Sarà capitato a tutti di aver provato un intenso dolore frontale gustando un gelato o bevendo una bibita molto fredda. Questa sensazione acuta e fastidiosa che può protrarsi per alcuni secondi è stata etichettata dagli autori anglosassoni come Brain freeze.

La denominazione scientifica che identifica il disturbo è precisamente ganglio neuralgia sfenopalatina, che letteralmente significa dolore di origine nervosa del ganglio sfenopalatino, un riflesso nervoso che collega il palato col cervello.

Già dal 1850 troviamo nella letteratura medica mal di testa da stimolo freddo, ma dobbiamo aspettare il 1988 affinché l’International Headache Society riconosca formalmente questa forma di cefalea.

Nella terza revisione dell’International Classification of Headache Disorders pubblicata nel 2013, un gruppo internazionale di ricercatori è giunto al consenso sul fatto che il mal di testa da gelato comporta dolore che inizia con l’applicazione di uno stimolo freddo alla testa o alla bocca, il quale deve poi diminuire poco dopo, quando il trigger viene rimosso.

Si tratta di un meccanismo di difesa che si attua attraverso la vasodilatazione dell’arteria cerebrale anteriore che assicura un maggiore apporto di sangue al cervello in modo da assicurarne una corretta irrorazione e al contempo mantenere la temperatura ottimale. 

Il nome attribuito alla sindrome di ganglio neuralgia sfenopalatina deriva dal coinvolgimento primario del ganglio sfenopalatino, una formazione anatomica costituita da tessuto nervoso, che, localizzato nei pressi del palato molle, trasmette al cervello il repentino cambio di temperatura

Come spiega uno studio molto interessante del professor JW. Sleigh, l’arteria cerebrale anteriore, che vascolarizza la porzione anteriore della corteccia cerebrale, reagisce allo stimolo freddo dilatandosi. Il maggiore afflusso di sangue però, causa un aumento di volume del contenuto della scatola cranica che essendo inestensibile provoca il lancinante dolore alle tempie.

I recettori del dolore che si trovano sul palato inviano un segnale al nervo trigemino, quello che normalmente veicola gli stimoli percepiti sul volto. Il cervello è così tratto in inganno perché pensa che il dolore provenga dalla fronte anziché dal palato, così si accende un dolore tipico della cefalea.

Il dolore può essere localizzato al centro della fronte, in entrambe le tempie oppure su un solo lato del capo, ed è avvertito come una fitta, raramente come un’oppressione o una pulsazione.

Come alleviare o evitare questo tipo di mal di testa? Oltre ovviamente cercare di evitare di bere o mangiare alimenti congelati troppo velocemente, possiamo diminuire il dolore bevendo un liquido a temperatura ambiente, premendo la lingua contro il palato per recare calore o ancora possiamo coprire la bocca e il naso con le mani a coppa e respirare rapidamente con la bocca per apportare un flusso di aria calda sul palato.

Il mal di testa da stimoli freddi è comune e si verifica nel 30-40% delle persone che, di solito, non soffrono di altre forme di cefalea. Tuttavia, molti esperti ritengono che questi episodi siano più comuni nelle persone che soffrono di emicrania. La connessione tra mal di testa da gelato ed emicrania non è completamente compresa, sebbene il collegamento sia comunemente accettato.

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