La vita ci sfugge dalle mani. Specie quando ci dedichiamo al pettegolezzo
La vita sfugge: immagino perché le facciamo schifo. E quando accade? Soprattutto quando ci perdiamo a parlare male di qualcuno. Ovvero il pettegolezzo.
La vita sfugge: immagino perché le facciamo schifo. E quando accade? Soprattutto quando ci perdiamo a parlare male di qualcuno. Ovvero il pettegolezzo.
Non è vero che la vita succede mentre stiamo facendo altri piani: la vita avrebbe dei piani su di noi ma ci sfugge dalle mani mentre noi siamo occupati a fare altro, prevalentemente cazzate. La vita fugge perché è viva, veloce, reattiva, mica come noi, che non vediamo l’ora di arrivare a casa e metterci le pattine De Fonseca.
La vita sfugge: immagino perché le facciamo schifo.
O forse per indifferenza, come quelle persone importanti, così famose che non si ricordano più quanti e quali individui abbiano incontrato nella loro vita e quando tu sei lì, a cercare di riesumar loro la memoria di te, dicendo “eravamo al convegno sulla parsimonia culturale, si ricorda? Ci siamo conosciuti alla sua masterclass sulle potenzialità semiologiche del sedere”, loro niente: sorridono, fanno cenno di no con la testa, sognano con gli occhi cose che tu non vedi perché sei piccolo e la vita ti sfugge dalle mani.
Tra le varie attività che ci fanno sfuggire la vita dalle mani, oltre alle più banali e diffuse come marcire sui social, passare del tempo facendo mestieri che mal sopportiamo e decomporsi nel traffico, vi è anche un’attività quasi squisitamente appartenente alla civiltà latina (anche se civiltà e latina, spesso sono un ossimoro), che è parlar male di persone assenti. Ovvero il pettegolezzo. Si tratta di un campo in cui tiriamo fuori la creatività con vera abbondanza dimostrando di essere, a nostro modo, tutti artisti e creatori, in questo caso, di qualcosa di miserabile.
Non c’è da vergognarsi quando si è sinceri. C’è da vergognarsi ad esser miserabili ma prima bisogna essere sinceri.
Quando sento qualcuno parlar male di un altro, anche in un’altra stanza, tutti i miei organi più remoti protendono all’ascolto e al tentativo di partecipare a quello sfogo.
Mi sforzo di non interessarmi, ma il male trionfa sempre e vorrei irrompere nella stanza e dire qualcosa di terribile che ho scoperto su quel tizio ed organizzare di potergli dar fuoco, quanto prima, pur non conoscendo il soggetto di cui si sta sparlando.
A volte mi giustifico, sostenendo con forza le teorie più innovative che associano il pettegolezzo, perché di questo si tratta, allo sviluppo dell’intelligenza umana. Ma un tale, maledetto studioso di nome Dunbar, sostiene che questa teoria possa essere applicata solo al Neolitico; a quell’epoca era in corso un perfezionamento del sistema cognitivo ma io non c’ero, altrimenti avrei cercato di fermare questa porcata del parlar male.
Comunque ho notato che più non si conosce nulla di una persona, oltre al nome e alle sue azioni pubbliche, più si fanno piroétte per costruirle addosso torri saracene di merda, come quelle che si fanno in spiaggia, con la sabbia grondante di mare, per fare le guglie ai castelli.
Allora, per sconfiggere questa parte di me, sedotta dai discorsi sul giudizio altrui, mi sono imposta un esercizio: tutte le volte che sento volare un pettegolezzo, o qualcuno intavolare conversazioni malvagie contro terzi, mi lancio in giustificazioni di qualsiasi tipo, nella maggior parte dei casi inventate o presunte poiché, ripeto, il soggetto di cui si sparla e quindi da difendere, non si conosce quasi mai del tutto.
Eppure io lo faccio convinta che ci sia del buono in tutti, e sinceramente persuasa che il genere umano sia ancora troppo superficiale per evitare di prendere in considerazione le debolezze altrui, ma che ci voglia tanta misericordia e che, alla fine se ci vorremo tutti bene potrà succedere qualcosa di davvero inaspettato, anche se ridicolo!
Alcuni però mi sgridano e mi danno della suora, come se le suore fossero tutte buone; basterebbe chiederlo a chi ci è andato all’asilo, se le suore siano davvero tutte buone ma ecco che sto cominciando a parlar male delle suore e devo stroncare immediatamente questo ragionamento maligno.
Dicevo, spesso mi sgridano, mi dicono, “ma è possibile che tu debba difendere sempre tutti?”, forse si arrabbiano perché non do soddisfazione in questo modo, non li faccio godere perché evito l’accanimento su un essere umano, almeno fino a quando non lo conosco finalmente di persona.
Ma se le persone non le conosci, come fai a parlarne male?
Non si può mica sempre farlo per esperienza pregressa, altrimenti non usciremmo più di casa, vivremmo tappati con le scuse più bizzarre, servendoci di tutto ciò che la rete ci propone pur di non avere più rapporti coi nostri simili e di non doverci render conto che non ci somigliano manco per il cazzo.
Suggerisco un delizioso approfondimento sul pettegolezzo, a questa pagina del sito di pensierocritico.