Madame Françoise e il suo Chateau d’Yquem
La storia dello Chateau d’Yquem ve la faccio raccontare in prima persona da Madame Françoise, la donna a cui è legato il vino dolce più celebre al mondo.
La storia dello Chateau d’Yquem ve la faccio raccontare in prima persona da Madame Françoise, la donna a cui è legato il vino dolce più celebre al mondo.
C’è un filo conduttore unico per noi donne francesi del vino, non per tutte, ma sicuramente per quelle che sono diventate indimenticabili: rimaniamo vedove dopo poco dal matrimonio. Ora non so quale sia la nostra colpa, ma vero è che sopravvivendo e reagendo a questa dolorosa esperienza, siamo riuscite a lasciare un segno indelebile, come un racconto da leggere per il quale ogni volta stupirsi. Mi presento, sono madame Françoise Joséphine de Sauvage d’Yquem.
Avete presente il vino dolce più celebre al mondo (anche se l’aggettivo è molto riduttivo)? Quello sì, il Sauternes dello Chateau d’Yquem, un vino che affonda le sue origini nel quindicesimo secolo. Un nettare meraviglioso, che solo chi conosce come si realizza, può comprenderne il valore.
Mi emoziono ancora a parlare, dopo decenni dalla mia morte, di quanto, pur piena di eventi avversi e drammatici, sia stata meravigliosa la mia vita. Ho perso le persone più care, ma il dolore non mi ha piegato alla rinuncia.
Sono rimasta orfana a 17 anni, vedova a 20 anni con due figli e con i tumultuosi inizi della Rivoluzione Francese. Penso possa bastare per una donna di quei tempi. È vero, ero benestante, ma a ragione di ciò preda di quello che sarebbe successo, e che, come fosse scritto, è accaduto. Ad un certo punto mi sono rimasti solo i figli, non avevo più nessun parente. Ma dovevo mantenere la proprietà, continuare a produrre vino.
Qui a sud-ovest di Bordeaux, nella Graves, siamo in luogo magico, dove tutto sembra sbucare da una fiaba. La nebbia all’alba che avvolge le vigne, le nasconde e le bagna come a creare un sortilegio. Poi più in là, nella giornata, arriva la brezza, quella che sembra sciogliere tutto, al pari del colpo di bacchetta di una fata.
Un alternarsi di umido e asciutto che riesce a creare la pozione, la Botritys Cinerea, la muffa nobile. Ed è lì che comincia la magia. Lei copre gli acini, li rompe, li penetra, pian piano li appassisce e l’incantesimo comincia. Quello che trasforma è la meraviglia che si trova nel bicchiere, dove la dolcezza e sorretta dall’acidità e dove i profumi cominciano e non finiscono.
Sembra tutto naturale, vero? Ma la qualità si trova nell’esperienza, nella conoscenza. Comunque nel 1794 sono stata a mia volta arrestata insieme a mia cognata e per un paio di settimane, ho tremato al pensiero di perdere la proprietà. Poi dimostrando con un contratto del 1711 che la mia famiglia era passata da affittuari a proprietari sono riuscita a convincerli, nonostante la mia nobiltà, e non ho perso nessun bene compresa la mia vita. Grata di questa fortuna, ho concentrato i miei sforzi nel dare ad Yquem, quello che è tuttora la sua unicità.
Ho cominciato a praticare i tries, ovvero i tentativi, praticamente ho cominciato a controllare gli acini quasi uno ad uno. Andavo in vigna fino 4 o 5 o 6 volte fino a che la Botritys non li aveva attaccati come sapevo doveva essere. Adesso questa pratica è nel disciplinare del Sauternes. Le mie visite alle patrie galere, purtroppo non si esaurirono, ma in quell’occasione con una lauta cauzione sono riuscita a non starci molto.
Il denaro non mi salvato però da altre tragedie e in questo periodo ho perso mia figlia e mia cognata. Ed ancora una volta non ho permesso al dolore di soggiogarmi e relegarmi in un angolo, anzi ne ho fatto forza e forza ancora.
Nel 1826 ho voluto una nuova cantina, perché la vinificazione e l’invecchiamento fossero vicino alle vigne, a differenza degli altri che facilmente usufruivano delle cantine dei commercianti di Bordeaux. Il controllo era fondamentale con uve così delicate. Purtroppo quando tutto sembrava aver ritrovato l’equilibrio e il nome dello Chateau d’Yquem era ricercato persino in America, ho perso anche mio figlio.
Eppure sono vissuta fino ad 83 anni come fossi un Highlander. Il mio unico nipote ed i suoi eredi hanno ereditato tutta questa storia ed insieme, una celebrità che ancora oggi non ha smesso di essere ambita e desiderata. Mi fermo qui, godendomi dall’alto, quello che ancora questo vino è: un imperscrutabile alchimia che con il tempo lento da il meglio di se.
Chateau d’Yquem – gajadistribuzione.it