L’estate sta finendo e un anno se ne va… cantavano i Righeira nel 1985, fortunato duo torinese che ha fatto ballare intere generazioni sulle spiagge italiane.

Nel mio ultimo pezzo proponevo un percorso filmografico per (ri)scoprire quei film che stravolgono l’immaginario condiviso trasformando il paesaggio balneare in un vero e proprio incubo: vermoni giganti che spuntano dalla sabbia, mostri improbabili che rapiscono giovani donzelle in bikini e surfisti nazisti che cavalcano le onde tra una scorribanda e l’altra.

Se i litorali sembrano poco sicuri, il mare non è da meno. Non è una considerazione da sottovalutare sul piano dell’analisi cinematografica di genere se pensiamo che essa si basa su un ulteriore stravolgimento: i luoghi aperti andrebbero considerati come paesaggi che proiettano uno stato d’animo di calma, di ampio respiro, di fatto si configurano come una via di fuga. E’ vero però che nel cinema da brivido i luoghi chiusi, le case/tane non sempre sono un vero rifugio, anzi finiscono spesso per essere una vera e propria trappola. Ma di questo ne parlerò nel prossimo articolo.

Se c’è, cinematograficamente parlando, un re dei mari questo è senza ombra di dubbio lo squalo, anzi Lo squalo (Jaws) diretto da Steven Spielberg nel 1975. È stato il prototipo del blockbuster estivo, uno spartiacque che ha dato una svolta alla storia del cinema per l’avvento della Nuova Hollywood. Il grande squalo tigre che minacciava gli indifesi bagnanti dell’isola di Anmity (Nuova Inghilterra) e l’indimenticabile colonna sonora di John Williams (vincitore del premio Oscar per la miglior colonna sonora) hanno terrorizzato orde di spettatori inaugurando un vero e proprio filone con protagonista questo gigante del mare.

Film con protagonisti mostri marini

Dagli anni settanta ad oggi si contano circa una trentina di pellicole con protagonisti dei mostruosi pescioloni tra squali (di ogni genere ed epoca), orche e barracuda. Giusto per citarne alcuni oltre alla saga di Jaws: L’orca assassina (Orca) di Michael Anderson (1977), Barracuda di Harry Kerwin (1978) Blu profondo (Deep Blue Sea) di Renny Harlin (1999), Open Water di Chris Kentis (2003) a cui seguiranno due sequels, 47 metri (47 Meters Down) ed il sequel 47 metri – Uncaged (47 Meters Down: Uncaged) diretti da Johannes Roberts (2017-2019), Shark – Il primo squalo di Jonas Taylor (2018) e l’adrenalinico Paradise Beach – Dentro l’incubo (The Shallows) diretto da Jaume Collet-Serra (2016).

La lista non sarebbe completa se non citassimo anche la saga digi-trash con gli squali volanti di Sharknado, film per la televisione diretto da Anthony Ferrante nel 2013, che ha avuto ben cinque seguiti: Sharknado 2 – A volte ripiovono, Sharknado 3, Sharknado 4, Sharknado 5 e L’ultimo Sharknado – Era ora! Cold Skin – La creatura di Atlantide Xavier Gens (2017).

Il mare è popolato da diverse creature mostruose, alcune alterazioni naturali di esseri viventi marini, altre invece frutto di strane conaminazioni chimiche o aliene. Ed è da questi spunti che prendono vita dei veri e propri cult come Piranha diretto da Joe Dante (1978), che ispirò pochi anni dopo Piraña paura (Piranha II: The Spawning) di James Cameron (1981) ed il remake di Alexander Aja Piranha 3D (2010) e tutta la serie di pellicole ambientate nel profondo degli abissi.

Tra gli incubi che abitano le profondità marine non possiamo non citare 4 pellicole seminali per il genere, tutte con protagoniste delle creature ancestrali assetate di sangue: Tentacoli di Ovidio Assonitis (1977), Abissi (The Deep) diretto da Peter Yates e basato sull’omonimo romanzo del 1976 di Peter Benchley, The Abyss diretto da James Cameron (1989), Creatura degli abissi (Deep Star Six) di Sean S. Cunningham (1989) e La cosa degli abissi di J.P. Simon (1990).

E cosa c’è di più affascinante
e incantevole di una sirena?

Anni di produzioni Disney e racconti fantastici (eccetto quelli dei Fratelli Grimm che abbandono per inquietudine) hanno forgiato il profilo di questa creatura fantastica al punto tale da assumere un valore simbolico e iconografico molto forte. Chi non ha mai sognato di vedere una dea dei mari dai lunghi capelli e la coda dalle scaglie luccicanti nuotare tra i flutti? Sebastian Gutierrez in She Creature (2001) svela il lato oscuro del mondo di una sirena trovata sulle coste irlandesi mostrando le sue attitudini vampiresche. Sul filone sirene stravaganti si colloca sensa ombra di dubbio The Lure (Córki Dancingu), film horror musicale di Agnieszka Smoczyńska (2015) in cui due sorelle sirene di nome Dorata e Argento attirano la morbosa attenzione dei gestori di un nightclub di Varsavia.

Se le acque dei mari d’oltreoceano pullulano di pesci famelici e crature misteriose, nell’estremo oriente le cose non vanno di sicuro meglio. Tralascio i grandi rettili (Godzilla&co) per citare un girino gigante degno di nota protagonista di The Host, monster movie non solo girato ma anche sceneggiato dallo stesso Bong Joon-ho, che nel 2006 stabilì il nuovo record d’incassi in Corea del Sud con ben 13 milioni di spettatori.
Tutto inizia con l’impiegato di un’azienda situata nei pressi del fiume Han che su ordine di un superiore americano, getta nei lavandini del laboratorio una enorme quantità di formaldeide. Il gesto ha un effetto devastante e imprevisto: è infatti la causa di un’orrenda mutazione che genera un mostruoso anfibio che quando raggiunge dimensioni considerevoli, decide di attaccare l’ignara popolazione con esiti spaventosi.
The Host si presenta come un film fanta-eco-thriller che mescola la tradizione degli animali xxl degli anni cinquanta sia americani che nipponici come Tarantula e Godzilla ma che eredita molto anche dai vari Starship Troopers, Tremors, Arac Attack, The Mist e Cloverfield.

Vi è venuta voglia di farvi un’ultima nuotatina prima che arrivi l’autunno?

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