Lo scorso 14 luglio è stato pubblicato il Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sui parametri di qualità e sicurezza per le sostanze destinate all’applicazione sugli esseri umani e che abroga la Direttiva 2002/98/CE e la 2004/23/CE, rispettivamente su sangue umano e suoi componenti e quella sui tessuti e cellule umane. Con questo nuovo strumento giuridico le due direttive sono unite in un unico strumento legislativo a carattere vincolante.

Obiettivo dell’iniziativa è fornire sia ai donatori che ai pazienti un quadro armonizzato per i trapianti e le donazioni di sostanze di origine umana, pur mantenendo alcuni limiti dal lato dell’offerta di queste terapie. Attività mediche come la riproduzione medicalmente assistita che interessa circa 165.000 bambini in Europa, i  trapianti di cornea che riguardano  oltre 14.000 persone  e quelli di cellule staminali per tumori del sangue che ammontano a circa 36.000 soggetti sono possibili grazie a donazioni o trapianti di sostanze di origine umana (SoHO) come sangue, plasma, pelle, embrione, sperma, microbiota o cornee.

Ogni anno 15 milioni di persone in Europa donano il proprio sangue mentre sono 4,6 milioni i pazienti che ricevono trasfusioni di sangue. Poiché queste attività mediche includono alcuni rischi, devono essere regolamentate e organizzate attraverso regole severe che garantiscano sicurezza sia a chi dona che a chi riceve.

Le regole finora vigenti su tessuti, sangue e cellule risalgono a più di un ventennio; è per questo che la Commissione europea ha presentato una proposta per rivedere la legislazione in materia.

Rappresentando una parte fondamentale dei sistemi sanitari dell’UE le norme proposte mirano a garantire più elevati standard di qualità e sicurezza di questi prodotti vitali, sia per cure oncologiche che per interventi chirurgici d’urgenza, come ha affermato il commissario alla salute Stella Kyriakides in una nota.

Tra i miglioramenti della normativa vigente, frutto di un confronto della Commissione con le parti interessate, va ricordata una maggiore protezione dei pazienti e l’allargamento del campo di applicazione della normativa a nuovi tipi di sostanze di origine umana; un esempio è il latte materno umano, finora non regolamentato a livello dell’Ue.

Un quadro regolatorio aggiornato
e armonizzato

Un altro aspetto su cui la Commissione ha insistito nella sua proposta è stata la possibilità di aggiornare le regole, adattandole a nuove scoperte scientifiche e nuove terapie basate su tessuti e cellule del sangue. In un settore in cui l’innovazione si evolve rapidamente (si pensi soprattutto alle cellule staminali), il quadro normativo deve procedere di pari passo.

Altro elemento di attenzione è stata l‘armonizzazionedelle norme in presenza di approcci divergenti nelle terapie sanitarie negli Stati membri per facilitare la circolazione transfrontaliera di sostanze di origine umana per curare i pazienti laddove c’è bisogno.

E proprio a questo fine la scelta dell’atto normativo è ricaduta sul regolamento piuttosto che la direttiva, il primo  direttamente vincolante in tutti gli Stati membri e quindi senza possibilità di esser interpretato in modo diverso da un paese all’altro.

 Le vulnerabilità nelle forniture

La vulnerabilità nelle catene di approvvigionamento delle sostanze di origine umana è un’altra area che la Commissione ha voluto affrontare nella revisione. Ciò riguarda in particolare il plasma per la produzione di medicinali derivati ​​dal plasma (PDMP), di cui l’UE è carente dipendendo massicciamente dalle importazioni dagli Stati Uniti.

Basti sapere che oltre il 30% di questi prodotti usati per curare malattie rare e croniche spesso di origine genetica, ma anche immunodeficienze, disturbi emorragici e malattie neurologiche associate all’assenza o al malfunzionamento di proteine ​​specifiche si utilizza plasma prodotto oltreoceano.

Si tratta di un tema che va affrontato con urgenza, considerando che l’Europa non ha raccolto abbastanza plasma per soddisfare le crescenti esigenze cliniche e che circa 300.000 pazienti fanno affidamento su questi medicinali.

Non è solo questione di modificare, aggiornandola, la legislazione dell’UE, ma anche di ottenere un maggiore coordinamento e una panoramica comune sulla disponibilità delle terapie, la cooperazione con i produttori e un maggiore coinvolgimento delle associazioni di pazienti, donatori e professionisti.

Mentre la donazione e le raccolte rientrano nella normativa dedicato su sangue, tessuti e cellule, l’uso della sostanza di origine umana raccolta nel processo di produzione industriale dei PDMP, rientra nella legislazione farmaceutica. Anche per la Strategia Farmaceutica dell’UE accrescere l’autonomia strategica e ridurre il rischio di carenze causate dall’eccessiva dipendenza dalla produzione di medicinali di paesi terzi è uno degli aspetti centrali.

Gli errori del passato ci insegnano che per avere non bastano norme vincolanti ma occorre rigore nei controlli e soprattutto un’ampia collaborazione di tutti gli interessati.

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