Il mese di giugno appena passato è oramai consuetudine associarlo per identificazione al Pride: il periodo dell’anno più colorato e dedicato alla comunità LGBTQ+.

In tutta Italia sono tanti gli appuntamenti per sostenere e celebrare i diritti della comunità arcobaleno richiamando l’attenzione ai diritti e alle leggi da approvare per abbattere le discriminazioni, ma occorre tornare nel passato perché è da un tempo lontano che sono iniziate le battaglie che noi cerchiamo di guardare nel nostro presente.

Nel 1969 le incursioni della polizia nei bar e in particolare nello Stonewall Inn dove si ritrovavano persone di orientamento omosessuale a Manhattan seguivano un iter: le forze di polizia entravano nei locali minacciando e picchiando il personale e la clientela, facendo in modo di farli dirigere verso l’uscita per poterli arrestare.

Non sempre tutto procede secondo delle regole ben precise, così il 28 giugno 1969 un comportamento cambiò gli elementi di quello che poteva sembrare un assioma perfetto: le persone si ribellarono, dando vita a quella che noi chiamiamo la rivolta di Stonewall, ma anche creando una frattura per dare il inizio al moderno movimento per i diritti civili LGBTQ .

Ogni giugno, il mese del Pride ricorda la storia e gli avvenimenti dello Stonewall, come una mostra ha ben documentato due anni fa attraverso le fotografie di quel periodo.

La Corte Suprema e la sentenza
del giugno 2015

Nel giugno 2015 la Corte Suprema ha emesso una sentenza che è diventata storia garantendo il diritto alle coppie dello stesso sesso di sposarsi. Ma le conquiste non sono mai facili: quello che noi adesso stringiamo tra i nostri ideali aveva seguito un suo percorso difficile. Le persone appartenenti ai gruppi LGBTQ erano state a lungo vittime di sanzioni sociali per il loro orientamento sessuale, ma anche dal punto di vista religioso cercando di metterne in risalto la dubbia moralità.

Negli anni Sessanta, l’omosessualità era classificata clinicamente come un disturbo .

E nel nostro Paese i diritti civili si sono fermati allo stallo del DDL Zan? Non voglio credere che in una società civile sia così difficile tutelare le persone che subiscono violenze e discriminazioni, ma evidentemente per una certa politica di bandiera non è così importante. E allora il problema sta veramente nell’accettazione del termine genere?

Le fiabe alla rovescia

Ritorniamo alle fiabe nella proposta di questo libro: Fiabe d’altro genere. Storie di patrigni malvagi, lupe cattive e belli addormentati. Cambia il punto di vista per cambiare la storia.
Non sono fiabe riscritte o modificate, ma solo una scrittura che, cambiando genere, dimostra che non cambia il senso della storia e dell’apprendimento dal punto di vista pedagogico dei bambini.

Karrie Fransman e Jonathan Plackett, gli autori di questo incredibile libro, hanno scambiato i generi dando nuova vita ai personaggi, e con essi ad un nuovo mondo possibile. Un mondo fiabesco nuovo che non perde i suoi colori ma anzi aggiunge nuove sfumature che possono fare sorridere quelli che saranno le donne e gli uomini del nostro futuro.

Sulla stessa falsa riga si colloca il Podcast d’altro genere, curato da Matteo Bordone e Carlo G. Gabardini che indaga il significato dei ruoli di genere all’interno delle fiabe nel processo di formazione di bambini / futuri cittadini per scoprire cosa accade quando si attua un meccanismo di cambio genere proprio come quello applicato dagli autori del libro Fiabe d’altro genere.

Un nuovo modo di guardare la società e trarne delle lezioni importanti lontano dalle discriminazioni, creando un mondo possibile. Questo è l’auspicio per tutte le persone che, dai fatti di Stonewall, ancora oggi portano avanti le loro battaglie.

Condividi: