Ho incontrato il professor Paolo Battistel a Volta Mantovana, un comune nel territorio della provincia di Mantova, zona di confine con i comuni di Brescia e Verona. Volta è posta ai piedi delle alture che delimitano il Lago di Garda ad un’altitudine di quasi cento metri sul livello del mare, e che corrisponde al luogo in cui sorge il Palazzo Gonzaga: il Palazzo Comunale.

Volta Mantovana – Fotografia di EA

Lassù, in quella splendida posizione di baluardo antiscaligero e antivisconteo, si possono ammirare i torrioni e i ruderi del Castello che già esisteva nei primi anni dell’Undicesimo Secolo e che ebbe la sorte comune a tutte le fortezze, ossia quella di essere espugnata. Insieme alla attigue residenze patrizie immerse nel verde Volta continua ad essere meta suggestiva per le tracce di un passato di splendore, di quando i potenti (come i Gonzaga) venivano in villeggiatura.

Non vi sarebbe stato luogo migliore per incontrare un professore esperto di fiabe e mitologia precristiana che proprio tra i resti di quelle splendide mura, avrebbe presentato il suo ultimo libro: L’arcolaio delle fiabe. Il femminile e la trasfigurazione nei racconti popolari uscito nel 2023 a Mantova per OLIGO Editore.

Ho amato molto le fiabe; ascoltavo le Fiabe sonore, una serie di fiabe pre-registrate che furono pubblicate, su dischi a 45 giri, da Fratelli Fabbri Editori a partire dal 12 Dicembre 1970 e successivamente rieditata in formati diversi. Qualcuno le ricorderà senz’altro!

Illustration in The fairy tales of Charles Perrault Perrault, Charles, 1628-1703; Clarke, Harry, 1889-1931, illustrator. London: Harrap (1922) – Pubblico dominio

Tutte le fiabe erano corredate da albi di grande formato illustrati da diversi autori e introdotte dal celebre, e per alcuni indimenticabile, motivo musicale dal titolo A mille ce n’é, che divenne distintivo della Collana. La musica fu composta dal famoso compositore Vittorio Paltrinieri (Milano, 10 Febbraio 1924 – Milano, 28 Febbraio 2018) ed eseguita dal noto quartetto vocale Quartetto Radar.

Illustration in The fairy tales of Charles Perrault Perrault, Charles, 1628-1703; Clarke, Harry, 1889-1931, illustrator. London: Harrap (1922) – Pubblico dominio

Inserisco il testo per ammaliare qualche eventuale nostalgica o nostalgico. Vi ricordate con quanta attenzione, nel breve tempo d’ascolto dell’introduzione musicale, ci si predisponeva alla voce del Cantafiabe?

«A mille ce n’è
nel mio cuore di fiabe da narrar.
Venite con me
nel mio mondo fatato per sognar…
Non serve l’ombrello,
il cappottino rosso o la cartella bella
per venire con me…
Basta un po’ di fantasia e di bontà».

«Finisce così
questa favola breve e se ne va …
Il disco fa click
e, vedrete, fra un po’ si fermerà.
Ma aspettate, e un altro ne avrete.
C’era una volta …” il cantafiabe dirà
e un’altra favola comincerà!».

La narrazione venne affidata alla voce di Silverio Pisu (Roma, 18 Novembre 1937 – Milano, 31 Gennaio 2004), che fu narratore e sceneggiatore della Collana. La fiaba iniziava dopo la pronuncia delle fatidiche parole dell’incantesimo che stava per compiersi: C’era una volta…

Arthur Rackham, The Allies′ Fairy BookThe Sleeping Princess,1916 – Pubblico dominio

Le fiabe, racconti sacri, memoria dei popoli

Con L’arcolaio delle fiabe Paolo Battistel si avventura nella profondità della fiaba, in quelle storie antiche apparentemente semplici tanto da credere fossero state scritte per bambine e bambini ma, in realtà, dense di simboli arcaici. La fiaba è un racconto sacro, fondativo del carattere e della memoria di un popolo in cui i protagonisti, insieme alla comunità, si avventurano in viaggi fitti di pericoli durante i quali si troveranno ad affrontare mostri, animali parlanti, prove iniziatiche che determineranno la perdita dell’innocenza consacrandoli adulti consapevoli.

Interessante è che in questo saggio l’autore si concentri sull’elemento femminile nelle fiabe. Spesso, infatti, sono proprio le donne le vere protagoniste di questi racconti, inizialmente introdotte come raccoglitrici e narratrici ma che diventeranno personaggi delle stesse assumendo le sembianze di oscure streghe o di vergini innocenti.

Arthur Rackham, Friedrich Heinrich Karl de la Motte, Baron Fouqué, Undine, 1919, Londra – Pubblico dominio

Il libro di Paolo Battistel

Ho coinvolto direttamente il professor Paolo Battistel con qualche domanda, per presentarvi con l’autore il suo ultimo libro: L’arcolaio delle fiabe. Il femminile e la trasfigurazione nei racconti popolari.

Ma che cos’è davvero una fiaba?
In termini che potremo forse definire “specialistici” la fiaba rappresenta una narrazione sacra e ancestrale che ha origine con l’uomo stesso. Nel nostro viaggio verso le radici della fiaba dobbiamo risalire fino all’uomo preistorico che lottava ogni giorno con un mondo ostile e a tratti incomprensibile. L’unico modo per renderlo meno “oscuro” e inconoscibile era appunto “raccontare storie” che fossero in grado di rendere “familiari” gli elementi inspiegabili della vita come la morte, gli astri, il dolore o tutto il mondo caotico che costantemente li perseguitava.

Arthur Rackham, Friedrich Heinrich Karl de la Motte, Baron Fouqué, Undine, 1919, Londra – Pubblico dominio

Parliamo come ho detto di storie sacre narrate da un cantore/sciamano nella notte in modo che l’intera comunità le potesse ascoltare. Proprio simili storie sono state il collante della comunità diventando le radici più profonde di quelle popolazioni. Da queste storie ancestrali sono discese le narrazioni che noi chiamiamo fiabe e che hanno accompagnato l’essere umano, generazione dopo generazione, nel suo cammino attraverso il mondo. 

Arthur Rackham, Friedrich Heinrich Karl de la Motte, Baron Fouqué, Undine, 1919, Londra – Pubblico dominio

La vita stessa pulsa dentro queste storie che si sono alimentate di ciò che potremo definire le paure e i bisogni primari dell’uomo. Le fiabe si sono modificate a ogni giro della ruota – al passaggio inarrestabile dalle vecchie alle nuove generazioni – contagiandosi dall’infinito contatto tra esseri umani in perenne viaggio per il mondo nella ricerca di una “terra promessa” o semplicemente perché assetati della curiosità di oltrepassare l’orizzonte per scorgere un paesaggio mai accarezzato dagli occhi. 

Arthur Rackham, Friedrich Heinrich Karl de la Motte, Baron Fouqué, Undine, 1919, Londra – Pubblico dominio

Da cosa nasce il suo interesse per il femminile nelle fiabe e perché ritiene che sia così importante?
Se decidiamo di imboccare il sentiero che ci conduce alla fiaba (e al suo mondo segreto) al principio probabilmente faremo dei passi inconsapevoli ma presto saremo costretti a renderci conto della natura della via che stiamo percorrendo. I mattoni su cui appoggiamo i passi sono plasmati da un materiale legato radicalmente al femminile poiché la donna è una conditio sine qua non per il sopravvivere della fiaba in questi ultimi secoli. In primo luogo, le donne sono state le “raccoglitrici” e narratrici di queste storie, e in questo senso, potremmo dire, hanno rappresentato i principali “mezzi” attraverso cui le fiabe (e le leggende) sono sopravvissute e si sono propagate fino a oggi. Proprio per questo stretto legame “folklorico” tra donna e fiaba, le donne rappresentano le “fonti privilegiate” a cui attingono i vari Grimm o Perrault nello stilare su carta le loro fiabe da leggere dinanzi al focolare o a un raffinato salotto di corte.

Arthur Rackham, Friedrich Heinrich Karl de la Motte, Baron Fouqué, Undine, 1919, Londra – Pubblico dominio

Non va dimenticato che le donne si annoverano anche tra le letterate che hanno diffuso direttamente queste storie attraverso la stampa, l’elenco sarebbe lunghissimo e va dalle francesi Madame de Villeneuve e Madame de Beaumont e fino alle italiane Perodi e Coronedi Berti. Tuttavia, per quanto il ruolo del femminile nella fiaba, visto da questa prospettiva, ricopra un’assoluta centralità, il suo valore è destinato a crescere ulteriormente se viene osservato attraverso il tessuto narrativo delle fiabe stesse.

Arthur Rackham, Friedrich Heinrich Karl de la Motte, Baron Fouqué, Undine, 1919, Londra – Pubblico dominio

Proprio attraverso questo punto di vista privilegiato ci troviamo a scorgere un meraviglioso affresco, denso di boschi, castelli incantati e fonti della giovinezza, che si espande senza fine sotto i nostri occhi, ma in quest’immagine sublime ci rendiamo conto che sono proprio le donne le protagoniste indiscusse di alcune delle fiabe più note. Ci appaiono nella veste di oscure divinità della foresta come la signora Trude o Baba-Jaga, o con quella candida di vergini innocenti come Vasilissa la bella e Cenerentola ma, in qualsiasi veste ci troviamo a scorgerle, ci incantato e terrorizzato, poiché sono il cuore del divino di cui non siamo mai sazi di alimentarci.

Arthur Rackham, Friedrich Heinrich Karl de la Motte, Baron Fouqué, Undine, 1919, Londra – Pubblico dominio

Oggi i temi sul femminile (in opposizione al maschile) sono al centro di molti dibattiti, polarizzazioni e divisioni ideologiche. Cosa ne pensa?
In qualche modo quella che noi chiamiamo modernità, e che poi di fatto non è altro che il nostro presente, di cui abbiamo una consapevolezza piuttosto vaga, si approccia a questi e altri temi, che monopolizzano il dibattito occidentale, attraverso l’imbuto teorico della polarizzazione. Questo processo che prevede un’opposizione tra tesi e antitesi sempre più accentuata, senza l’epilogo di una sintesi, appare al giorno d’oggi come l’unico atteggiamento attraverso cui la nostra società riesce a confrontarsi con qualsiasi problema del reale. Crediamo di poter maneggiare un pensiero, un tema o un’analisi teorica come un bambino maneggia nei suoi giochi infantili un oggetto solido (giochi con cui scopre i segreti della spazialità). Il bambino, come il novello individuo moderno, ha l’illusione di “possederlo”, lo maneggia, lo fa scontrare con un altro solido e infine lo getta a terra quando cala il suo interesse esplorativo. Il grave problema è che, quando ci confrontiamo con simili temi, come il femminile (o il maschile) non abbiamo a che fare con oggetti la cui plastica solidità accarezza il nostro ego analitico ma ci troviamo dinanzi a qualcosa che Sartre definiva “vischioso” e che rovescia i termini del nostro pensiero. Dopo averlo manipolato (nell’uso più o meno lecito che credevamo di fare), allargo le mani per farlo cadere ma il “vischioso” di simili concetti aderisce a me, e lui stesso che mi trascina nella sua essenza ispirandomi, nel togliermelo ossessivamente dalle dita sprofondo in esso rischiando di perdermi nel sentiero che mi trovo a imboccare.

Arthur Rackham, Friedrich Heinrich Karl de la Motte, Baron Fouqué, Undine, 1919, Londra – Pubblico dominio

Quando ci confrontiamo con temi come il femminile, come la fiaba o la favola, non ci stiamo confrontando con un oggetto solido e inerte, da usare in modo polarizzante in opposizione ideologica a qualcos’altro (il maschile, la modernità ecc.) o da buttare dopo averlo “usato” come un gioco presto dimenticato, ma esso nelle nostre mani cambia – e ci cambia – e non esiste altro modo per confrontarsi con esso se non attraverso questo viaggio “doloroso” verso noi stessi, altrimenti ci troveremo a essere imprigionati da insormontabili sbarre teoriche in uno (o in un altro) schieramento dove scopriremo di non essere altro che i solidi che ci illudevamo di tenere in mano. 

Arthur Rackham, Friedrich Heinrich Karl de la Motte, Baron Fouqué, Undine, 1919, Londra – Pubblico dominio

Nelle fiabe ci sono anche “le cattive”, quei personaggi che ci hanno tenuto svegli nella nostra infanzia. Parlo della strega di Hänsel e Gretel o della terribile Baba-Jaga. Nella fiaba autentica sono tanto cattive?
Il “cattivo” o la “cattiva, tanto caro all’immaginario collettivo, risulta spesso essere il cuore pulsante delle fiabe. È spesso la guardiana dell’Altromondo o la madre/sorella della protagonista (o il padre/fratello del protagonista) che nella trama narrativa risulta essere in antitesi per una specifica finalità terrena. La “cattiva” agisce apparentemente in modo oscuro e crudele mettendo in essere vendette o morti rituali che ci fanno accapponare la pelle. Ciò che tuttavia dovremmo fare quando leggiamo una fiaba non è tanto mettere sul muro dell’odio di orwelliana memoria l’ipotetica cattiva della storia (arrivando al punto di censurare le sue azioni e la sua stessa figura nella fiaba) ma cercare di comprendere le “radici” più profonde del suo agire. Nella figura dell’odiata strega sopravvive un cieco impulso alla vita, proprio della Terra e di una Natura intesa nel suo senso più romantico e letterario del termine. 

Arthur Rackham, Friedrich Heinrich Karl de la Motte, Baron Fouqué, Undine, 1919, Londra – Pubblico dominio

Spesso viaggiando attraverso le radici nascoste di queste storie scopriremo con puro stupore che l’oscura strega non è così malvagia come appare ma agisce in base a una legge e un pensiero ormai dimenticato, un pensiero atemporale e arazionale generato nell’uomo all’alba dell’umanità e che sopravvive soltanto nelle pieghe più profonde di questi racconti ancestrali.

Image from “Undine,” by Friedrich Heinrich Karl Baron de la Motte Fouqué – Pubblico dominio

Chi è Paolo Battistel

Paolo Battistel è docente universitario ed esperto di fiabe e mitologia precristiana. Ha collaborato con giornali e tv nazionali partecipando a trasmissioni Mediaset quali Mistero e Mistero Experience. Attualmente è speaker a Radio Giano (Università di Roma Tre). Ha pubblicato numerosi libri con marchi del gruppo Lindau e con Uno Editori nel 2018 La vera origine delle fiabe.

Le immagini fotografiche delle illustrazioni pubblicate in questo articolo della Rivista Digitale ReWriters sono tutte di pubblico dominio.

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