Abbiamo incontrato Luca Peruzzi, dj e discografico italiano di lungo corso. Emiliano, lavora nel mondo della musica e della notte fin dal lontano 1981. L’epicentro dalla sua attività oggi è Jaywork Music Group. Dal 2018 la gestisce in veste di A&R assieme a Luca Facchini.

Jaywork è una realtà che non smette di crescere, complice un approccio sempre positivo e al passo coi tempi, un palcoscenico per tanti artisti, affermati ed emergenti, e con il suo lavoro, attraverso tante diverse label, cresce. Fa sentire forte la dance Made in Italy nel mondo. Come detto, Peruzzi non è solo un discografico. E’ anche speaker radiofonico a Radio WoW e, da tempo, fa il dj in locali d riferimento come Palmariva (Venezia) o VIVI (Bologna). 

La discografia cambia ma la musica resta

Luca, le cose cambiano, la discografia cambia, ma la musica resta. E il livello della vostra musica nel corso di questo 2023 mi sembra sempre più alto. Non è facile. 
C’è una grande apertura verso coloro che vogliono provare a fare musica. Un lavoro di scouting. Poi, ovviamente, bisogna scremare. Ma il meglio emerge sempre. Quello che facciamo è un lavoro che richiede tempo ed energia, ma porta risultati.

Come è cambiato il mestiere del discografico?
Oggi puoi giudicare la qualità tecnica del brano, ma devi lasciare che la parte artistica e creativa abbiano la meglio. Non puoi più dare consigli su dove inserire quella voce o quel piano, come facevano i discografici negli anni ’90. Probabilmente, questa nuova musica non piacerà a me, ma sicuramente può piacere a tanti, ai dj e a chi non fa il dj. Potrebbe funzionare, se la qualità sonora è buona. Anzi reputo una fortuna che se a volte un pezzo non mi piace. Non è stato pensato per me, è naturale che abbia altri gusti.

Senz’altro l’aspetto positivo digitale è quello avere a disposizione tanti generi.
Non ci sono più i grandi successi ma alla fine tutto o nulla può diventare un successo. Sono nati dei veri microcosmi, nella musica come nell’arte in generale. Oggi è tutto nicchia, e ognuna di essa va vissuta e compresa, per far breccia sui gusti delle nuove generazioni.

Ma è davvero crisi per il settore musicale?

Troppo spesso si sente parlar male del presente del settore musicale… In realtà i lati positivi sono tanti, eccome.
Tutti possono esprimere la propria arte, creatività e sensibilità attraverso degli strumenti che mai l’umanità aveva avuto a disposizione ed è una cosa che reputo bellissima. Quello che dico sempre ai ragazzi è:

“Probabilmente con questo pezzo non andrete al Tomorrowland, ma avrete sicuramente fatto qualcosa per voi stessi”. 

Esprimersi e fare qualcosa di bello per sé e per gli altri credo almeno quanto il successo.

Eccome. E siccome al Tomorrowland suonano ogni anno circa 400 dj, non è detto che tutti siano professionisti di successo assoluto. Di sicuro quasi tutti amano la musica che fanno. Venendo a Jaywork, quest’anno avete pubblicato circa 370 brani, più o meno uno al giorno. E’ un traguardo importante.
E’ vero. Il 2023 è stato un anno di ulteriore crescita, che ha portato collaborazioni nuove e stimolanti, con gente che arriva a collaborare con noi e poi vuole continuare il suo percorso col supporto della nostra struttura. Abbiamo raccolto tanti risultati, grandi e piccoli, tutti per noi molto importanti.

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