Bene, parliamo di Jaws. Sono giorni che provo a preparare un discorso minimamente sensato sull’argomento, e devo dire che non è semplice come può sembrare. La definizione più stringata che mi viene è la seguente: Lo Squalo è per il cinema quello che Still D.R.E è per l’hip hop, ovvero una pietra angolare che tutti conoscono ma che non sono sicuro che tutti apprezzino per la sua grandezza. Tutti siete in grado di riconoscere le prime note del pezzo di Dr. Dre che manco L’uomo Gatto ai tempi d’oro. Allo stesso modo ognuno di voi ha ben presente il film di Spielberg, conosce la trama, ha in mente la locandina e riconosce il main theme composto da John Williams. Ma oltre alle questioni superficiali e di primo impatto, siamo sicuri di aver idea di quanto siano importanti e cosa rappresentino le due opere? In particolar modo, cosa è e cosa rappresenta Lo Squalo? Sfrutto l’occasione della sua presenza su Amazon Prime Video per dire due parole in merito.

Jaws è un film perfetto. Come detto da M. Night Shyamalan:

<<Tre atti perfetti. Problema, ricerca della soluzione, battuta di caccia.>>

Il film di Spielberg ha dimostrato come una presenza massiva in sala ed una brillante campagna marketing possono cambiare le sorti economiche di un progetto. Banalmente: inventò il blockbuster come lo intendiamo oggi. I risultati furono straordinari, record assoluto di incassi ma l’influenza non si limitò a questo. L’estate del 1975 segnò infatti anche un brusco calo di presenze nelle spiagge statunitensi, giusto per sottolineare quanto il film di Spielberg entrò sotto-pelle negli spettatori. Conseguenze del genere però non si ottengono solo sfruttando una buona campagna promozionale. Alla base del successo mondiale di Jaws ci fu un materiale filmico di prima categoria.

Prima di procedere vi lascio un disegno datoci in esclusiva per Rewriters da un bravissimo disegnatore, nonché tatuatore, Jacopo Collinucci. Trovate qua il suo profilo Twitter e qua quello Instagram.

Disegno originale ad opera di Jacopto

Lo Squalo. Partiamo dal nostro vero protagonista, simbolo di una paura primordiale insita in ogni popolazione della terra, in tutte le culture infatti sono presenti storie e leggende su mostri marini ed il protagonista del film le incarna alla perfezione.

I personaggi. I tre personaggi principali (Brody, Quint e Hooper), perfettamente amalgamati ed in equilibrio tra loro, sono tra i meriti più grandi della pellicola. Sapientemente introdotti durante i primi due atti, il film si concentra totalmente su di loro nel terzo. I protagonisti de Lo Squalo sono veri, sono vivi e per questo motivo funzionano. Una menzione speciale va a Quint, uno dei capostipiti dei personaggi duri, stronzi ma puri. L’interpretazione di Shaw è monumentale: prese spunto per il linguaggio da veri marinai del posto, riscrisse il famoso monologo sulla USS Indianapolis e inventò, come detto, un nuovo tipo di personaggio. Mi sento di dire che quella di Shaw è la miglior rappresentazione del capitano Achab mai arrivata su grande schermo (su questo ci torniamo).

Moby Dick. Il parallelismo all’opera di Melville non si limita solo a Quint. Tutto il film, che ricordo è tratto dall’omonimo libro di Benchley (ammetto, non l’ho letto), è evidentemente ispirato al classico della letteratura. A partire dai due capitani, Achab e Quint, e dalla loro ossessione fino ad arrivare alle due navi (Orca e Pequod).

Spielberg, Spielberg e ancora Spielberg. Senza Zio Steven però tutte queste parole non ci sarebbero. Da una parte il metodo, se vogliamo neorealista, con cui ha scelto di iniziare il progetto imponendo di girare dentro l’Oceano (e non in una qualche piscinetta californiana), la scelta di personalità del luogo per determinati ruoli ed il chiudersi con gli attori per riscrivere alcuni dialoghi a poche ore dalle riprese (questo molto godardiano). Dall’altra la sua capacità più grande, la narrazione per immagini. Spielberg sfrutta i problemi con i tre squali meccanici (i “Bruce”, sempre rotti) per inventare soluzioni visive uniche. Vi suggerisco un articolo di Roberto Recchioni sull’argomento, in particolare sull’uso del giallo. A questo aggiungiamo l’aiuto dell’immenso John Williams con la sua, spaventosa, composizione che sa molto di primitivo (come la paura) e quello di Verna Fields al montaggio. Il risultato è che Lo Squalo non si vede (quasi) mai eppure si sente continuamente la sua presenza.

Ecco ci saremmo potuti limitare all’ultimo punto, e dire che Lo Squalo è il miglior film della figura cinematografica che più ha influenzato l’immaginario collettivo degli ultimi quarant’anni, e quindi un’opera da studiare ed imparare a memoria. Averla su Amazon Prime Video è una bella comodità.

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