Il tema del doppio e la menzogna vengono raccontate non solo in scrittura ma anche a teatro con La Trilogia della città di K tratta da un romanzo di Agota Kristof e rappresentata al Teatro Piccolo di Milano, ma è anche uno spunto per riflettere sulle città, le guerre e tutto quello che non riusciamo a spiegarci razionalmente.

Agota Kristof scrittrice ungherese che nella Rivoluzione ungherese del 1956 è spettatrice dell’invasione dei carri armati sovietici, si trasferisce con la sua famiglia in Svizzera, scegliendo di scrivere in francese testi non solo di narrativa ma anche teatrali.

Ritroviamo in questo romanzo che diventa trilogia molti aspetti significativi della sua vicenda umana e esistenziale.

Il tema nel Romanticismo e nel Barocco

Il tema del doppio nasce nell’antichità muovendosi concettualmente nelle varie epoche e trovando spazio nel romanticismo e barocco dove in una dinamica di spazio-tempo un personaggio si sdoppia: uno diventa due assumendo due entità differenti.

Ma non solo la letteratura ha affrontato questo argomento: in maniera approfondita anche la psicanalisi attraverso gli studi di Freud e Rank, dove il doppio viene rappresentato con un’unità individuale, che combatte la frammentazione e duplicazione in un’altra entità simile ma allo stesso tempo differente.

Il doppio porta alla luce le più profonde pulsioni di ogni essere umano

Una domanda plausibile ci porta a chiederci se quello che percepiamo attraverso i nostri sensi fosse solo un’illusione, quasi come una copia imperfetta della realtà effettiva e di tutto quello che non riusciamo a vedere.

In ogni situazione della nostra vita esistono persone che ci appaiono come personaggi, esattamente come nella rappresentazione teatrale citata all’inizio, dalle sembianze esattamente identiche come quando ci troviamo davanti a dei gemelli, ma effettivamente diverse sono le caratteristiche del proprio io anche dal nostro punto di vista possono mischiarsi.

La creazione del doppio è come amalgamare l’Io di due personaggi.

E’ proprio di gemelli e guerra che parla il testo che vi sto proponendo, dove possiamo ritrovare il tema del doppio ma anche della scelta di intraprendere dei destini diversi al di là dei ricordi legati alla madre e all’infanzia, sapendo fin dalle prime parole che loro rappresenteranno un doppio indivisibile.

La scrittura ha tutte le caratteristiche che di solito vengono delineate in quelle che possiamo definire favole nere dove ogni parola corre, galoppa come impazzita in un bosco per lasciarsi alle spalle ogni divagazione, forse inutile e al tempo stesso superflua. Proprio il superfluo lascia la lettura in superficie e invece in questa rappresentazione delle vicende ogni singola parola porta tutto in profondità.

Tutto quello che è sconosciuto è incomprensibile, magico, misterioso come in questo testo che ci porta a comunicare con il doppio che è in ognuno di noi.

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