Siamo i figli dell’epoca della crisi
Essere cresciuti con un unica parola che costantemente rimbombava le nostre consapevolezze: crisi. Il libro "Tempo di crisi"
Essere cresciuti con un unica parola che costantemente rimbombava le nostre consapevolezze: crisi. Il libro "Tempo di crisi"
Io ho quarantadue anni. Credo che la parola che ha rimbombato nella mia formazione sociale e culturale sia “crisi”. Siamo la generazione della crisi: noi cresciuti con l’emergenza del buco dell’ Ozono, con la caduta delle torri gemelle, con la crisi economica a causa dei mutui fantoccio americani, siamo i figli della crisi ecologica, ambientale, della crisi degli ideali della politica (in particolar modo quella della sinistra), noi che abitiamo l’antropocene. Crisi è la nostra parola.
Penso alla generazione dei sessantottini che all’opposto sono cresciuti con una sola parola che infuocava i loro cuori: libertà; ogni giorno un ordigno di sogni e futuro scoppiava loro nel petto pensando a una rivoluzione possibile, a una vita più giusta.
Ogni giorno nel nostro petto la parola “crisi” disinnesca ogni forza entusiastica conducendoci a vivere una vita di sopravvivenza, senza avere elementi per combattere questa crisi, sentendola scorrere sulla nostra pelle come la più tagliente delle lame, giacché pronta a cancellare ogni forza propulsiva dell’esistenza.
E se questa crisi non fosse solo decostruttiva? Se quello che pensiamo come “fine di qualcosa” potesse in realtà fare emergere un nuovo modo di stare al mondo?
Questa è la sfida che abbraccia Michel Serres, filosofo francese, deceduto nel 2019, nel suo testo Tempo di crisi. In questo lavoro il filosofo pone in evidenza come questa crisi veda necessaria la creazione di una nuova forma di umanità e di un nuovo stare nel mondo.
Attraverso un’analisi filosofica, egli mostra come la cultura Occidentale si sia evoluta come una forma di allontanamento dal mondo e come proprio nel Medioevo, attraverso la creazione della dicotomia soggetto-oggetto, si sia sancito il totale abbandono di quella che, lui chiama, Biogea e l’uomo abbia definitivamente costruito se stesso seguendo il suo Ego e rinchiudendosi in un universo narcisistico.
La Biogea e tutto ciò che la abita diviene così puro oggetto: qualcosa che dipende da noi. Tuttavia, osserva il pensatore, oggi siamo noi a dipendere dalle sue condizioni ed è quindi necessario che ella abbia voce giacché non essendo stata ascoltata per molto tempo ha incominciato ad urlare.
Al di là di ogni forma di catastrofismo Serres mette in luce come le istituzioni che fino ad oggi hanno guidato la vita sociale dell’umano siano di fatto divenute inadeguate (religione, politica, esercito) e come sia necessario che queste si armino di nuove prospettive: la terra non è un oggetto, l’uomo non deve pensare a come sostenere il suo atteggiamento di assoggettamento della Biogea, bensì deve comprendere che è necessario entrare in dialogo con lei.
Questa conversazione implica che la terra abbia una rappresentanza e che la sua voce si possa realmente far sentire. Il futuro avverrà solo nel momento in cui verrà sostituito un atteggiamento manipolatorio e oggettivante con uno collaborativo e soggettivizzante.
La parola “emergenza”, che può indicare pericolo e crisi, è quindi un crocevia in grado di far emergere nuove strade e nuove possibilità per il futuro.
Credo che il testo di Serres sia estremamente anticipatorio di una serie di problematizzazioni che sono divenuti oggi il fulcro della discussione del pensiero postumanista: su tale evidenza si è spesa in particolar modo l’artista e filosofa Orsola Rignani che, attraverso il suo pensiero (E-mergenze “post-umaniste” del corpo. Una prova di analisi “orizzontale” via Michel Serres, 2016; Metafore del corpo postumanista: Michel Serres, 2018; Umani di nuovo con il postumanismo di Michel Serres, 2022) e le sue opere artistiche, ha permesso di dare un ampio respiro al pensiero di Serres.
Come evidenza quest’opera della Prof. Rignani, la crisi è tale finché non è in grado di farsi emergenza e quindi di mettere in campo nuove forme di relazione tra corpi che, oltre la loro oggettivizzazione, mettono in atto sempre la creazione di un legame.
È la relazione il cuore pulsante per il futuro. Pensare l’impensato con Michel Serres!