Di cosa ha bisogno una storia per essere ricordata? Quali sono gli elementi che decretano il suo successo (o, viceversa, il suo fallimento)? Molto probabilmente, e pensandoci molto bene, il cocktail perfetto di un racconto che amiamo follemente comprende (forse) tre elementi: personaggi magnetici, ambientazioni ricche di particolari ed una narrazione mai banale. Beh, questi sono tutti elementi che ritroviamo sicuramente nella serie I leoni di Sicilia.

Quest’ultima la si può trovare disponibile sulla piattaforma digitale di Disney+, è tratta dall’omonimo romanzo di Stefania Auci, ed è stata diretta da Paolo Genovese (se vi suona familiare questo nome, Genovese è il regista di Perfetti sconosciuti).

La storia della famiglia Florio. I “leoni”

Ma di cosa parla questa storia? Ambientata nell’Ottocento, la serie narra le vicende della famiglia Florio; una famiglia di origine calabrese che, a seguito di un terremoto, decide di cercare fortuna in Sicilia, più precisamente a Palermo. Decidono di aprire così un negozio di spezie: una putia, una bottega appunto. In poco tempo i Florio diventano una famiglia ricchissima. Ma colui il quale trasformerà la piccola impresa di famiglia in un vero e proprio impero commerciale sarà Vincenzo Florio (interpretato da un fantastico Michele Riondino), il figlio del capostipite della famiglia Florio.

Vincenzo è un uomo con uno straordinario fiuto per gli affari (un vero imprenditore); la sua ambizione e la sua testardaggine lo porteranno a possedere ricchezze enormi e a far sì che il nome della famiglia Florio sia conosciuto in tutta la Sicilia, ed anche in tutta Italia. Ma ciò che brama di più, oltre ad avere successo negli affari, è essere trattato alla pari dei potenti di Palermo: i nobili. Questa sua brama di riscatto unita alla sua ambizione lo farà allontanare sempre di più dai suoi affetti, in primis dai suoi figli e da sua moglie, Giulia Portalupi.

Il personaggio di Giulia Portalupi (interpretata da Miriam Leone) ha un fortissimo risvolto femminista, se ci ricordiamo l’epoca in cui è ambientata l’intera vicenda, ossia nell’Ottocento. La condizione della donna in quell’epoca era difficilissima; la si considerava una proprietà, prima della famiglia e poi del marito. Erano infatti i genitori a decidere chi doveva maritare la propria figlia, che non aveva nessuna voce in capitolo (nonostante fosse lei la diretta interessata). Ecco, Giulia ribalta totalmente questa regola e decide lei per sé stessa: ama alla follia Vincenzo e deciderà di vivere la sua storia d’amore con lui, nonostante questo la farà andare contro la sua famiglia. Questo perché il loro amore è vissuto fuori dal matrimonio, cosa considerata scandalosa per l’epoca.

In un certo senso i personaggi di Vincenzo e di Giulia si somigliano molto: entrambi sono dei combattenti, entrambi sono desiderosi di un riscatto sociale: Giulia nell’essere libera di decidere per se stessa e Vincenzo nel vedersi riconosciuto uno status che a livello di ricchezze ha ampiamente raggiunto.

Gli anni inquieti dei moti del 1818 a far da sfondo alla storia dei Florio

Tutte le vicissitudini della famiglia Florio hanno come sfondo degli anni particolari in Italia; sono anni di rivoluzioni, di cambiamenti, di innovazioni. Sono gli anni dei moti del 1818, dello sbarco di Garibaldi in Sicilia. Sono gli anni più irrequieti della storia italiana, in cui tutto è in continuo movimento. E risultano essere perfetti per la famiglia Florio, anch’essa irrequieta, ambiziosa, che guarda sempre al futuro.

I leoni di Sicilia è una serie tv avvincente, dinamica e contemporanea. È una serie televisiva che narra l’imprenditorialità siciliana. E diciamocelo, finalmente il nome Sicilia non viene accostato a quello di mafia.

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