Il glifosate è l’erbicida più utilizzato su scala globale. È presente in oltre 750 formulati dedicati alle colture intensive, agli orti e al giardinaggio. Ad accendere i riflettori su questi preparato è stata la valutazione di possibile cancerogenicità espressa nel 2015 dalla International Agency for Research on Cancer, organo dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ritenuto la massima autorità in campo oncologico. Sulla base di queste valutazioni scientifiche, e di sentenze che hanno riconosciuto a malati di tumore in Francia e Stati Uniti risarcimenti milionari per essersi ammalati pur avendo rispettato le regole di somministrazione indicate dalle aziende produttrici, molti Paesi stanno intervenendo con leggi specifiche per vietarne l’utilizzo in via precauzionale.

L’iniziativa del governo del Messico

Il governo del Messico è stato tra i primi a attivarsi con un decreto presidenziale alla vigilia di Capodanno per limitare l’uso dell’erbicida e del mais geneticamente modificato che ne richiede obbligatoriamente l’utilizzo. Ma l’agribusiness americano vuole far abbattere il divieto. Stati Uniti e Messico, infatti, sono legati da un accordo di libero scambio che rende molto conveniente il commercio agricolo tra i due Paesi: molte grandi aziende a stelle e strisce, infatti, si forniscono di mais ogm a costi stracciati dal Messico, mentre altre esportano alle aziende messicane semi di mais ogm e il diserbante contenente glifosate che è l’unico a funzionare con queste specie. Per questo stanno esercitando una fortissima pressione sul Governo Biden perché utilizzi le clausole del trattato commerciale per obbligare il Messico a rinunciare al divieto minacciandolo di ritorsioni.

Il prestigioso Istituto per le politiche agricole e commerciali americano Iatp, però, si è schierato al fianco delle organizzazione contadine americane e messicane chiedendo in una lettera alla ministra al Commercio statunitense Katherine Tai e al ministro dell’Agricoltura Tom Vilsack “rispetto per il diritto del Messico di legiferare nell’interesse pubblico”.

“Esortiamo sia il ministero del Commercio sia quello dell’Agricoltura a rispettare le scelte di politica interna del Messico e ad astenersi da qualsiasi azione per interferire con le azioni che supportino cibo e alimentazioni sane e che promuovono pratiche agroecologiche sostenibili e rispettose dell’ambiente. Il Messico ha il diritto di adottare queste disposizioni, poiché gli Stati Uniti sarebbero rispettati se implementassero politiche simili”, si legge nella comunicazione.

L’azione di pressione è sostenuta da una campagna pubblica promossa da Pesticide action network insieme a Iatp e oltre 80 organizzazioni americane e internazionali che con il sostegno di oltre 7mila comuni cittadini si sono posti al fianco di oltre 300 organizzazioni, esperte ed esperti messicani che hanno chiesto agli Stati Uniti di rispettare la sovranità alimentare e legislativa del proprio Paese.

E in Europa?

In Europa il glifosate dovrebbe arrivare a fine corsa nel 2022 ma la regione Toscana, ad esempio, ha già deciso di liberarsene definitivamente entro la fine del 2021. Anzi: ha già vincolato l’accesso a importanti fondi europei alla rinuncia all’utilizzo dell’erbicida da parte delle aziende del territorio. Per sostenere questo profondo cambiamento, e alcune delle organizzazioni che lo promuovono da casa propria, è possibile seguire e partecipare alle iniziative della coalizione italiana Cambia la terra, promossa da Federbio insieme a Isde, Legambiente, Lipu, Slow Food e Wwf.

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