Raramente si incontrano soluzioni in cui l’arte contemporanea riesce a dialogare in modo prediletto col mondo antico. Forof è una realtà culturale che sa trovare soluzioni inedite e singolari: sa riportare l’antico al contemporaneo e proietta il contemporaneo nelle profondità dell’antico.

Forof ha sede a Palazzo Roccagiovine davanti alla Colonna Traiana nel più noto Foro di Traiano, e insiste sui marmi e le colonne dell’esedra orientale della Basilica Ulpia, che rappresentano le fondamenta del Palazzo.

Partendo dall’archeologia come profusione artistica di storia e bellezza per la nostra produzione culturale contemporanea, facciamo opera di tutela, valorizzazione e promozione; l’obiettivo della società benefit FOROF è di operare in questo importante settore in modo innovativo, trasparente ed originale

spiega Giovanna Caruso Fendi, fondatrice di FOROF.

Non c’è dubbio che occupare una sede così prestigiosa consente di farsi terra con la terra degli avi, permette di comprendere i momenti unici della scoperta archeologica e provare il brivido di un racconto che torna a noi dopo secoli di oblio.

Si ispira alla ricerca archeologica la performance site-specific di Florence Peake dal titolo Interior Pull ideata appositamente per Forof in collaborazione con la Galleria Richard Saltoun di Roma e tenutasi il 5 ottobre 2022. L’evento precede l’inizio della seconda stagione artistica di Forof, di cui vi invitiamo a tenere d’occhio il sito.  

L’artista britannica ha ricoperto col fango un corpo di donna, quasi a volerla seppellire nuovamente, ne ha ridisegnato i contorni con le mani di terra, ne ha sottratto il respiro nel sibilo del fango. È solo dopo averla racchiusa nel meandro dell’oblio che una creazione umana, e non divina, ha fatto sì che l’essere tornasse in sé, si affacciasse a nuova vita, si riappropriasse del proprio corpo, un po’ come un reperto archeologico.

In ricordo della performance l’artista manterrà un ideale guscio scultoreo che sarà successivamente cotto presso il Laboratorio di Ceramiche Piramide. Innegabile il collegamento che si potrebbe tracciare con le figure travolte dalla lava a seguito dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e cristallizzate dal tempo.

La gestualità che porta alla riemersione dei corpi dal fango così come pensato da Florence Peake, riferisce anche un’altra verità racchiusa in questa zona dei Fori. Non distante dal luogo della performance infatti gli archeologi ritengono sorgesse l’Atrium Libertatis.

Era questa la sede in cui gli schiavi tornavano alla vita: non quella fisica, bensì quella civile. Era il luogo delle libertà, in cui si svolgeva la pratica della manumissio, ossia quel regime giuridico romano che prevedeva la liberazione dell’uomo/schiavo dalla condizione servile per volere del padrone.

Il percorso prevedeva un passaggio intermedio che consisteva nello status di liberto, requisito fondamentale che avrebbe permesso ai figli degli ex schiavi di nascere liberi, ossia ingenui.

E’ da qui che traiamo infatti la parola ingenuo, che non è uno sciocco, ma deriva la sua etimologia dal termine genusstirpe, nascita, e riguardava proprio chi era nato libero da condizioni servili. Chissà quanti uomini avranno riguadagnato la pace civile in un’età remota, saranno tornati alla luce da una vita sommersa e piena di privazioni, avranno riacquistato la vita così come l’artista ci racconta.

Florence Peake nella sua performance ci evoca sì lo scavo archeologico quindi, ma anche la rinascita umana, si interroga sull’imperscrutabile mistero della creazione arrogandosi da una parte il ruolo della divinità che conferisce l’alito ai suoi figli, e dall’altro il ruolo del potere civile che assicura libertà e diritti.

Florence non è nuova all’uso del fango, lo aveva introdotto in altre performance, come quella pensata per Rite (Padillon De La Warr, Bexhill on sea, 2018) in cui “rivendica la fisicità trionfante come dichiarazione politica, presentando il corpo primordiale come una forza potente nella lotta per il cambiamento”.

L’estrazione del corpo umano dalla materia della terra consente all’artista di tracciare i contorni di un altro tema a lei caro, l’essere antropico che fuoriesce dal cuore del fango allude alle risorse minerarie estratte in maniera incondizionata dall’uomo, attraverso un processo scriteriato e senza ritorno che sta distruggendo il Pianeta.

Le attività artistiche di Florence Peake non finiscono qui e affrontano temi connessi alla problematica dei cambiamenti climatici e alle strategie queer.  Proprio quest’ultimo tema è trattato in Apparition Apparition presentato alla Biennale di Venezia nel 2019 e in Slug Horizon in cui l’artista in collaborazione con Eve Stainton indaga le capacità espressive dei corpi queer attraverso l’esposizione artistica di intimità private, dispiegando i complessi legami di una relazione non ordinata e dimostrando una sensibilità delicata, arguta, profonda, esclusiva e sensuale sull’argomento.

A Forof e all’artista Florence Peake il ruolo di aver tradotto al mondo dell’arte temi attuali che restano impressi nel nostro immaginario quotidiano.

In programma da novembre 2022 per Forof una serie di Episodi che vedranno l’avvio di installazione site – specific, tra cui “Sortilegio di Alex Cecchetti”.

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