Per la ormai consolidata rassegna estiva del Teatro Marconi a Roma, va in scena il 7 Luglio il fortunato spettacolo Qua siamo, agrodolce commedia sulla rivalità femminile e non solo, di e con Marina Vitolo e Flavia Di Domenico, per la regia di Francesca La Scala.

Due donne, due attrici, due rivali si ritrovano sole all’interno di un teatro in disuso. Entrambe hanno avuto la stessa idea, farsi ritrovare da un noto programma televisivo che cerca persone scomparse, per poter avere la tanto agognata fama mai ottenuta durante la loro carriera… Ne parliamo con l’attrice e autrice Marina Vitolo.

Lo spettacolo affronta in modo divertito la relazione tra teatro e televisione: quale è la tua esperienza in merito?
Gli attori subiscono molto l’influenza e la potenza della Tv. Un passaggio televisivo riesce a darti più di 10 spettacoli in cartellone. Io personalmente ho fatto piccole esperienze in televisione, tanto quanto basta per capire che è un tritacarne! I tempi televisivi non rendono giustizia al talento ed anche le scelte autoriali non ti lasciano la libertà di esprimerti artisticamente come vorresti. Ma la potenza di questo mezzo è straordinaria e sarei ipocrita se dicessi che non mi piacerebbe farla.

E per quello che riguarda la rivalità tra attrici che ci racconti: è ancora un diva contro diva o esiste oggi solidarietà tra colleghe?
Questa per me è una domanda difficile. L’invidia, la rivalità non mi appartengono e quindi non le vedo neanche quando mi si mostrano e dimostrano sfacciatamente. Ma i tempi stanno cambiando e anche le donne, e forse abbiamo finalmente capito che le guerre da fare sono altre ed essere unite aiuta.

Marina Vitolo viene da un anno inarrestabile: quali sono state le esperienze più significative e quali i progetti in corso?
Si, è stato un anno intenso! Ho lavorato tanto e mi ritengo molto fortunata. Stare ferma nel tempo della pandemia mi ha dato la possibilità di godermi di più il mio lavoro e di dargli un altro valore. Questo spettacolo “Qua siamo” ha senza dubbio un significato particolare per me. Non solo perché l’ho scritto insieme a Flavia Di Domenico, ma perché grazie alla regia geniale di Francesca La Scala, ho potuto lavorare affrontando un altro modo di stare in scena, lontano dal mio. Questo spettacolo è un’onda emozionale per noi e per il pubblico. I progetti…. Il nostro lavoro è fatto di progetti in continua evoluzione. Nell’immediato c’è un film, il sequel di Qua siamo e cioè “Qua siamo… Sopravvissute” la ripresa di “Sottobanco”, due bellissimi spettacoli di cui ancora non posso parlare perché il cast è ancora da definire. In più sto scrivendo un altro mio spettacolo… Spero di averne il tempo.

Sei in questa circostanza anche autrice del testo: come è stato scrivere a quattro mani e quali aspetti avete desiderato evidenziare maggiormente?
Scrivere con Flavia Di Domenico urgeva! Noi ci siamo scelte e scrivere insieme è stato leggero e piacevole. Ci siamo armonizzate prima come autrici e poi come attrici. Siamo molto diverse fra noi, ma abbiamo fatto delle nostre diversità un punto di forza. Questo spettacolo nasce nel tempo della pandemia, quando gli attori erano soli ed invisibili… In fondo come lo siamo tutte le volte che non lavoriamo. Ecco, proprio questo volevamo evidenziare.

Dici che l’idea è nata durante i lockdown: cosa ti hanno lasciato questi momenti?
Il lockdown mi ha lasciato la consapevolezza delle nostre fragilità e l’incapacità di dare una dignità alla nostra categoria. Ma anche la possibilità di vedere con altri occhi il nostro lavoro, “le persone” ed “il tempo”.

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