Dal 2 al 5 Febbraio al Teatro Marconi di Roma Federico Moccia firma testo e regia di L’ultima coppia del mondo, ovvero la storia di come un possibile reset dell’umanità intera viene evitato da una coppia accuratamente selezionata ad opera di Dio stesso. Ne parliamo con lui.

Cosa ha mosso questa sua avventura nel teatro e che differenze incontra relativamente ai film realizzati?
Mi è sempre piaciuto molto il teatro… Da ragazzo andavo spessissimo a vederlo e sotto sotto sognavo di farlo. Nel 1994 ho fatto una mia prima commedia per il teatro che si chiamava “Uomini e donne tre a uno” con il mio testo e la mia regia e successivamente, qualche anno fa, ho fatto, sempre a teatro con la mia regia, una commedia scritta da me con altri due autori, “Compagni di banco”. Io credo che la bellezza di vedere “in diretta” l’emozione, il divertimento, i silenzi carichi di attesa e l’improvvisa risata del pubblico che segue uno spettacolo a teatro sia impagabile… Per questo mi piace moltissimo il teatro perché poi tra l’altro il rapporto con i protagonisti è continuativo, hai la possibilità di perfezionare uno spostamento sul palco aggiungere una battuta, dare una pausa in più e finalmente vedere tutto veramente perfetto, almeno dal tuo punto di vista.

Come il lavoro attuale coniuga religione e burocrazia… quanto c’è dello specchio dei tempi?
Il rapporto tra religione e burocrazia dipende dalla società e dalla cultura in cui si trova. In alcune società, la religione può avere un ruolo importante nella burocrazia e nelle decisioni politiche, mentre in altre può essere separata completamente dalla sfera pubblica. In generale, il lavoro attuale coniuga la religione e la burocrazia in modo diverso a seconda del contesto specifico in cui si trova. Nel teatro, ci si spinge al di là dei tempi e delle società, il contesto lo si crea con la storia e sta nel lavoro degli autori rendere il rapporto credibile e funzionale alla commedia stessa come  ne “L’ultima coppia del Mondo”. Naturalmente questa commedia con Marco Capretti, Francesca Nunzi e Fabrizio Gaetani, attori bravi e che sanno far ridere, vuole divertire e vuole essere leggera, ma nello stesso tempo offrire una riflessione… A me è piaciuta molto l’idea di partenza, immaginare la fine del mondo, una nuova arca e addirittura un talent per capire chi sarà la coppia destinata a rifondare tutto il mondo .

Social e vizi capitali: come ha raccontato Federico Moccia questo inedito connubio con i suoi co autori?
Il connubio tra social media e vizi capitali può manifestarsi in diversi modi. Ad esempio, l’utilizzo eccessivo dei social media può portare alla dipendenza, la condivisione di immagini particolari alla lussuria, inoltre la possibilità di confrontarsi continuamente con le vite degli altri sui social media può portare alla gelosia e all’invidia. In generale, l’utilizzo eccessivo dei social media può anche arrivare alla perdita di contatto con la realtà e alla trascuratezza delle relazioni personali, il che può essere considerato una forma di accidia. Con Marco Capretti e Valter Delle Donne ci siamo divertiti a raccontare come i vizi capitali diventano le sette “comiche” prove per decidere la coppia più meritevole, quella che dovrà, come Adamo ed Eva, ripopolare la terra dopo il diluvio universale. E poi è sempre bello secondo me riuscire a cogliere quello che è l’aspetto interessante, più particolare, più controverso nei diversi momenti della nostra società. Sicuramente tutto ciò che è accaduto intorno ai social ha completamente cambiato alcuni sistemi di valutazione, perfino di remunerazione. Oggi i social sono una vera e propria realtà vissuta nei modi più diversi, con divertimento, con la voglia di apparire, la voglia di diventare famosi, la voglia di guadagnare. I social rappresentano in maniera diversa la realtà che apparteneva un tempo al cinema, alla televisione, ai tanti diversi talent ma sono comunque parte integrante della nostra epoca e devono essere vissuti positivamente, devono essere utili per noi, assoggettati all’uomo e non una dipendenza.

Come ha lavorato con i suoi attori?
Spero bene! Mi piace molto che una volta individuato un testo loro possano in qualche modo renderlo proprio, lavorarci, aggiungere, cambiare, senza modificare naturalmente il racconto… Ma facendolo proprio. Io credo che un attore sia l’elemento fondamentale per qualsiasi lavoro perché ti dà qualcosa di suo, l’apporto umano, la possibilità di aggiungere qualcosa a quel semplice testo scritto, la sua interpretazione diventa la sostanziale differenza… Naturalmente un attore sempre diretto e regolato da un’attenta regia.

Se oggi Federico Moccia dovesse sottoporre a giudizio universale, potendo scegliere tre categorie, chi sceglierebbe?
Calciatori e attori e dall’altra parte donne famose, attrici, veline, cantanti, vorrei vedere un talent dove tutti si scontrano per quei soli due posti: un uomo e una donna. Poi sicuramente i politici. Per adesso su quell’arca l’unica che ci salirebbe di sicuro è Giorgia Meloni.

Condividi: