Quando si parla di crisi climatica si usano parole che sembrano chiare, altre che lo sono meno. Alcune evocano paura, la maggior parte no. Alcune sono di facile comprensione, altre non tanto. Alcune si usano sempre, altre non si usano mai. Alcune si riferiscono a fenomeni vicini ed osservabili con i nostri occhi, altre sono lontane da noi. Ma spesso hanno dietro le chiavi per capire i fenomeni che ci circondano e, a volte, forse, anche per ritrovare qualcosa che conosciamo, dei pezzi delle nostre storie.

Partiamo da una di queste parole, l’acidificazione degli oceani.
Alla fine della scuola elementare la mia maestra aveva portato in classe dei libri e ci aveva detto di sceglierne uno da portare a casa come regalo. Io non ricordo le varie opzioni possibili, ma ricordo di aver scelto un libro sulla Grande Barriera Corallina. Era una scelta insolita, per me, perché non ero particolarmente interessata alla geografia o, in generale, a conoscere nuovi posti. O, almeno, non quanto fossi interessata alle storie. E questa non era una storia, era un libro divulgativo con delle enormi fotografie colorate. Erano state proprio queste immagini ad attirarmi nella scelta, credo. Le avevo portate a casa e le avevo guardate con mia sorella.

Da quando ho preso quel libro ad oggi le barriere coralline nel mondo si sono quasi dimezzate. La Grande Barriera Corallina nel 2016 ha visto lo sbiancamento del 93% dei suoi coralli; il 22% è poi morto. Nel 2017 c’è stato un nuovo sbiancamento, in seguito al quale si sono registrate riduzioni fino all’89% nella crescita di nuovi coralli. L’anno scorso c’è stato un nuovo fenomeno di sbiancamento.

Quando ero piccola e andavo in vacanza al mare c’era una piccola gioielleria nel paese vecchio che vendeva gioielli. A volte mia madre e le mie zie ci volevano entrare, io mi annoiavo e mi mettevo a guardare i gioielli fatti con i coralli. Mi sembrava strano che potessero essere una cosa che si trovava nel mare e poi si vendeva in un negozio, e che fossero arancioni. Mi piaceva che fossero arancioni, mi pareva un colore finto.

Ma perché i coralli si sbiancano
e cosa vuol dire?

I mari assorbono la maggior parte del calore in eccesso sulla terra, registrando un aumento delle loro temperature superficiali. Come reazione a questo stress termico dovuto all’aumento della temperatura, i coralli espellono alcune alghe unicellulari che vivono nei loro tessuti e che sono responsabili del loro colore. Inoltre, queste alghe sono fondamentali per la loro sopravvivenza, perché forniscono ai coralli il 90% del fabbisogno richiesto per la calcificazione, la crescita e la riproduzione.

Ma non accade solo questo. Un altro fenomeno importante è l’aumento del pH oceanico, fenomeno conosciuto come acidificazione degli oceani.

Circa un quarto dell’anidride carbonica presente nell’atmosfera viene assorbita dalle acque oceaniche. All’aumento dell’anidride carbonica presente in atmosfera, ne consegue un aumento di quella disciolta in acqua. Dalla rivoluzione industriale a oggi l’acidità degli oceani è aumentata del 30%. Reagendo con l’acqua il biossido di carbonio presente nell’atmosfera diventa acido carbonico, il quale, se è in grande quantità, finisce per abbassare il pH dell’oceano. Il carbonato di calcio che costituisce le conchiglie, i molluschi, i crostacei e il corallo diminuisce all’aumentare dell’acidità, mettendo a rischio la loro sopravvivenza.

La sopravvivenza e la salute delle diverse specie marine sono, ovviamente, collegate alla salute dell’ecosistema marino. Un cambio repentino può sbilanciarlo completamente. L’acidificazione degli oceani (qui un report frutto di un workshop sul tema) è legata, abbiamo visto, all’aumento dell’anidride carbonica presente in atmosfera. L’anidride carbonica è sempre di più, quanta ancora ne possiamo emettere? Questo è il nostro carbon budget. Prossima puntata.

di Valeria Belardelli

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