Il 28 giugno 1969 avveniva un episodio che farà la storia del movimento di liberazione LGBT+: a New York, nei pressi dello Stonewall Inn di Greenwich Village, bar frequentato da omosessuali e transessuali, un ennesimo raid della polizia generò la protesta e la rivolta dei/lle clienti queer.

Da quel giorno, il mese di giugno viene dedicato alle sfilate dell’orgoglio omobitransessuale per a fare il punto sulla situazione dei diritti e delle condizioni sociali delle persone LGBT+, molto variegate, a livello mondiale, come testimonia il recente rapporto ILGA 2021.

Se in alcuni paesi al mondo (vedi la Russia) è esplicitamente vietato sfilare per promuovere la questione LGBT+, in altri, invece, come USA, Canada, e molti paesi europei, il Pride è diventato una grande festa cittadina, con la partecipazione dell’intera comunità: dalle istituzioni, alle aziende, dalle accademie alle associazioni, al mondo della cultura fino alla società civile.

E in Italia?

Ogni Pride Month si accompagna a una stagione di polemiche. Nel 2022 abbiamo appena iniziato e già emergono le prime proteste: il 4 giugno, durante il Cremona Pride, una statua della Madonna a seno nudo genera l’irritazione del mondo cattolico; dalle pagine di La Repubblica il giornalista e conduttore radio tv Pierluigi Diaco esprime il suo sconcerto in merito alla presenza, per la prima volta, di una rappresentanza ufficiale del quotidiano nazionale stesso alla parata di Roma e lancia l’accusa ai Pride di essere ideologici.

Ma quale è il significato attuale dei Pride in Italia? Quale il bilanciamento tra gesto politico e festa? Ne parlo con Mario Colamarino, presidente del Circolo Mario Mieli associazione che, da moltissimi anni, organizza il Roma Pride, il Pride più popolato d’Italia, che svolgendosi nella Capitale inevitabilmente raccoglie la summa delle rivendicazioni della comunità LGBT+. Quest’anno la sfilata avverrà l’11 giugno con appuntamento alle 15:00 a piazza della Repubblica.


Buongiorno Mario. Ci racconti un po’ questo Roma Pride 2022?
Arriva dopo due anni di silenzio. Lo slogan è infatti “Torniamo a fare rumore” con il doppio significato da un lato di una comunità che vuole tornare a “farsi sentire”, dall’altro di celebrare Raffaella Carrà, con riferimento alla sua hit “Rumore” e al movimento di liberazione sessuale e di emancipazione che ha sempre incarnato e sostenuto. Avremo 20 carri: un record! Sento intorno a noi tantissima voglia di partecipare. Abbiamo ricevuto mai come quest’anno sostegno e patrocini da municipi, comuni, regione, aziende, associazioni.
Sabato le strade saranno piene di noi, dei nostri corpi, delle nostre voci.

Quale sarà il mood che attraverserà le varie iniziative? Dalla Parata alla Croisette?
La Croisette nasce con un’intenzione precisa: dare voce alle tante complessità e diversità che caratterizzano la nostra comunità LGBT+. Abbiamo ideato un programma il più vasto possibile, articolato in otto giorni e che sta andando benissimo: prevede dibattiti su moltissimi argomenti: dalla storia del movimento, all’attivismo digitale, ospiti come Maurizio Landini, Nicola Zingaretti e molti altri.
Per il primo anno si chiama Pride Croisette, nome che vuole essere il più inclusivo possibile e rappresentare tutte e tutti. Abbiamo fatto anche un grande lavoro sulla sostenibilità e l’inclusione di altre diversità, ad esempio le disabilità.
Questo il fil rouge che legherà tutte le iniziative!

Elodie madrina: ottima scelta! C’entra il suo posizionamento trasversale sui temi dell’inclusione, la scelta di accompagnarsi al/la performer Ambrosia nel suo ultimo video Ballo a Mezzanotte per abbattere ogni distinzione di genere nell’espressione della bellezza?
Abbiamo chiesto a Elodie di essere madrina perché si è sempre schierata dalla parte della comunità LGBT+, dalla parte delle libertà. Non c’è madrina più giusta, ache per la sua storia personale. Il 10 giugno, il giorno prima del Roma Pride, uscirà il suo nuovo singolo che si chiamerà “Tribale” e sono sicuro che risuonerà fragoroso durante tutta la sfilata. Altra coincidenza interessante è che lo stesso venerdì, alle 12 in via Liguria presso l’hotel “W” ci sarà la conferenza stampa del Roma Pride alla presenza di Elodie.

 Quali sono le ragioni che ancora oggi rendono necessari i Pride in Italia? Partiamo dal punteggio che ha ricevuto l’Italia da Ilga: 22/100 ben lontano dal 94/100 ricevuto da Malta… siamo veramente il fanalino di coda del mondo occidentale in quanto a diritti LGBT+?
Lo dicono i dati ma lo dice la realtà che osserviamo ogni giorno. L’Italia si trova in una situazione complessa e con aspetti di gravità importanti: la legge contro l’omotransfobia viene affossata in Parlamento tra gli applausi dei deputati che la hanno avversata. Già questo dà un segnale chiaro di come vada il Paese.
Ogni giorno si ricevono segnalazioni di aggressioni fisiche e verballi, di bullismo omofobico. Una legge sui crimini d’odio è necessaria! I pride servono oggi, come non mai, per testimoniare che ci siamo e per posizionare le nostre istanze per tutte e tutti.

Quali sono per te le 3 priorità che il movimento LGBT+ dovrebbe porre nel 2022?
Te ne dico cinque invece di tre!
I prossimi anni si preannunciano difficili, per lo meno da quanto appare dai sondaggi. Ma noi dobbiamo rimanere fermi e portare avanti con determinazione e coerenza le principali istanze che le persone LGBT+ stanno esprimendo:
1) Matrimonio Egualitario
2) Riconoscimento alla nascita per i figli delle Famiglie Arcobaleno
3) Possibilità di adottare estesa a tutte e tutti
4) Legge sui crimini d’odio
5) creazione di una cultura dell’inclusione a partire dalla scuola. Se non cambia la cultura in questo Paese, la legislazione sarà sempre in ritardo.

I Pride in molti paesi nord americani e nord europei sono feste cittadine, dove partecipa tutta la società, da quella civile, alle istituzioni, alle Accademie, scuole, movimenti. In Italia hanno ancora, giustamente, una valenza molto politica. Perché non vediamo, ad esempio, i Vigili del Fuoco, le squadre di calcio sfilare ai Pride?
Anche a Roma partecipa tutta la città. Però non dobbiamo scordarci la situazione dei diritti delle persone LGBT+ nel nostro Paese e il fatto che, ad esempio, negli USA il Pride si svolge all’interno di un contesto anche molto commerciale. In Italia, invece, i Pride hanno ancora bisogno di una connotazione politica. Dobbiamo guardare alla situazione nostrana: alle violenze, ai fascismi che riemergono. Siamo un Paese in cui uno dei partiti principali propone una legge per il reato universale della gestazione per altri!

Da qualche anno molte aziende sono divenute sponsor dei Pride. Che contributo possono dare e che alleanza si può creare tra aziende e il movimento LGBT+?
Sono sempre stato dell’opinione che più alleati la comunità ha e meglio è. Le grandi aziende possono dare, oltre al sostegno economico, anche un grande contributo di sensibilizzazione, lavorando su un contesto molto allargato che include dipendenti e clienti. Negli anni sono aumentate le aziende sponsor del Roma Pride: da TIM a Pasta Garofalo, P&G, Amex… Tutte fanno un grande lavoro al loro interno sui temi della diversità e dell’inclusione.

 Cosa rispondiamo a coloro che ancora oggi dicono “Pride sì ma in giacca e cravatta!”? Queste polemiche ci sono dalla notte dei tempi. Alla fine siamo abituati a queste castronerie. Chi vuole venire in giacca a cravatta, lo faccia! Ma lasciamo la libertà a ognuno di partecipare come crede!

Vogliamo lanciare un invito a partecipare da Rewriters.it?
Io invito tutti i lettori e le lettrici di Rewriters.it di venire questo sabato alle ore 15 al Roma Pride che partirà da piazza della Repubblica. Saremo colorati e spensierati. Chi in giacca e cravatta, chi nudo, chi vestito. Importante fare sentire la nostra voce e che ognuno lo faccia partecipando come crede sia meglio per lui/lei!
Buon Pride a tutte e tutti!

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