A volte succede! Bere un bicchiere di vino e trovarsi in una storia fatta di secoli. Questo è quello che mi affascina più di altro in questo mondo di bottiglie. Un Petit Chablis 2017 del Domaine Laroche e ti trovi a scoprire la leggenda di San Martino. Come si sa, gran parte della viticoltura la dobbiamo al clero e ai vari monaci che, con passione e perizia certosina hanno sperimentato e studiato i terreni a loro disposizione, vinificando uve e creando dei vini, perpetuati nel tempo.

Il piccolo Martino nasceva nel 357, nelle pianure ungheresi ed essendo figlio di un militare dell’esercito romano, dopo aver passato l’infanzia a Pavia, luogo dove era stato destinato il padre, a 15 anni dovette entrare nell’esercito. Fu promosso subito ad un grado superiore e per questo inviato in Gallia. I suoi compiti erano quelli di vegliare sulla guarnigione e le ronde notturne.

Fu in una di quelle occasioni che incontrò un mendicante seminudo e infreddolito di fronte al quale, senza esitazione, tagliò con la sua spada una larga parte del mantello coprendo l’uomo. La notte successiva, si racconta che in sogno gli sia apparso Gesú vestito con il suo mantello e abbia pronunciato queste parole: “Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha rivestito”. Al suo risveglio il mantello era nuovamente integro.

Cominciò da allora la sua conversione cristiana, pur rimanendo diversi anni ancora nell’esercito, fino a lasciare tutto per dedicarsi completamente alla sua vocazione. Dopo diverso tempo passato da eremita tornò a Poitiers in Francia, divenne monaco e fondo a Ligugè uno dei primi monasteri d’occidente. E tutto questo cosa c’entra con lo Chablis?

Accorciando il racconto, Martino  divenne Vescovo  di Tours nella Loira nel 375  e quasi contemporaneamente fondò un altro monastero e di conseguenza un ordine. Alla morte, l’8 novembre 397, fu santificato e le sue ceneri conservate sempre in questa città, dove venne costruita un abbazia a lui dedicata. Molti secoli dopo gli abati di St. Martin di Tours,  minacciati dai Normanni decisero di nascondere le reliquie in una delle loro proprietà, l’Obédiencerie a Chablis, nella parte settentrionale della Borgogna. Esattamente in una nicchia, ancora visibile, nei resti di una torre in mezzo a quella che é ancora il posto d’invecchiamento dei vini.

È da qui che comincia un’altra storia, forse meno eletta, ma molto importante per questo vino e per questa maison. I primi scritti sulla produzione sono del 1128. Ma la fama vera e propria comincerà dal XV secolo, facendo dell’Obédiencerie e dei suoi abati, il produttore più importante di vino della zona. Poi in quasi tutta l’Europa molte proprietà della Chiesa furono cedute a privati e così nella metà del 1800, la famiglia Laroche ne fece la sua residenza.

Il nome della città é anche il nome della AOC (Appellation d’Origine Contrôlée), che per via del clima e del terreno é sempre stata vocata per la produzione di bianchi. Qui il clima é fresco e lo Chardonnay, l’unico vitigno autorizzato, ha una acidità maggiore e risulta meno fruttato, che in altre regioni. Qualcuno dice, in maniera semplice, citrico, ma non solo. Anche la pietra focaia si aggiunge come una nota elegante.

Michel Laroche dal 1967 e per i successivi quarant’anni, ha reso il Domaine famoso in tutto il mondo, aumentando gli ettari vitati da 6 a 90, di cui una buona parte situati sulle colline dove si coltivano i Grand Cru e i Premier Cru. La sua filosofia é sempre stata fin dall’inizio di rispettare l’equilibrio ecologico esaltando il più possibile la particolarità del terroir, che per latitudine é vicino alla regione della Champagne.

Questo vino in particolare sta 6 mesi sulle fecce fini in vasche d’acciaio. Si beve con tanta piacevolezza per quella freschezza associata a note minerali e fruttate.
Insomma si finisce e si fotografa la bottiglia per non dimenticarlo.

Domaine Laroche, L’Obédiencerie – 89800 Chablis. info@larochewines.com

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