Cosa dimentichiamo più spesso? Beh, le risposte a questa domanda possono essere le più svariate e fantasiose, magari qualcosa di invisibile? Sicuramente le più banali sono: il latte sul fuoco, le chiavi di casa o della macchina, l’immancabile cellulare (se non lo troviamo nel giro del 3, 2, 1 scatta automatico l’attacco di panico), ancora più importante del cellulare è il caricabatterie (perché se ci si scarica e non abbiamo modo di ricaricarlo, la tragedia diventa doppia)… Abbiamo, poi, tutti quella persona che puntualmente ci dice:

meno male che hai la testa attaccata al collo, altrimenti dimenticheresti anche quella”.

E non stiamo qui a fare la lista dei posti dove andiamo a cercare il nostro tesoro nascosto; né dei minuti (o delle ore) che perdiamo nella ricerca di ciò che abbiamo dimenticato.

Dimenticare tutto e tutti e il resto diventa invisibile

Sapete però a volte cosa dimentichiamo? Ci dimentichiamo degli altri. Siamo talmente tanto concentrati su noi stessi, sulla nostra storia, su ciò che stiamo facendo o che dobbiamo assolutamente fare, che dimentichiamo tutto e tutti/e. Ed il resto diventa semplicemente invisibile. Un qualcosa che sappiamo che c’è, ma in qualche modo non riusciamo a mettere a fuoco completamente. E quando l’invisibile diventa visibile ai nostri occhi? Quando quest’ultimo riesce a stupirci; sia in positivo che in negativo.

Joker, l’antieroe, l’invisibile che diventa all’improvviso visibile

Questa è la storia di Arthur Fleck, un invisibile che riesce a passare tra coloro che è impossibile non vedere, diventando il temibile Joker. Nel film omonimo Joker, uscito nelle sale cinematografiche nel 2019, e disponibile ora sulla piattaforma digitale di Netflix, vengono mostrate proprio le cause ed il passaggio del protagonista dall’essere un innocuo cittadino al diventare l’inquietante Joker.

Tutti conosciamo Joker, l’anti-eroe per eccellenza di Batman, colui che semina caos e terrore per le strade di Gotham City. Ma in questo film non viene esplorato il personaggio di Joker, ma quello di Arthur Fleck. Todd Philips, il regista, ha voluto portare sul grande schermo le origini di questo villain, mostrandoci i traumi che ha vissuto e che lo hanno portato a diventare colui che tutti conosciamo. E l’interpretazione magistrale e magnetica di Joaquin Phoenix tiene incollati allo schermo tutti coloro che hanno visto il film.

Il sogno di Arthur è quello di diventare un comico professionista, per questo lavora come clown per un’agenzia, nella speranza che qualcuno lo noti. Ma la verità è che non fa ridere nessuno; anzi, l’unico che ride è lui, soprattutto nelle situazioni di grande stress o quando prova disagio. Questo perché a causa di un trauma soffre di una risata patologica che lo costringe a ridere nelle situazioni più inimmaginabili, risultando agli occhi degli altri una persona da evitare. Ma questo è esattamente ciò che lui non vuole: vuole essere visto, vuole essere amato.

Questo suo bisogno di umanità, ed il rifiuto da parte di quest’ultima, lo portano ad essere un reietto e a far crescere in lui quella follia crudele e malvagia che lo porterà poi a far soccombere Arthur Fleck e a far emergere Joker; il clown a cui non importa se gli altri ridono alle sue battute.

Anche se la pellicola è ambientata non nel 2023, ciò che rappresenta è estremamente attuale e terrificante: denuncia l’isolamento dei disadattati, mostra una società che manca di empatia verso il prossimo. Ed anche se negheremo fino alla morte, in fin dei conti tutti una volta nella vita ci siamo sentiti come Arthur: invisibili, incompresi, frustrati. Ed il fatto che un film ce lo spiattelli in faccia, come fosse uno schiaffo, forse è proprio quello che serve per dare una scossa all’umanità. A maggior ragione con tutto ciò che sta accadendo nel mondo, dove sembra che la mancanza di umanità e di compassione per l’essere umano sembra essere diventata una costante.

Condividi: