Tra le nuove Medusa della primavera/estate 2021 di Donatella Versace c’è tale Precious Lee che aveva debuttato in passerella sempre per Versace lo scorso settembre. Ma ora eccola, che campeggia nella campagna pubblicitaria, mentre indossa un abito con stampa Trésor de la Mer e borsa La Medusa in blu Versace (nella foto di apertura a sinistra). Eccola, ultima delle modelle che, come Ashley Graham, Chloe Marshall, Jennie Runk, Tara Lynn, Paloma Elsesser, Tess McMillan, Jill Kortleve, stanno sgretolando, a colpi di copertine e catwalk, il muro dei canoni fissi e rigidi del sistema delle taglie.

Taglie che non rappresentano più le tante variabili dei corpi, anche perché, se davvero la moda vuole essere in prima linea sulla sostenibilità, l’inclusività non è un valore opinabile. In una recente intervista per Vogue Businness, Donatella Versace ha in effetti anticipato che la gamma delle taglie della casa di moda, simbolo per anni di una donna perfetta, seducente e iper patinata, immortalata dagli obiettivi di Helmut Newton, Herbs Ritts, Steve Meisel e Richard Avedon, sarà sempre più inclusiva (arriveranno fino alla 52 italiana). Tanto che anche la parola curvy è stata rimossa, a sottolineare che non ci sono standard di riferimento, e che l’indice di dimensionamento di un abito è solo una conseguenza funzionale. Per dirla con il motto di Katie H. Willcox, ex modella curvy e fondatrice di Natural Model Management, Healthy is the New Skinny.

Per onestà, va anche considerato, che nei prossimi anni, guardando soprattutto alla demografia e ai grandi mercati in ascesa, le taglie inclusive non potranno più essere ignorate dai marchi moda. Prima era stata Rihanna che, fin dalla nascita nel 2018 della sua linea di lingerie Savage x Fenty, aveva sdoganato il plus-size (e che ora vale un miliardo di dollari); poi l’americana Universal Standard, che ha rivoluzionato l’idea stessa di vestibilità (per loro, micrograding) e che è a oggi il brand non lusso con la più ampia gamma di taglie al mondo; quindi Kim Kardashian che, nel 2019, con Skims ha cambiato una volta per tutte l’intimo, con un tessuto stretching che ama le curve e che soprattutto può essere indossato perfettamente da tutte. Senza contare, per onor di cronaca, la prima boutique on line, 11 Honoreé, che ha saputo intercettare, nel 2017, la domanda di taglie plus nel settore lusso.

Oggi però sono brand come Chanel, Fendi, Dolce & Gabbana (il primo brand del lusso a produrre capi prêt-à-porter plus size), Erdem (la linea del nuovo Christian Lacroix londinese Erdem Moralioglu), che, e al di fuori del su misura, fanno indossare in passerella i loro abiti per corpi perfetti a donne vere. E uomini. Perché l’inclusività nelle taglie riguarda anche loro. Sempre Dolce & Gabbana, ha chiamato dj Khaled per una capsule collection di abiti unisex e beachwear disponibili dal 15 marzo in alcune boutique selezionate fino alla taglia 60 italiana (nella foto di apertura a destra). Ma l’alzata di braccia definitiva arriva forse da Victoria Secret che, nella sua collezione di costumi da mare per la prossima estate, cede a corpi e taglie umani. Perché la moda non può non essere lo specchio dei tempi e di come uomini e donne vogliono essere rappresentati.

Condividi: