Dal portale del Ministero della Salute: “Con il termine ‘metodi alternativi’ sono indicate tutte le procedure adottate allo scopo di ridurre l’uso di animali, di sostituirli completamente nella sperimentazione, ma anche di limitarne o eliminarne le sofferenze. (…) il Ministero della Salute è chiamato a promuovere lo sviluppo e la ricerca di approcci alternativi(…) i ricercatori possano utilizzare metodi di sperimentazione alternativi, purché siano preventivamente approvati dalla legislazione europea attraverso un preciso iter di validazione(…) Ad oggi sono stati individuati 38 laboratori europei. Tra questi 8 sono italiani.”
Replacement, reduction  refinement – sostituzione, riduzione, affinamento – sono le tre parole chiave al centro della Direttiva europea, 2010/63 EU, rivolta alla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici; recepita in Italia con Decreto Legislativo 4 marzo 2014 n°26.
Due ricercatori britannici, Russel e Burch, nel 1959 introdussero il principio delle 3R, modello oggi di riferimento per tutti i ricercatori che nei laboratori portano avanti uno studio animale.

Replacement

Sostituzione degli animali con metodi alternativi (modelli in vitro, informatici, organi bioartificiali, tessuti sintetici etc…). Negli ultimi anni, le nuove metodiche in vitro (si utilizzano tessuti, cellule) e in silico (simulazioni con i computer) hanno permesso di raccogliere importanti informazioni sia nella ricerca di base che nella ricerca applicata.

Reduction

Riduzione del numero di animali utilizzati anche attraverso l’uso della statistica e  di tessuti congelati.

Refinement

Affinamento delle condizioni sperimentali per ridurre al massimo le sofferenze degli animali, garantendo, per quanto possibile, un benessere psicofisico.

Il dibattito sulla sperimentazione animale – dibattito che si snoda tra etica e scienza, che costringe a chiarire, nel profondo, la relazione essere umano senziente animale essere senziente – non è facile: come conciliare la reciproca dignità etica? Come attribuire un valore, maggiore o minore, ad un essere senziente? Se non sperimentiamo sugli animali sperimentiamo sull’uomo?  I metodi alternativi sono sicuri? E se ne avesse bisogno un mio caro?

L’attenzione dell’opinione pubblica su questi temi è cresciuta e la ricerca di un punto di equilibrio tra la salvaguardia della salute umana e il rispetto per la vita animale e’ più che mai attuale.

Molti di noi, individualmente, hanno fatto una scelta, hanno fissato dei paletti ma collettivamente potremmo cominciare a fare, consapevolmente, alcuni distinguo tra scienza e businness (ricerche inutili ma che portano fondi, test su animali per pubblicare più velocemente, allevamenti di animali sani, malati, chirurgicamente modificati) tra interessi personali e collettivi, tra una concezione utilitarista ed una responsabile.

Cominciamo a scegliere prodotti cosmetici e per la casa cruelty free, cominciamo ad informarci sui metodi alternativi, cominciamo a chiedere più finanziamenti puntuali e costanti per le Università e i laboratori che sperimentano modelli alternativi. Ricordiamo agli studenti e ai ricercatori che in Italia, dal 1993, la Legge 413 del 12 ottobre relativa alle “Norme sull’obiezione di coscienza alla sperimentazione animale” riconosce il diritto all’obiezione. Pertanto si può scegliere di non “prendere parte direttamente alle attività ed agli interventi specificamente e necessariamente diretti alla sperimentazione animale “ (art.2) senza penalizzare il curriculum universitario o professionale.

 Con consapevolezza e responsabilità un passo alla volta per una scienza rispettosa di tutti gli esseri senzienti, umani e non.

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