Un noto aforisma che circola ogni tanto sui social network recita che “L’articolo 21 della Costituzione sancisce il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, non l’obbligo di farlo”; questo per dire che oramai di fronte a qualsiasi fatto o notizia di grande rilevanza si sentono in obbligo di insorgere correnti negazioniste o complottiste, le quali hanno l’obiettivo di voler raccontare la propria verità, con l’unico intento però di scagliarsi contro l’ordine costituito dei fatti. Fatta salva la sacrosanta libertà di dissentire, sarebbe necessario che questa si basasse su dei presupposti costruiti almeno con un minimo di solidità e credibilità, per non rischiare di essere essa stessa più pericolosa della realtà che intende combattere.

Dico così perché mentre la manifestazione andata in scena pochi giorni fa a Roma, contro l’uso delle mascherine e inneggiante all’idea del Covid come complotto di stato, può infondo far anche sorridere, la storia più recente ha purtroppo proposto esempi ancor meno edificanti; basti citare quello riguardante l’attacco contro l’utilità dei vaccini, che ha rischiato e rischia di influenzare, attraverso i loro genitori, il destino di moltissimi bambini. In tutto ciò però emerge un presupposto che va considerato, cioè che “noi vediamo ciò che sappiamo”; la percezione della realtà, infatti, muta da persona a persona in relazione alla conoscenza e all’esperienza che ognuno possiede. «È così che vediamo il mondo, lo vediamo come al di fuori di noi, anche se è solo di una rappresentazione mentale di esso che facciamo esperienza dentro di noi» affermava René Magritte.

Dell’autore surrealista belga ricordiamo un’opera che sembra proprio fare al caso nostro, dal titolo “Il tradimento delle immagini” (1928-29) in cui l’autore riproduce fedelmente una pipa, per poi negare di averci posto di fronte ciò che stiamo vedendo. Magritte porta dunque in primo piano nella sua opera proprio il concetto di rappresentazione, dicendoci che quella dipinta non è una pipa (non potremmo infatti certamente fumarla) ma solo una rappresentazione di essa. L’arte può dunque essere un grande inganno ma anche la mente infondo lo è; la mente organizza i dati raccolti attraverso i processi sensoriali costruendo, come detto, una realtà che va al di là dell’informazione data. A volte però in questo processo di andare al di là a prevalere sono solo malafede o completa incompetenza. Da sempre, come recita un proverbio, quando il saggio indica la luna lo stolto guarda il dito. Sta però a noi decidere dove rivolgere lo sguardo. 

René Magritte, Il tradimento delle immagini (Ceci ne pas une pipe) – 1928-29, olio su tela. Los Angeles, County Museum of Art.

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