La lettera che molti giovani vorrebbero ricevere: quella scritta a Matilda da Andrea Camilleri
In poco più di due ore Andrea Camilleri compie una cavalcata nella sua vita e nella storia d'Italia dell'ultimo secolo.
In poco più di due ore Andrea Camilleri compie una cavalcata nella sua vita e nella storia d'Italia dell'ultimo secolo.
L’attore Rosario Lisma è il bravissimo lettore che su Storytel ha prestato la voce ad Andrea Camilleri nel suo Ora dimmi di te, lettera a Matilda (edito da Bompiani), la lettera che l’autore siciliano ha scritto alla pronipote per raccontarle di lui e che ha regalato, per fortuna, anche a noi.
In poco più di due ore di audiolibro e poco più di cento pagine, Camilleri compie una cavalcata nella sua vita e negli avvenimenti italiani dell’ultimo secolo: sulle immagini note dai libri di storia, Camilleri fissa puntine dei suoi ricordi.
Ascoltando l’audiolibro, ho avuto la sensazione di sentire parlare Camilleri, dimenticando in molti momenti che la voce non fosse la sua perché lo stile della scrittura, piana e coinvolgente, lo ha reso al mio orecchio subito familiare.
Camilleri comincia dall’inizio e percorre le tappe della sua vita, lunga, coinvolgente e puntellata di momenti anedotticamente godibili e commoventi.
Racconta con orgoglio e quasi con uno stupore lontano l’audizione con Orazio Costa, che fu il suo maestro all’Accademia D’Amico, descrive con dolcezza l’innamoramento nei confronti di quella che poi divenne la moglie, Rosetta, e il loro matrimonio, con consapevolezza gli anni del fascismo e con severità le deviazioni dell’Europa rispetto a quella disegnata a Ventotene.
In questo libro, ripercorrendo la seconda guerra mondiale, il boom economico, il Sessantotto, Mani Pulite, la caduta delle Torri Gemelle, Andrea Camilleri trova spazio per raccontare senza menzogne il razzismo degli italiani, la differenza tra quello che è venduto come pensiero occidentale e le vere radici di questo Occidente, illuminato e al contempo crudele, la differenza tra rivoluzionari e cialtroni e la necessità di fare politica, portando avanti un’idea. Ha rappresentato un punto saldo per le sue allieve e i suoi allievi, con la credibilità di chi invita a non scoraggiarsi non solo con le parole, anche quando le sa usare, ma dando l’esempio.
La lettera a Matilda è la lettera che molte giovani donne e giovani uomini vorrebbero ricevere, una lettera in cui il tono di chi scrive non cade mai nel paternalismo, in cui non c’è nostalgia idealizzata del passato e atteggiamento qualunquista verso il presente e soprattutto il futuro; Andrea Camilleri parla con umiltà profonda e con una ancora più viscerale consepevolezza, senza sensi di colpa, ma con grande responsabilità. Non proietta aspettative pesanti, ma speranze, e si augura il meglio con l’entusiasmo di chi nelle nuove generazioni ha visto qualcosa che a molti ancora sfugge.
Ascoltare questo libro, rivedere la sua interpretazione al teatro greco di Siracusa, godere di una puntata del commissario Montalbano, sfogliare le pagine di un libricino dalla copertina blu è il modo che tutti abbiamo per intrufolarci, come Matilda, sotto la scrivania di Andrea Camilleri.