Come ripartiranno davvero musica e divertimento? Come e quando torneremo negli stadi ad emozionarci cantando (male e stonati) Albachiara di Vasco Rossi?

Per la musica ed i concerti live la risposta, in fondo, non è così difficile. I concertoni pieni di star, quando si potranno fare, si faranno. Magari con un po’ meno di tecnologia ed effetti speciali, ma non saranno poi così diversi da quelli che abbiamo vissuto. Quando si potrà, i grandi artisti come Cesare Cremonini o The Weeknd con i loro grandi promoter (Live Nation e tanti altri) torneranno a fare il loro logico e bellissimo lavoro. Perché ogni concerto, anche il più esile dal punto di vista musicale, regala emozioni vere al pubblico.

Anzi, diciamocelo, un po’ di sano pop un po’ leggerino serve a tutti quanti. Anche a chi scrive che vive di Cultura e Michelangelo ogni giorno… Ma poi canta con Sfera e Blanco molto volentieri. A proposito, anche se troppi non se ne sono accorti, la loro Mi fai impazzire è, ovviamente, l’unica canzone pop degna di essere davvero ricordata in un’estate italiana piena di tormentoni fallimentari. Almeno c’è un po’ di groove, un po’ di sesso, un po’ di energia. Che diamine!

Nel frattempo, l’industria dei concerti (perché lo è, anche una industria, la musica pop rock) è già ripartita. Dal piccolo. L’estate 2021 è caratterizzata da tanti piccoli concerti, tour e festival dedicati a pubblici diversi, tutti con posto assegnato: c’è un classico come Francesco De Gregori, c’è la giovane Ariete, ci sono i concerti di Colapesce e Dimartino vincitori di Sanremo e poi c’è l’indie, a Vasto ha preso vita in pieno centro un festival indie rock decisamente consolidato come Siren.

In fondo, non c’è niente di strano. Me ne ero già accorto io, che è il piccolo che funziona oggi nella musica, e l’avevo scritto su un MagBook di ReWriters. Rihanna, splendida popstar che sa pure cantare (altro che Madonna), purtroppo, si occupa di moda, non canta più.

Ma non ci sono solo i concerti. Anzi, in uno scenario in cui la musica è sempre più elettronica, in cui sono poche chitarre e più computer, i locali in cui si balla con i dj e gli artisti dell’elettronica di nuova generazione potrebbero essere sempre più importanti.

E quindi, come torneranno a ballare e fare un po’ di sano e vero casino i ragazzi, quando potranno farlo? E’ ovvio che i rave, mai scomparsi, del tutto, mica finiranno con il ritorno delle disco legali. Ci sono sempre stati, per fortuna, e sempre ci saranno. Oggi sono nell’occhio del ciclone dei media e della politica solo perché rappresentano un facile bersaglio. Presto torneranno nell’underground, dove si trovano benissimo.

Forse, come dice Luca Guerrieri, che al bellissimo Teatro Fonderia Leopolda di Follonica (GR) da anni organizza Meet Music, è sbagliato parlare di ri-partenza, per i locali e i festival che danno lavoro e creano emozione ogni weekend, d’estate e pure d’inverno. Non parlo di eventi immensi, da stadio, ma di tutto ciò che ci tira fuori di casa, che fa spegnere la tv a noi anziani e che invece muove milioni di ragazzi ogni fine settimana.

Sarà on line su FB la quarta
edizione di Meet Music

“Dovremmo metterci in testa che niente sarà più ‘come prima’. Il mondo dell’intrattenimento, soprattutto, che già non era perfetto, anzi aveva diversi problemi, è stato spazzato via”, spiega Guerrieri. Di questi temi, si parlerà, online, il 7 e l’8 settembre 2021, sulla pagina Facebook di Meet Music, il primo meeting italiano degli addetti ai lavori, con tanti professionisti con decenni di esperienza, giornalisti stimati come Damir Ivic ed Albi Scotti, star del basso come Saturnino, chitarristi di livello assoluto come Davide Tagliapietra e Alessandro De Crescenzo, top dj come Tommy Vee, Federico Scavo… C’è anche un doppio concorso dedicato a chi la musica la fa in prima persona: MINI Meet Music Contest cerca una Songwriter ed un Producer, Talent Selection cinque tracce di qualità…

Rinasceremo, come settore (ne faccio parte anche io, come raccontatore, blogger, pr & perditempo), solo se avremo il coraggio di dirci che siamo finiti. E che era giusto così. Ce lo dobbiamo dire col sorriso.

Possiamo fare una bella rivoluzione, che, guarda caso, parte dal piccolo. E da mille emozioni, tutte diverse tra loro e ad anni luce dalla solita, trita e ritrita, serata in discoteca con i PR, il tavolo, la coda infinita all’ingresso, la door selection, i flyer come negli anni ’80, i top dj strapagati che in fondo fanno la stessa musica del resident. Tutta questa roba qui è finita per sempre e, diciamocelo forte, mica è un male.

E da dove può partire invece la rifondazione dei locali? Da artisti totalmente fuori di testa e dannatamente pop come Komatsu San (che ho intervistato qui) oppure dal chill out e dalla qualità assoluta in ambito pop & dintorni di dj come Mitch B., uno che sa trasformare una cena in un momento da ricordare grazie al suo sound. Oppure ancora, da un altro pazzo scatenato come il calabrese Melus Kaye, maniaco dei video e sospeso perfettamente a metà tra rock, folk ed elettronica.

Cambieremo tutto se sapremo, come intrattenimento, essere un settore e non un coacervo di personalità distinte. Per questo potrebbero funzionare, finalmente, i collettivi di dj come Nasty Juice Music, che si muovono sereni tra Sicilia, Bologna e Ibiza a ritmo di elettronica internazionale, niente revival anni ’90.

L’Italia del divertimento può anche ripartire dal mondo: il nostro maledetto o benedetto Italian Style, all’estero piace, molto più che a noi italiani, spesso ipercritici verso chi si vuol divertire a modo suo.

Ecco perché un progetto internazionale e italiano, come The Cliff a Lugano, un progetto di lusso e accessibile, basato sul cibo ma anche sui dinner show, rischia di partire proprio bene, a metà ottobre 2021. Anche perché il panorama su Campione, a picco sul lago, non si dimentica mica.

Una rivoluzione (musicale) può essere anche un tramonto o un’alba vissute in silenzio o quasi, nel bel mezzo di un panorama che emoziona.

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