre l’occhio investigativo indaga, senti il piglio dolente del giornalista emergere nel raccontare il dolore della perdita che si trasforma in rabbia, alla ricerca di responsabilità disattese e superficialità imperdonabili che hanno impedito la salvezza di settantaquattro bambini su settantotto, di cui ripercorriamo gli ultimi istanti di vita in un vortice disperato e tragico.

Il disastro dell’11 marzo ha causato in Giappone più di 18.500 morti, ma il libro riesce nell’intento di dare voce, attraverso gli eventi di una piccola scuola di un solo villaggio, all’umanità lacerata e al mistero oscuro della tragedia dello tsunami. E lo fa raccontando il trauma dei genitori dei bambini di Okama, una scuola elementare di Ishinomaki, quasi tutti dispersi nel fango anche a causa di una gestione imperdonabile dell’emergenza da parte del preside e dei docenti dell’istituzione scolastica, che, caso raro in Giappone, pagheranno un prezzo molto alto per i loro errori.

Una scuola spazzata via da un’onda altissima di fango, detriti, alberi, resti e acqua, anche se lontana dalla costa, per l’incapacità degli adulti di agire tempestivamente, di portare gli scolari in alto, sulla collina, come avrebbero dovuto, scuola oggi trasformata in un memoriale dolente che risuona delle voci dei bambini morti e degli errori dei sopravvissuti.

Perry incontra nel suo viaggio dentro la tragedia anche una strana figura di sacerdote, Kaneda, di cui subisce il fascino, figura di rilievo del suo libro. Parlando d lui, dice «non mi ha mai detto che non credeva ai fantasmi, ha detto che ciò che conta è che le persone credano in loro. Non importa se credi nei fantasmi. Ciò che è reale è la sofferenza e il dolore».

Questa esigenza di lasciare il posto agli spiriti e alla loro presenza, ricorda tanto un altro evento, avvenuto nella città costiera giapponese di Otsuchi, anch’essa flagellata dalle perdite, che ha installato una cabina telefonica chiamata telefono del vento in cima a una collina affacciata sull’oceano, che consente a chi è in lutto di inviare messaggi ai propri cari nell’altro mondo: un modo per elaborare il trauma collettivo e il dolore, che racconta tanto di tradizioni e cultura del Giappone, Paese magistralmente raccontato, seppure nel dolore, in questo libro.

Un libro da leggere, frenando l’angoscia della perdita, mentre l’onda oscura travolge corpo e pensieri; e li senti, i fantasmi dello tsunami, aggirarsi come anime in pena dentro la penna dello scrittore che ridà loro vita, regala dignità al loro dolore e lascia spazio all’angoscia di chi resta e al trauma di chi vede gli occhi delle vittime nelle pozzanghere, i passi vagare nel fango, i volti tristi e inquieti apparire davanti alle loro case, divorati comunque dall’ineluttabilità da un disastro immane.

Consigliatissimo.

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