Vignaioli a volte si nasce, nel senso che si proviene da una famiglia che per generazioni ha praticato la viticoltura. Ma oggi, soprattutto se parliamo di biologico e biodinamico, succede ancora più spesso che vignaioli si diventi.

Vignaioli “bio” e la nuova viticoltura

La rivoluzione copernicana della nuova viticoltura, che preferisce l’approccio naturale a quello agro-industriale, nasce da una nuova generazione di persone che, più spesso di quanto si creda, si sono lasciate si sono lasciate alle spalle un’attività professionale o perfino un posto di lavoro fisso per dedicarsi a fare il vino. Una passione che diventa scelta di vita, un ritorno al rapporto con la terra e il territorio, e al contempo una forma di creatività che la nostra Gisella Fuochi non esita a definire artistica.

Creare qualcosa, questa è la molla che accende l’entusiasmo secondo la nostra blogger, che di innamorat3 del vino ne conosce personalmente. Si impara da zero il mestiere, studiando e sperimentando, sbagliando e riprovando, chiedendo consigli a persone più esperte, frequentando fiere di settore che diventano preziosissime piazze di scambio dei saperi.

E da questo dinamismo non scaturiscono solo bevande ma anche conoscenza, perché attraverso il lavoro si acquisisce e si diffonde una profonda consapervolezza del territorio, delle sue caratteristiche e potenzialità, della sua salvaguardia e valorizzazione. Soprattutto questo vino non è una merce, è qualcosa che rispecchia ed esprime la sinergia tra la terra e l’essere umano, la personalità di chi lo ha creato – come un’opera d’arte, appunto.

Last but not least, è un mondo bellissimo perché sa fare rete, dove la collaborazione prevale sulla competizione, dove chi si è già affermat3 affianca chi sta cominciando e magari si crea a più mani. Una passione contagiosa tutta da condividere, come una buona bottiglia.

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