La Chiave di Sara: perché il ricordo della Shoah non si fermi al 27 gennaio
La chiave di Sara è una pellicola cruda e poetica di Gilles Paquet che racconta un fatto poco noto della Shoah: il rastrellamento del Velodromo d'Inverno.
La chiave di Sara è una pellicola cruda e poetica di Gilles Paquet che racconta un fatto poco noto della Shoah: il rastrellamento del Velodromo d'Inverno.
Pochi giorni dopo la Giornata della Memoria, vi propongo un film molto particolare, La Chiave di Sara di Gilles Paquet-Brenner.
Basato sull’omonimo romanzo di Tatiana de Rosnay, racconta un episodio poco noto della Shoah durante l’occupazione nazista di Parigi: il rastrellamento del Velodromo d’Inverno.
Prima di continuare a parlare del film, è giusto raccontare qualcosa dei fatti reali.
Il rastrellamento del Velodromo d’Inverno ( in originale: Rafle du Vel’ d’Hiv) venne negato per diverso tempo in Francia e il primo a parlarne fu Jacques Chirac nel 1995 (vedere video sopra), che si scusò per il ruolo che ebbero la polizia e i funzionari francesi.
Da allora viene tenuta la giornata commemorativa il 16 luglio, se cade di domenica oppure in quella successiva, se il 16 cade durante la settimana
A Quai de Grenelle vi è un monumento in memoria dei tragici fatti.
In tempi recenti Marine Le Pen ha negato le responsabilità della Francia nel rastrellamento, sostenendo che fosse colpa solo di chi era al potere in quel periodo.
Le sue aberranti dichiarazioni hanno suscitato giustamente rabbia e indignazione. Il 16 luglio 2017 il presidente francese Emmanuel Macron si è scusato, a nome della Francia (vedere video in basso) per la retata del Velodromo d’Inverno.
Tornando a La chiave di Sara, (Elle s’appelait Sarah nella versione originale in francese) da qui in avanti attenzione, perché saranno possibili degli spoiler.
Questa pellicola del 2010, interpretata da Kristin Scott-Thomas, Mélusine Mayance,
Niels Arestrup, Frédéric Pierrot e Aidan Quinn, è al contempo cruda e poetica, narra le vicende della piccola Sarah Starzynski (la giovane e bravissima Mélusine Mayance), che viene rastrellata insieme alla sua famiglia tra il 16 e il 17 luglio 1942, nel suddetto velodromo. Sarah, tuttavia, riesce a nascondere il fratellino Michel nell’armadio a muro, sperando così di poterlo salvare.
Dopo alcuni giorni rinchiusi al Velodromo, in condizioni disumane, senza potersi nemmeno lavare e con i bagni ormai otturati, i prigionieri vengono poi scortati in un campo di transizione, da dove, grazie ad una guardia, Sarah riuscirà a scappare insieme ad un’amica.
Vengono aiutate da due anziani contadini, che poi aiutano Sarah a rientrare a Parigi, per cercare il fratellino, poco dopo la morte della sua amica per difterite.
La storia di Sarah viene scoperta, ai giorni nostri, dalla giornalista Julia Jarmond (Kristin Scott-Thomas, davvero toccante in questo ruolo), durante un’inchiesta sul rastrellamento, in cui viene a sapere che la casa dei suoceri, dove si sta trasferendo con la sua famiglia, era appartenuta ai coniugi Starzynski, poi morti nel campo di concentramento di Auschwitz. Julia, sempre più interessata alla vicenda, scaverà sempre più a fondo, arrivando ad altre pesanti rivelazioni.
Benché parte della vicenda del film si basi su fatti inventati – La chiave di Sarah, come dicevo, è un romanzo – non si può non provare orrore per quanto accaduto alla popolazione ebraica al velodromo.
Paquet-Brenner rese molto bene i sentimenti di queste persone, rinchiuse nell’impianto sportivo, arrivando a farci percepire le loro angosce, la loro sete, la loro fame e persino il loro insopportabile caldo.
Persone trattate come bestie perché considerate inferiori, privati di tutti gli elementari diritti, in nome di un’ideologia malvagia e terrificante, il nazismo. Questi avvenimenti suscitano rabbia, orrore e sgomento anche perché c’è chi continua a negarne la gravità.
Per quanto sia difficile e doloroso, si deve continuare a preservarne la memoria affinché non accada mai più.
Affinché le nuove generazioni sappiano essere migliori di quelle passate.
Noi non siamo e non saremo mai con chi rifiuta le proprie colpe e le proprie responsabilità. Siamo con chi accetta di farsi carico di tutto questo per provare a porvi rimedio e rendere la Terra un posto migliore, dove tutti siano trattati da essere umani.
Per citare una magnifica canzone dei Nomadi: “E verrà il tempo, l’età dell’Amore, quando una vita, Una Vita Varrà!”
Potete acquistare qui sotto La Chiave di Sara
Altri film sul Rastrellamento del Velodromo: