(English translation below)
8 ottobre. Il compleanno è celebrazione della nascita, ma cosa è il compleanno di una persona morta? È una fotografia rigata e sbiadita: si ricorda la sua nascita, e gli abbracci di ogni anno, ma i compleanni che ci sarebbero stati si mescolano con quelli che invece non saranno mai più, e il sapore di una vita si intreccia con il monito della morte, con l’irriducibile fatto della nostra mortalità.

Così disorientato, l’otto ottobre di quest’anno non so più cosa sia: il giorno in cui mia moglie nacque sessant’anni fa, o la constatazione che avendoci lasciato da tempo, non avrà mai sessant’anni? Sono due estremi di un viaggio mentale nel tempo, negli oggetti sopravvissuti, nell’immaginazione.

Ne L’invenzione della solitudine, Paul Auster scrive del lungo cammino per venire a patti con il ricordo del padre da poco defunto, un viaggio scandito anche da immagini, come: “la dimensione delle sue mani, e i loro calli; il gustare la ‘pelle’ sulla superficie di una cioccolata calda; tè con limone; il paio di occhiali dimenticati negli angoli più impensabili della casa, sempre aperti; il suo guardare a lungo partite di tennis; il modo nel quale a volte scricchiolavano le sue ginocchia. E la sua faccia. La sua somiglianza con Abraham Lincoln, e come la gente lo notasse sempre. La sua assenza di paura verso i cani. La sua faccia. Ancora, la sua faccia”.

Il ricordo del caro estinto è una lunga ossessione in frammenti di una fotografia sbiadita, i quali richiedono uno sforzo di connessioni come in un viaggio immaginario da comporre o ricomporre in stanze diverse. Sono gli scherzi della memoria, ravvivata dalle feste di compleanno, e queste complicate dal tornare ogni anno come ex-feste, nascite al passato, nascite eclissate da morte sopraggiunta. 

Nella sua ambiguità, questo connubio di un inizio e di una fine ha un sapore di serenità, di superamento, come il viaggio che si è ormai dispiegato interamente, compiuto e dunque intatto. Il compleanno di Paola, e di chiunque abbiamo amato e non c’è più, è così una forma di liberazione, l’annuncio di un viaggio ancora più lontano, come nella poesia, ancora di un classico americano (Jack London), del marinaio Martin Eden:

Liberati dall’ansia di vivere,

liberati dalla speranza e dalla paura, 

ringraziamo con breve preghiera

gli dei, chiunque essi siano.

Nessuna vita vive in eterno, 

i morti non risorgono mai più,

e anche il più misero fiumicello

riesce a sfociare nel mare. 

Questo viaggio verso il mare, per un compleanno che non si può più festeggiare, mi deve bastare. 

ENGLISH VERSION

Birthday party for absent: a journey of memories in the company of dear shadows and Paul Auster

October 8th. A birthday is a celebration of birth, but what about the birthday of a dead person? It’s a bad quality and not well-focused picture: the day reminds his/her birth, and the past parties, but the birthdays that “would have been” mix with those that will never be again. The flavor of life is intertwined with the warning of death, with “the ‘irreducible fact of our mortality ”. So disoriented, on October 8 this year, I no longer know what it is: the day when my wife was born sixty years ago, or the realization that having left us, she will never be sixty years old? They are two extremes of a mental journey through time, into surviving objects, into the imagination.

In The invention of solitude, Paul Auster writes about the long journey to coming to terms with the memory of his recently deceased father, a journey also marked by images, such as: “the size of his hands, and their calluses; tasting the ‘skin’ on the surface of a hot chocolate; tea with lemon; the pair of glasses forgotten in the most unthinkable corners of the house, always open; his watching tennis matches for a long time; the way his knees creaked sometimes. And his face. The resemblance of him to Abraham Lincoln, and how people always noticed him. His absence of fear of dogs. His face. Again, his face ”.

The memory of the dearly departed is a long obsession in fragments of a faded photograph, which require an effort of connections as in an imaginary journey to be composed or reassembled in different rooms. These are the jokes of memory, enlivened by birthday parties, and these are complicated by returning every year as ex-parties, births in the past, and births eclipsed by death.

In its ambiguity, this union of a beginning and an end has a flavor of serenity, of overcoming, like the journey that has unfolded entirely, completed and therefore intact. The birthday of Paola, and of whoever we have loved and who is no longer there, is thus a form of liberation, the announcement of an even farther journey, as in the poem, by the sailor Martin Eden of another American classic, Jack London:

From too much love of living,

From hope and fear set free,
We thank with brief thanksgiving

Whatever gods may be
That no life lives forever;
That dead men rise up never;

That even the weariest river

Winds somewhere safe to sea.

Such a trip to the sea, for a birthday that we cannot celebrate anymore, must be enough. 

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