Chi frequenta i lidi di ReWriters lo sa, l’ambizioso obiettivo di questo progetto è quello di riscrivere l’immaginario della contemporaneità. Ambizione questa volta però non fa rima con presunzione. È chiaro a ogni autore che scrive su queste mura che non siamo i primi a svolgere tale compito. I vincitori di rivoluzioni e guerre hanno riscritto la loro contemporaneità in base ai loro ideali o alla loro convenienza. Gli artisti che hanno attraversato varie epoche storiche hanno dato una loro interpretazione di quel mondo. Allo stesso modo è innegabile che il Cinema, dalla sua nascita ad oggi, abbia (ri)scritto molti elementi del nostro immaginario collettivo tra cui, e arriviamo al topic di oggi, il Natale.

Martin Sheen in una delle scene conclusive di Apocalypse Now (Francis Ford Coppola, 1979)

Prima di dedicarci più specificatamente al Natale facciamo una piccola digressione sul ruolo del Cinema come ReWriter dell’immaginario contemporaneo (e in un certo senso anche futuro). La prenderò piuttosto larga, siete avvertiti.
Uno dei mezzi fondamentali alla vittoria USA nella Guerra Fredda è quello che, nella teoria delle Relazioni Internazionali, viene definito Soft Power. Stiamo parlando di quella capacità di un potere politico di influenzare e/o convincere attraverso mezzi quali la cultura o la diffusione dei propri valori. Da questo punto di vista è evidente lo strapotere statunitense, basti pensare a quanto abbiamo sentito nominare Kennedy o Nixon rispetto a Chruščëv o Bréžnev.
Uno dei mezzi principali del Soft Power americano è stato (ed è) il cinema. La macchina cinematografica statunitense ha fatto un enorme lavoro di influenza e di diffusione dei propri valori: ci ha mostrato l’american dream, ci ha raccontato l’epica americana attraverso il mito del West, ci ha presentato sotto varie forme la missione di democraticizzazione degli Stati Uniti. Lo ha fatto in molti casi a proprio piacimento, piegando la realtà in base ai singoli interessi.
La società americana, il cinema e gli autori hanno anche saputo modificare completamente le proprie posizioni e, di conseguenza, la propria narrazione. Pensiamo ad esempio a quanto fatto col rapporto con gli indigeni nel genere western, dove gli indiani sono sempre stati presentati come cattivi e selvaggi finché, a partire indicativamente da The Searchers (in italiano Sentieri Selvaggi) di Ford, la rappresentazione non ha preso una piega totalmente differente.

Facendo un altro esempio magari più facile da comprendere, pensiamo ai film legati alla guerra in Vietnam. Dallo scoppio del conflitto vietnamita fino (indicativamente) al termine prematuro della presidenza Nixon, le rappresentazioni cinematografiche sull’argomento erano film dal tono propagandistico sullo stile di Berretti Verdi. L’inchiesta del Washington Post sui Pentagon Papers (documenti segreti relativi alla questione vietnamita, il tutto è narrato splendidamente dal consigliato The Post) cambierà diametralmente una parte della sensibilità americana e porterà, dopo la caduta di Nixon in seguito al Watergate, alla nascita di opere come Apocalypse Now (o Rambo o tanti altri) che fanno della Guerra in Vietnam una narrazione diametralmente opposta a quella vista in precedenza. Ovviamente in questo mio ragionamento ci sarebbe da tener conto di diverse altre variabili, come per esempio l’influenza degli autori della New Hollywood e molto altro. In più vi è da considerare che questo procedimento che abbiamo appena visto è anche reversibile come visto nel decennio di presidenza Reagan.
Quello che trovo interessante è vedere come spesso il cambiamento della sensibilità e del pensiero collettivo porta la macchina cinematografica a produrre film che riscrivono il contemporaneo amplificando ancor di più quella corrente che ha fatto partire il meccanismo e soprattutto allargando i confini geografici del messaggio facendolo arrivare per esempio a noi.
Poi chiaramente qua si sta cercando di semplificare un tema che meriterebbe una collana di libri dedicati.

Scena tratta da La Vita è Meravigliosa (Frank Capra, 1946)

Ora cerchiamo di concentrare il ragionamento fatto fino ad ora sul Natale. Il nostro immaginario natalizio si fonda in parte sulle tradizioni che ci sono state trasmesse dai nostri genitori e che si sono poi ampliate col nostro vissuta e in parte sulle influenze mediatiche cui siamo stati sottoposti. Una buona fetta di queste influenze deriva dal mondo cinematografico. Tutti tra i pensieri natalizi abbiamo l’immagine di New York arricchita dalle luminarie le cui strade sono percorse dalle note di Let It Snow! interpretata da Sinatra. Questo nonostante molti di noi non abbiano mai visto New York sotto Natale. Se vogliamo andare un poco più nello specifico pensiamo al sentimento cardine delle feste natalizie: “A Natale son tutti più buoni”. Anche questo messaggio deriva da una parte dalla natura stessa del Natale e dall’altro dalla frequenza con cui ci viene ripetuto dai vari medium.

A livello cinematografico il capostipite della rappresentazione di questo sentimento comune è senza dubbio La Vita è Meravigliosa di Frank Capra, un’opera che è diventata nel corso degli anni sinonimo di Natale per milioni di persone.
Il film in questione non solo riscrive una certa concezione natalizia ma fa una trasposizione del sentimento dominante dell’epoca. La Vita è Meravigliosa esce nel ’46, gli Stati Uniti avevano appena vinto la Seconda Guerra Mondiale e la Guerra Fredda era ancora abbastanza lontana, l’ottimismo e l’amore per la vita era ai massimi livelli. Il film di Capra non fa altro che prendere quel sentimento e quel pensiero collettivo, concentrarlo in un periodo congeniale come quello natalizio e regalarlo al mondo.

Tutto questo per dire che certamente il Cinema ha un ruolo di decisivo del nostro vissuto contemporaneo, in tantissimi casi ha inventato luoghi o personaggi, ha influenzato il nostro immaginario collettivo. È altresì vero che i film sono fatti da persone influenzate dalla società in cui vivono e soggette ai sentimenti collettivi a cui sono sottoposte. Il Cinema la maggior parte delle volte ha un ruolo di riscrittore e non di inventore del nostro vissuto. Esattamente come noi.

Buon Natale a tutti.

Condividi: