La risposta europea alla pandemia con il suo sostanzioso pacchetto di risorse del Next Generation EU ha dato una poderosa spinta al cosiddetto Green Deal europeo. Il Green Deal è il piano per rendere l’Europa climaticamente neutrale entro il 2050, presentato dalla Commissione europea nel mese di dicembre 2019, quando ancora nessuno poteva immaginare che nell’arco di pochi mesi sarebbe esplosa la crisi da Covid -19.

Ma proprio la trasformazione verde rappresenta uno dei pilastri fondamentali per la ripresa economica e sociale europea. I 750 miliardi di euro stanziati per la ripresa puntano sulla trasformazione di un’Europa più verde e sostenibile e sul contrasto alle crisi come quella climatica. Circa il 37% dei fondi del Next Generation Eu sarà destinato alle politiche verdi e lo stesso sistema di finanziamento per una quota del 30% sarà green, basato su obbligazioni per progetti di tutela ambientale. I fondi del NGEU si aggiungono alla strategia del Green Deal europeo che punta all’attrazione di circa 1000 miliardi di euro in investimenti in un decennio.

Contrasto alla crisi climatica significa in particolare contenere il riscaldamento globale entro la soglia di 1,5°, raggiungendo le emissioni zero entro metà del secolo come previsto dall’Accordo di Parigi e il Parlamento europeo ha previsto una riduzione delle emissioni del 60% entro il 2030. Ai fini della cosiddetta neutralità climatica, che verrà inserita nella legislazione vincolante comunitaria, la CO2 eliminata dall’atmosfera dovrà superare quella prodotta.

Un idrogeno pulito e rinnovabile

L’obiettivo è ambizioso e richiede in primis una progressiva riduzione dell’utilizzo di combustibili fossili. Oggi la dipendenza Ue dalle importazioni energetiche di petrolio e gas è ancora al 58% e il ricorso a combustibili fossili provoca un rilascio di 70-100 milioni di tonnellate di CO2 all’anno in atmosfera. Si richiede quindi una ristrutturazione completa del sistema energetico per ottenere un equilibrio tra fonti di emissioni e assorbimento di gas a effetto serra.

In questo articolato percorso un elemento determinante sarà dato dall’uso dell’idrogeno pulito e rinnovabile che è entrato a far parte di una precisa strategia elaborata dalla Commissione già dal mese di luglio 2020.

Oggi l’idrogeno è ancora prodotto usando soprattutto combustibili fossili, come gas naturale o carbone, ma tecnicamente è possibile produrlo dall’elettrolisi dell’acqua senza emissione di gas serra, utilizzando energia elettrica da fonti rinnovabili, quindi in modo pulito, contribuendo alla decarbonizzazione dell’industria pesante, dei processi industriali, soprattutto nella siderurgia o nella chimica, del trasporto merci e alla produzione di altri gas, riducendo drasticamente le emissioni di gas a effetto serra.

L’idrogeno rappresenta per ora una piccola parte del mix energetico a livello mondiale e soltanto il 2% delle fonti energetiche Ue, in quanto è sempre stato considerato marginale e poco competitivo in termini di costi, ma in realtà è un’opzione molto interessante per facilità di trasporto e stoccaggio. Potrebbe arrivare a coprire fino al 13-14% delle fonti energetiche Ue entro il 2050 ma arrivare fino al 20% dell’energia, al 20 – 50% del fabbisogno per i trasporti e al 5 – 20% del fabbisogno per l’industria.

Inoltre l’idrogeno potrebbe essere trasportato riutilizzando l’infrastruttura europea del gas naturale senza necessità di dismissione e può essere stoccato in batterie di grandi dimensioni per un utilizzo flessibile all’occorrenza.

Ovviamente tutto questo richiede investimenti consistenti, che non possono essere certo affidati soltanto ai privati ma ad una strategia di investimenti europei complessa, oltre che opportuni passaggi legislativi tesi anche ad uniformare definizioni normative, certificazioni, modalità di interventi infrastrutturali.

La tabella di marcia

Con questo scopo si è creata l’Alleanza europea per l’idrogeno pulito fra autorità pubbliche, soggetti industriali e società civile, per definire un’agenda degli investimenti e di progetti integrati nella più complessiva politica energetica europea. È stata dettagliata una precisa tabella di marcia che vede diverse fasi.
In una prima fase, dal 2020 al 2024, si deve arrivare ad installare almeno 6 GW di elettrolizzatori per la produzione fino a 1 milione di tonnellate di idrogeno rinnovabile. Nella seconda fase, tra il 2025 e il 2030, l’idrogeno pulito dev’essere pienamente integrato nel complesso del sistema energetico europeo, installando almeno 40 GW di elettrolizzatori per l’idrogeno rinnovabile, per arrivare a produrre fino a 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile.

Investimenti così massicci arriveranno a rendere più competitiva la produzione di idrogeno che sostituirà fonti inquinanti diventando una fonte di approvvigionamento quotidiano.

Il futuro europeo si avvia così ad essere davvero sempre più green. Anche le risorse finanziarie che serviranno in questo percorso lo saranno. Infatti si prevede che le nuove risorse proprie del bilancio includeranno, fra l’altro, la tassa sull’importazione in base al meccanismo di aggiustamento del carbonio alla frontiera e i proventi del sistema di scambio delle quote di emissione Emissions Trading Scheme (ETS), che impone alle imprese di acquistare alle aste un permesso per ogni tonnellata di CO2 emessa.

L’Europa ce la farà a risorgere dopo la terribile crisi che stiamo attraversando e ad essere più forte proprio diventando green, del resto, il verde è proprio il colore della speranza.

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