La moda non è mai stata un rifugio dentro cui nascondersi. Eppure il mostrarsi è ancora oggi un gesto rivoluzionario.

La fotografia di Michael Bailey-Gates che immortala una figura androgina che indossa soltanto la borsa Roman Stud per la maison Valentino è la dimostrazione di quanto ci spaventi vedere la nudità. Il modello nudo accende lo scandalo sui social. «È TROPPO», scrivono sul profilo Instagram di Valentino. «Le borse sono per donne o per chi? Per chi è fatto questo annuncio? Sembra disgustoso, mi dispiace. Immagini come questa non dovrebbero essere mostrate nemmeno ai bambini». La società prova disgusto davanti a ciò che sfugge agli artefici, fuori dagli stratagemmi, dal neoliberalismo, davanti a chi è solo universalmente un corpo. È troppo, l’essere essenziali.

Le reazioni violente sembrano raccontare un periodo storico di polarizzazioni e odio incontrollato, ma dimentichiamo che la nudità è sempre stata un manifesto politico, un atto rivoluzionario proprio in quanto vicino alla semplicità e all’universalità.

Fino agli anni Sessanta, i ritratti fashion che comparivano su Vogue raffiguravano angeli del focolare, donne cristallizzate e patinate, mai reali. Fu Helmut Newton, fotografo tedesco e collaboratore nello scorso secolo dei più grandi marchi del lusso, a ribaltare lo stereotipo della moglie perfetta nella moda: la fotografò nuda. Via i trucchi e le stoffe raffinate, l’Olimpo fotogenico di nuda femminilità contenuto nel volume Big nudes del 1981 forgia una nuova prospettiva per la moda. Le donne di Newton, vestite di soli tacchi, non vengono confinate negli studi fotografici, inondano le strade, i locali, le riviste di glamour; sui loro corpi ieratici si legge una storia di sessualità, intesa come strumento di potere, e intimità, si leggono le conquiste del femminismo di seconda ondata e, cosa più scabrosa, la verità.

Da quel momento in poi, ogni volta che il pubblico ha avuto contatti con la pelle scoperta, la carne, il nudo senza connessioni con la pornografia, ha iniziato una caccia alle streghe: pensiamo alla risposta violenta nei confronti di Lady Gaga e del suo vestito di carne creato da Nicola Formichetti agli MTV Music Awards del 2010. Gaga è stata colpevole di aver mostrato la carne senza scopi seduttivi.

La stessa colpa è stata cucita addosso al modello e alla maison di Valentino, anche se il nudo maschile ha una vita più breve rispetto a quello femminile. Pierpaolo Piccioli, creative director della maison, è stato accusato di voler inaugurare una stagione di ribellione e sensibilità anche per le fotografie fashion maschili. Il mondo si è indignato. Perché il farsi vedere sul serio terrorizza e ha a che fare con la politica, con qualcosa di profondo che ci lega come esseri umani.

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