“Cari gentili lettori e lettrici…”. Non è Lady Whistledown che sta scrivendo, ma è alquanto appropriato iniziare con questo incipit. Per i pochi rimasti che non sanno di cosa si sta parlando, ecco un breve riassunto.

La sopra nominata Lady Whistledown è la voce narrante, nonché personaggio che con le sue cronache scandalistiche terrorizza l’alta società londinese sia della fortunata serie tv Bridgerton prodotta da Shonda Rimes (se il nome non vi è nuovo, è colei che ha dato vita, tra l’altro a Grey’s Anatomy) e basata sui romanzi di Julia Quinn, sia dello spin-off La regina Carlotta.

Una delle serie più viste

Quest’ultima, uscita il 4 maggio su Netflix, si appresta a diventare una delle serie tv più viste della piattaforma digitale, che grazie alla bravura degli interpreti ingaggiati e anche grazie ai dialoghi mai banali e sciatti, va a toccare due tematiche che mancavano nell’universo di Bridgerton: i disturbi mentali e l’inclusività.

Tutta la serie ruota attorno alla storia d’amore tra la regina Carlotta e re Giorgio; amore complicato dato che deve fare i conti con la malattia mentale del re e le lotte per far sì che il grande esperimento non si riveli un fallimento totale. È questa l’espressione che viene usata nella serie per indicare il tortuoso percorso per far sì che l’alta società possa diventare multiculturale, e non appannaggio esclusivo di una cerchia ristretta di persone.

Tutto questo partendo proprio dalla scelta non usuale della futura regina di Inghilterra, Carlotta appunto. La nuova regina, ma anche i nuovi lord e lady dovranno combattere per dei diritti e dei privilegi che invece gli altri membri dell’alta società danno così facilmente per scontato possedere.

E come se non bastasse la regina Carlotta deve fare anche i conti con il grande segreto del re: il suo disturbo mentale, che viene in tutti i modi tentato di nascondere agli occhi vispi della regina, perché un re ed una regina devono essere sempre perfetti. Senza difetti. Come se il possederne uno, abbassasse automaticamente il valore di una persona.

Chi è senza difetto?

Ma non è nella natura umana l’essere senza difetti. Nei 6 episodi si vedono i diversi approcci che i personaggi hanno quando vengono in contatto con il disturbo del re; e ciò che ne risulta è un quadro piuttosto variegato di come una persona può affrontare una malattia mentale: la si può affrontare ovviamente in maniera clinica (un po’ rude nella serie), si può tentare di comprenderla ed accettarla, ma ci si può anche arrabbiare di fronte ad essa e perfino rassegnarsi.

Alla fine si capisce che l’intero regno è tutto sulle spalle di Carlotta, che si deve barcamenare tra la politica e la vita privata, in un’epoca in cui le donne erano considerate adatte solo a fare figli.

Insomma, si sta parlando di una serie in cui una storia d’amore va a braccetto con la malattia mentale e l’inclusività; e il risultato che ne viene fuori è un prodotto riuscito ed assolutamente contemporaneo. Nonostante il corsetto!

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