Se c’è una cosa che ha il diritto di lasciare perplessə, sgomentə e, soprattutto, di irritare l’adolescente è quando una persona adulta gli si rivolge con la più banale e screanzata delle frasi: “Ah, che bella la tua età. La giovinezza, potessi tornarci io”. Ecco, questo è quanto di più idiota si possa dire a chi vive  il periodo più complesso e importante della vita di un essere umano.

Una frase che ha in sé tutta la banalizzazione, anche se a volte è detta in estrema buona fede e altre con una vera e propria incapacità personale di essere sensibili e attenti a quel mondo interiore che abbiamo in alcuni casi volutamente dimenticato, strumentalmente idealizzato o perfino non vissuto con consapevolezza. E che porta a sottovalutare che è proprio nell’adolescenza che affrontiamo il più vasto cambiamento del nostro essere umanə.

È l’età in cui si è sottoposti repentinamente a cambiamenti fisici e psichici e in cui si collocano quei  comportamenti attraverso i quali  emergono le prime difficili domande sul senso della vita. Se cerchiamo la parola adolescenza sul dizionario troviamo la seguente definizione:

“L’ultima fase dell’età evolutiva, interposta tra la fanciullezza e l’età adulta, caratterizzata da una serie di modificazioni somatiche, neuro-endocrine e psichiche, che accompagnano e seguono l’età puberale” (Dizionario Treccani).

Ma l’adolescenza non è solo questo: è il periodo più importante di ogni ragazza e ragazzo, quel periodo in cui capisci veramente chi sei, cosa vuoi fare, ma soprattutto chi vuoi essere o vorresti diventare.

Una fascia d’età che secondo gli esperti inizia intorno ai 12 anni e termina verso i 24 e non come comunemente si crede – sbagliando –  tra i 14 e 18 anni. Un periodo certamente non breve, e se le parole forse non possono tracciare con chiarezza quanto questo passaggio di vita sia duro da affrontare, i dati, i freddi numeri, probabilmente possono rendere meglio l’idea.

I dati dell’Unicef sull’adolescenza

Infatti, secondo quanto riportato nell’ultimo report Unicef La condizione dell’infanzia nel mondo – nella mia mente, 9 milioni di giovanə tra i 10 e i 19 anni in Europa convivono con disturbi più o meno lievi legati alla salute mentale, mentre il suicidio è diventata la seconda causa di morte con tre adolescentə al giorno che si tolgono la vita.  E nel nostro Paese si stima che il 16,6% dei ragazzi e delle ragazze fra i 10 e i 19 anni soffre di problemi legati alla salute mentale.

Questo dato ci deve dare la dimensione che l’adolescenza è molto, ma molto, di più di un periodo difficile. È quel cambiamento improvviso, traumatico durante il quale ci si pongono tantissime domande e a volte si trovano delle risposte, a volte no. Ma è anche quella fase di vita in cui ogni giorno c’è una novità e ogni giorno c’è qualcosa da scoprire, da esplorare e capire.

Daniel J. Siegel, pediatra e psichiatra,  esperto di biologia interpersonale, ha descritto 4 caratteristiche chiave dell’adolescenza che rendono questo momento anche come ricco di opportunità e sono:  la ricerca di novità, il coinvolgimento sociale, le emozioni più intense compresa la rabbia di cui la gestione diventa cruciale, la creatività che se ben incanalata consente di coltivare un vasto numero di espressioni del proprio sé. Ma sono anche le stesse che se non gestite in modo adeguato possono determinare forte stress e un grande senso di smarrimento.

“C’è una terra di mezzo fra l’infanzia e l’età adulta che è stata a lungo compressa nell’una o nell’altra senza che le venisse riconosciuta una propria specifica identità: è l’adolescenza”  spiega il prof. Sergio De Filippis, docente di psichiatria delle dipendenze all’Università Sapienza di Roma e direttore sanitario di Villa Von Siebenthal – Genzano di Roma. “Ci sono ovviamente ragioni culturali alla base di un così clamoroso non riconoscimento: nella cultura tribale l’adolescenza è sdoganata attraverso specifici rituali di passaggio che spesso assumono l’aspetto di vere e proprie cerimonie religiose che traghettano il giovane all’età adulta nel breve spazio richiesto per compiere e superare il rituale stesso. Mentre le moderne società hanno in qualche modo esautorato i propri rituali, – sottolinea De Filippis – forse per il decadere di una forte cultura, politica, sociale, religiosa. Forse per la crescente attitudine degli adulti a voler ‘spianare la strada’ ai propri cuccioli o probabilmente perché l’accesso al mondo adulto è divenuto sempre meno appetibile per i giovani, quando non addirittura spaventoso. Assistiamo così ad adolescenze spesso interminabili, in cui i figli non diventano mai adulti e i genitori possono illudersi così di non invecchiare.

Non possiamo non ricordare peraltro l’impatto senza precedenti che il COVID-19 ha avuto in tutto il mondo sulla vita dei ragazzə.  “Sono diventati fortemente irritabili, più morbosi nel rapporto coi propri genitori e più dipendenti da essi a causa del cambiamento a lungo termine nella loro routine. Inoltre, in seguito al confinamento prolungato a casa, – evidenzia lo psichiatra – l’aumento dell’utilizzo di Internet e dei social media li ha predisposti ad utilizzare la rete in modo compulsivo, ad accedere a contenuti discutibili aumentando la loro vulnerabilità, a subire atti di bullismo o abusi. Lo smartphone è diventato una parte essenziale della loro vita quotidiana e alcuni ragazzi sviluppano un tale attaccamento al proprio dispositivo da provare ansia da separazione quando non è con loro, creando una vera e propria dipendenza”.

Senza dimenticare conclude lo psichiatra che: “anche la cultura medica ha tardato ad attribuire una specificità a quest’età di mezzo. Tale ritardo si evidenzia ancora oggi con una scarsissima diffusione di strutture sanitarie dedicate agli adolescenti. Nei servizi territoriali viene frequentemente a crearsi un vuoto: i servizi materno-infantili non sembrano più adeguati a questi ragazzi e quelli della cosiddetta psichiatria per adulti non sono ancora pronti ad accoglierli”.

I genitori sono il miglior modello di comportamento per gli adolescenti e la casa è praticamente il luogo migliore per apprendere le abilità della vita.  Ma l’adolescenza è anche il periodo nel quale non si è mai d’accordo con il punto di vista dei genitori, i quali sembrano sempre contro, che non permettono di mai fare quello che piace, quello che diverte.

A volte si tende a non sopportare più tutto ciò che li circonda, e così si vorrebbe mollare, fuggire dalla realtà, perché non corrisponde a ciò che si vuole, e la si fugge. Un po’ come accade nel romanzo di Elsa Morante L’isola di Arturo. Anche il mestiere di genitorə è alquanto complesso, ma proprio per questo forse potrebbe tornare utile un manuale che aiuti ad affrontare e a risolvere i problemi insieme con i figlə e per ricordare a tuttə che l’età dell’adolescenza tutto è fuorché… la beata gioventù.

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