Quando ho saputo che Simonetta Caravita aveva oltrepassato la soglia terrena è stato un colpo al cuore. Lei è stata la prima dirigente che ha accolto i miei monelli, i miei primi ragazzi e ragazze che nella scuola tradizionale si erano persi o bloccati. 

“Come i tuoi ne ho a centinaia” mi disse. Li ha ascoltati, mai giudicati e ha donato loro una seconda opportunità. Per riconoscenza, per stima, rapito dal suo amore per ogni singolo studente mi sono messo a sua disposizione per qualche tempo. È stato un dono prima di tutto per me, le chiacchierate con lei rimarranno per sempre impresse nel mio cuore. Ha combattuto un male che le ha impresso segni nel corpo. Una guerriera, una MaDonna, una grande donna. 

In breve sui social si è scatenato un tam tam di post pubblicati da gente comune, insegnanti e esponenti delle istituzioni, tutti commossi e grati di averla incontrata. Dopo poco mi è arrivato un messaggio da Andrea Salvatori, figlio di Simonetta, con un invito a sostenere un appello per intitolare un plesso scolastico alla memoria della madre.

Grazie all’impegno di diversi consiglieri comunali il 27 Maggio 2021, Roma Capitale, con il voto dell’Assemblea Capitolina, si è espressa a favore dell’intitolazione di un plesso scolastico a Simonetta Caravita, ora speriamo che a breve le scuole coinvolte diano avvio formalmente al processo per l’intitolazione.

Ma cosa rendeva Simonetta Caravita
così speciale?

“Ognuno con il proprio passo. Cresciamo insieme con la scuola” era il suo motto, che perfettamente riassume la sua idea di scuola: inclusiva, aperta e attiva. 

Era una donna che anteponeva le soluzioni ai problemi. Usava la sua intelligenza scientifica per analizzare ogni tipo di difficoltà: organizzative, sociali, relazionali o didattiche e alla fine trovava una soluzione divergente, che all’inizio poteva lasciare sconcertati perché non era mai convenzionale, mai banale

Lei aveva la forza del caos, il suo ufficio e i suoi bioritmi non erano propriamente regolari ed erano la testimonianza fisica del suo animo rivoluzionario. Allo stesso tempo sapeva essere rigorosa, severa ma giusta si potrebbe dire. La sua rabbia era quella sana che sgorga davanti alle ingiustizie e lei proprio non le sopportava le ingiustizie, di nessun tipo, e aveva scelto di stare dalla parte degli esclusi. La sua voce sapeva essere tonante perché gli ultimi spesso non hanno voce. La sua risata era irresistibile, perché la gioia che alberga nei cuori dei giusti diventa entusiasmo capace di trascinare chi è indeciso. Era un vero chimico, sapeva dosare gli elementi nelle organizzazioni per giungere alla miscela esplosiva che ha fatto tremare il quartiere di Casal Bruciato e non solo. Ha scosso le false certezze, ha dimostrato che la disabilità, la povertà, l’immigrazione non sono solo sfortune ma il motore per una scuola attiva, viva, vibrante, epica. 

Come spesso succede alle grandi anime che abbattono i muri che separano, ha portato sul suo corpo i segni di tante battaglie. A volte la vita sembra davvero un grande palcoscenico dove entrano in scena personaggi incredibili, fuori dal comune, Simonetta lo era sotto tutti i punti di vista. 

Lei voleva incontrare tutti gli studenti, le famiglie, gli insegnanti. Incontrare: Giungere alla presenza di qualcuno o qualcosa, imbattersi, affrontare. 

La sua presidenza deve essere stato Il Globe Theatre dell’educazione, in quella stanza sono state messe in scena storie incredibili, dalle tragedie alle commedie dell’assurdo. 

Perché intitolare una scuola
a Simonetta Caravita?

Mi sono sentito in dovere di raccontare questo incontro perché sulla rete c’è davvero troppo poco dell’immenso lavoro fatto da Simonetta. Cosa saremmo senza memoria? Intitolare una scuola a Simonetta Caravita permetterà a quelle storie di continuare a viaggiare, a passare di bocca in bocca, fino a quando ispireranno altri dirigenti, altri insegnanti, altri educatori.

“Promettimi – mi aveva detto piu’ volte – che racconterai loro della loro nonna quando non ci sarò più” così scrive suo figlio nei ricordi di sua madre.

Io prometto che racconterò sempre di quell’incontro che ha cambiato la mia vita. Se chiunque che abbia avuto la fortuna di incontrarla farà altrettanto, come direbbe Walt Whitman, contribuiremo con un verso alla stesura della grande epopea della scuola, cantando le gesta di una gigante gentile

Grazie Simonetta, Per aspera ad Astra.

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