Pur tra le molte difficoltà dettate dalla pandemia è stato lanciato un esperimento di pioneristico di democrazia deliberativa per il futuro della nostra tanto amata/non amata Unione Europea.
Dal 19 aprile è attiva la piattaforma della Conferenza sul futuro dell’Europa, che verrà ufficialmente inaugurata il 9 maggio, il giorno della festa dell’Europa.

L’iniziativa è davvero fortemente innovativa nella sua potenzialità di democrazia partecipativa. Consiste infatti in una piattaforma a cui i cittadini europei, le associazioni, le istituzioni, gli organismi territoriali, ecc. possono iscriversi per organizzare eventi e condividere proposte costruttive per il futuro dell’Europa.

Tutte le proposte saranno raccolte e pubblicate attraverso la piattaforma per costituire spunti costruttivi di riforma della struttura e dell’organizzazione dell’Unione. La raccolta dei contributi avverrà in totale trasparenza e riservatezza poiché tutti i lavori e le idee saranno monitorati e resi pubblici.

L’obiettivo del progetto

L’obiettivo è quindi straordinario: riformare l’Europa con la partecipazione dei cittadini. Il portale serve a coinvolgere la cittadinanza dal basso a tutti i livelli per trarne supporto nell’organizzazione del momento clou di un processo che troverà compimento nella Conferenza sul futuro dell’Europa, l’evento che si terrà entro la primavera del 2022.
Nel corso della Conferenza si cercherà infatti di trovare anche nei documenti raccolti le migliori modalità di riforma della struttura comunitaria. Tutti i lavori e gli interventi sono strettamente tenuti al rispetto della Carta dei princìpi della Conferenza sul futuro dell’Europa.

Per la Conferenza è stato costituito un Comitato esecutivo composto da rappresentanti delle tre istituzioni principali dell’Unione il Parlamento europeo, il Consiglio dell’Unione europea e la Commissione europea che, posti su un piano di parità, sovrintendono all’organizzazione dei lavori della Conferenza.

Il portale

Il portale è molto fruibile ed è organizzato in aree tematiche: ambiente, cambiamenti climatici, cultura, democrazia europea; equità sociale, istruzione, migrazione, giovani, occupazione, rafforzamento dei processi democratici che governano l’UE, ruolo dell’UE nel mondo, salute, sport, trasformazione digitale, valori e diritti, oltre a temi trasversali (altre idee). Saranno sempre i partecipanti alla piattaforma a decidere le priorità dei temi da affrontare nella conferenza. Una mappa interattiva consente inoltre la registrazione agli eventi e la navigazione nel portale.

L’unico elemento di criticità è nelle traduzioni non sempre adeguate, il portale supporta 24 lingue, ma mancano per esempio il lussemburghese e alcune lingue di minoranze.

La valenza del progetto è comunque rilevante, non si è mai sperimentato prima un simile processo di democrazia deliberativa, della durata di un anno. Ma è difficile dire se i risultati corrisponderanno alle ambizioni dell’iniziativa.

Un ruolo rilevante è giocato dalla crisi della pandemia che se, da un lato, ha favorito come ben sappiamo la dimestichezza con gli strumenti digitali e ha dato uno slancio immenso alle varie forme di socialità e di confronto virtuale, dall’altro, ha bloccato quasi tutte le iniziative che potevano favorire gli incontri, i dibattiti, la conoscenza sul tema dell’Europa.

Un altro elemento che spicca è lo scarso rilievo che i media generalisti dedicano ad una iniziativa di coinvolgimento democratico così importante che dovrebbe portare ad una trasformazione delle istituzioni europee con un impatto determinante per le vite quotidiane dei cittadini.
La Conferenza sul futuro dell’Europa avrà successo se non si ridurrà ad un dibattito ristretto a coloro che sono già in qualche modo esperti o interessati alle tematiche europee, ma se rappresenterà davvero un allargamento della platea nazionale e sovranazionale della cittadinanza europea nello stabilire i processi istituzionali le cui decisioni ci toccano sin da vicino.

La pandemia tuttora in corso ha reso evidente come i singoli Stati non possano avere da soli la forza di affrontare crisi di tale portata e ha dato risalto al ruolo dell’Unione. Ma l’Ue appare in modo evidente un’organizzazione ancora ibrida e in parte immatura che per affrontare le sfide globali del futuro deve acquisire un nuovo protagonismo geopolitico: ciò può provenire soltanto da una forte spinta unitaria.

La riforma delle istituzioni europee e una loro maggiore solidità democratica possono dare la garanzia di non sbriciolare le conquiste promosse dai valori europei. Per non fare passi indietro sul sistema dei diritti e delle libertà, per non essere sopraffatti da nuove forme di disuguaglianza e di emarginazione, per non cedere all’erosione dei principi democratici occorre un nuovo modello di Europa che deve acquisire una nuova identità. L’Europa deve uscire da questo limbo in cui da troppo tempo si trascina, un Interregno gramsciano in cui “il vecchio muore e il nuovo non può nascere” che non rappresenta certo la forma ideale del sogno del Manifesto di Ventotene. Ursula Hirschmann disse

«il possibile se davvero possibile, lo si può cominciare a realizzare oggi stesso».

E forse anche un semplice hashtag #TheFutureIsYours può aiutare a costruire un nuovo futuro europeo.

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