Ci pensavo da un po’, ho usato spesso la sua musica per correre durante la pandemia. E mi rallegrava sempre, perché riusciva ad essere una sintesi tra melodia, ritmo ed energia positiva. Del resto amo la lingua spagnola oltre alla buona musica di questo Paese, e inoltre vivo la Spagna varie volte all’anno in occasione dei miei tour. 

Oggi vi parlo di Pau Dones, un artista che abbiamo perso nel 2020 a causa di una lunga malattia.

Certamente lo conoscerete come Jarabe de Palo, anzi, Jarabedepalo, come andrebbe correttamente scritto. E ci ricordiamo tutti la sua canzone La Flaca, che ebbe un grandissimo successo e lo fece conoscere molto anche in Italia.

Nel 2017 Jarabe de Palo aveva celebrato i vent’anni di carriera pubblicando un doppio album, 50 Palos, con tutti i grandi successi della band (come la Flaca, Depende, Grita, Agua anche con brani in italiano) con diversi duetti, al quale aveva fatto seguito un tour mondiale.

Contemporaneamente fa uscire una sua autobiografia 50 Palos, (cinquanta bastonate.) Cinquanta come gli anni di Pau Donés, non la solita biografia, – in quell’occasione disse: “perché le biografie puzzano di morto e io, per fortuna, non lo sono ancora” – ma piuttosto un inno spensierato e autentico, commovente e divertente insieme, alla musica e all’amore.

Tra irresistibili aneddoti e intensi momenti di introspezione, Pau per la prima volta si racconta in prosa, senza peli sulla lingua. Il sesso e il tumore che ha dovuto affrontare, l’esperienza della paternità e le follie con gli amici, il suicidio della madre e la vera identità della Flaca, la bellissima cubana che ha ispirato il suo brano più celebre. E naturalmente la musica, la carriera, gli incontri con maestri del calibro di Pavarotti, e le imbarazzanti interviste con i peggiori giornalisti. Con una sincerità disarmante, Pau Donés si mette a nudo in un racconto anarchico di vita intensa, senza nascondere le imperfezioni, e ci regala il suo sguardo sempre più fresco e appassionato sulla vita.

Riguardo alla malattia, in una sua intervista, racconta il suo modo di vedere la vita in quel momento, e mi è piaciuto molto e mi ha fatto riflettere.

“Il cancro, quando è arrivato, si è dovuto abituare alla mia vita da musicista, non sono stato io ad essermi adeguato a lui. Io ho messo le cose in chiaro fin da subito: se vieni con me, allora tu devi fare la mia vita. E questo significa fare il musicista, registrare dischi, fare concerti, viaggiare e via dicendo”.

Pau è morto il 9 giugno 2020, ma non prima di aver pubblicato a sorpresa un nuovo album con gli Jarabe de Palo. Il disco, intitolato Tragas o Escupes, era stato programmato per il mese di settembre, ma è uscito a sorpresa il 29 maggio del 2020, dieci giorni prima della sua morte. 

Un album nello stile Pau, leggero ma allo stesso tempo profondo che rispecchia l’amore di un artista per la musica e per la vita. 

Undici i brani dell’album, dal carattere brillante e apparentemente spensierato, che fanno emergere un artista che non nasconde le sue debolezze e la sua voglia di vivere attraverso la musica, tutte le sue emozioni senza filtri.   

Il testo del suo brano ‘Eso que tú me das’ che ascolterete su Tragas o Escupes recita:

Sono andato molto lontano cercando la felicità / Me fui muy lejos buscando felicidad /  Ho iniziato un viaggio senza andare da nessuna parte /  Empecé un viaje sin ir a ninguna parte / Ho cambiato canzoni per amore e libertà / Cambié canciones por amor y libertad /Mentre pensavo di tornare a fare il cantante / Mientras pensaba en volver a ser cantante / perché la musica nella mia testa è tornata / porque la música de nuevo en mi cabeza ha vuelto / perché ora è il momento di condividere di nuovo i sentimenti / Porque ahora vuelve a ser la hora de compartir sentimientos

In una delle sue ultime interviste riguardo al nuovo album, racconta: “è il modo in cui devo ringraziarvi per la generosità che mi avete mostrato e che è sempre stato molto più di quanto meritassi davvero”. Ma in realtà siamo noi a ringraziarti Pau. 

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