Il 21 luglio scorso è uscito nelle sale Old, l’ultimo film firmato dal regista di origini indiane M. Night Shyamalan. I concetti di spazio, tempo e luogo sono le colonne portanti dell’opera: ogni minuto passato sull’isola può essere cruciale per una metamorfosi sia fisica sia mentale, un’azione sbagliata può stravolgere l’intero ecosistema, portando i personaggi a compiere gesti estremi dettati dalla disperazione.


La spiaggia ha un ruolo da non sottovalutare nella storia del cinema, soprattutto italiano, un’ottima indagine su questo fronte è stata fatta da Christian Uva autore del libro L’ultima spiaggia. Rive e derive del cinema italiano (Marsilio, 2021).
Come riporta nella presentazione

“la spiaggia è un topos culturale nel quale si rispecchiano lucidamente le caratteristiche sociali, antropologiche e identitarie di un popolo. In quanto tale essa occupa da sempre nella tradizione cinematografica italiana un posto di assoluto rilievo che tuttavia ad oggi non è stato sufficientemente indagato. Il presente volume nasce dunque dall’esigenza di approfondire la riflessione su questo “luogo comune” dell’immaginario nazionale che, soprattutto nel periodo compreso tra gli anni trenta e ottanta, ha fatto da set a singole scene o anche a interi film capaci di rappresentare con nitidezza, tra luci e ombre, il rapporto degli italiani con l’avvenire e la modernità”.


In questo caso l’attenzione è stata focalizzata su commedie e film drammatici, ma se invece toccassimo altri generi?


Associare la paura a spazi aperti e luminosi non è così scontato. Case infestate, castelli diroccati, panic rooms, sale operatorie, ascensori, centri commerciali sono le location che solitamente vengono prese di mira da entità maligne o da zombie famelici. Immaginare un film horror ambientato in una spiaggia assolata, con un bel mare sullo sfondo ed il suono dei gabbiani come colonna sonora è decisamente più anomalo.

Certo Hitchcock un pò ci aveva messo in guarda sull’eventualità che anche in un piccolo luogo di villeggiatura come Bodega Bay le cose potessero precipitare (ndr. Gli Uccelli, 1963), Jordan Peele ci ha suggerito di tenere sempre sott’occhio i bambini in spiaggia (ndr. Us, 2019) e David Robert Mitchell ci ricorda che non si è al sicuro neanche con la luce del giorno (ndr. It Follows, 2014), ma l’idea della vacanza mette subito di buon umore e fa trascurare certi indizi, anche i più sinistri.
Le località balneari sono luoghi di relax e feste al chiaro di luna e difficilmente si andrebbe a pensare che sotto la sabbia si possano nascondere creature striscianti da paura o mostri avidi di carne umana.


In Spiaggia di Sangue (1980), spassosa commedia horror diretta da Jeffrey Bloom, una strana creatura, nelle fattezze simile ad una gigantesca stella di mare, ha nidificato nei pressi di un imbarcadero abbandonato e, strisciando sotto la sabbia, assale gli ignari bagnanti. L’ echinoderma inizia così a risucchiare attraverso la sabbia innocenti adolescenti che non faranno mai più ritorno a casa.

La spiaggia non è un luogo tanto sicuro e lo sanno bene i protagonisti di The beach girls and the monster (1965) . Nel film di Jon Hall un barracuda mutante, sviluppato in modo antropomorfico, inizia a uccidere belle ragazze in bikini spargendo il terrore sulla spiaggia. Non un mostro mutante ma uno spietato assassino è invece il protagonista di The Mutilator, slasher americano del 1984 scritto, diretto e prodotto da Buddy Cooper e co-diretto da John S. Douglass.


Più recente e tremendamente attuale è The Bay, l’horror low budget di Barry Levinson, girato attraverso la tecnica del found-footage. Durante il weekend del 4 luglio, nella baia di Chesapeake, i cittadini si recano sulle spiagge per la celebrazione tradizionale. Quando le persone iniziano ad ammalarsi manifestando piaghe su tutto il corpo, diventa presto chiaro che si è di fronte ad un’epidemia mortale, trasmessa in questo caso attraverso l’acqua.


Sorte terribile è quella di Paul e Barbara che insieme ad una coppia di amici, imbarcati su uno yacht, incappano in un violento temporale che li costringe a cercare riparo sulla costa spagnola presso Imboca, un piccolo villaggio di pescatori. Invece della salvezza si troveranno intrappolati in un ambiente sinistro e poco accogliente che accrescerà il loro stato di paura. Gli abitanti del villaggio sembrano essere afflitti da una strana mutazione e dediti al culto di un’ancestrale divinità marina, Dagon. Si tratta dell’horror girato dalla coppia Brian Yuzna/Stuart Gordon con Dagon – la mutazione del male (2001).
Grande omaggio al cinema fantahorror tanto caro agli anni ’50 è Monster – Esseri ignoti dai profondi abissi  diretto da Barbara Peeters, Jimmy T. Murakami (1980) dove un piccolo villaggio di pescatori viene improvvisamente invaso da un gruppo di mostruose creature metà uomo e metà pesce.


Indimenticabili sono poi le atmosfere da paura di Ragazzi Perduti di Joel Schumacher, classico horror degli anni ’80, interpretato da un giovanissimo Kiefer Sutherland e ambientato nella piccola cittadina balneare di Santa Carla.


Se non sono strani mostri o sanguinari assassini a tormentare le giornate dei frequentatori della spiaggia ci pensano i crudeli e piuttosto bizzarri cattivi di Surf nazis Must Die, trash horror targato Troma girato nel 1987, diretto da Peter George. Inizialmente il titolo era semplicemente Surf Nazis, ma la Troma vi inserì la frase Must Die, perchè preoccupata che il pubblico potesse associare il film ad una sorta di propaganda nazista (niente di più lontano).


Ora vi chiederete: e tutti i film con pesci famelici che tormentano i bagnanti dove sono? Il prossimo pezzo sarà tutto su di loro, paura in alto mare!

Condividi: