Qual è il senso del mio viaggio all’interno del mondo dei pupi? Credo che ogni bambino siciliano abbia almeno una volta avuto a che fare con i pupi.

Entrare nelle botteghe dei pupari siciliani in questi anni ha rappresentato un viaggio indietro nel tempo; e stato come aprire una porta e trovare dall’altra parte la me stessa bambina che ascoltava le favole in siculo raccontate da un nonno indissolubilmente legato alla sua terra, la Sicilia, con tutte le sue storie tradizioni e con a sua lingua, lingua che ho ritrovato nel momento in cui Davide Napoli mi ha aperto le porte della casa della sua famiglia e ha cominciato a raccontarmi la loro storia.

Marionettistica F.lli Napoli Foto Ljdia Musso

Entrare nella casa-bottega dei Napoli non è solo varcare la soglia di un laboratorio, ma accedere a un santuario dove il tempo si è stratificato, dove ogni oggetto ha un’anima e ogni racconto è un filo che lega il presente a un passato glorioso e tangibile.

L’Identità della Famiglia Napoli: La Casa-Bottega come Santuario

Marionettistica F.lli Napoli Foto Ljdia Musso

Cosa significano, davvero, le parole “radici” e “casa“? Spesso le usiamo per descrivere un’origine geografica o un edificio. Ma per la famiglia Napoli, custode da cinque generazioni dell’Opera dei Pupi catanese, queste due parole non sono concetti astratti, ma le mura stesse di un luogo dove vita, morte e arte sono inseparabili.

La loro casa-bottega è il punto in cui le radici non sono più un’idea, ma diventano legno intagliato, metallo sbalzato e memoria vissuta. È il santuario fisico e spirituale della loro identità.

Questo luogo ha visto tutto. Come racconta Davide Napoli, è stato un epicentro di vita e di addii.

“Per noi casa è anche questo luogo in cui cinque generazioni si sono susseguite, dove hanno vissuto, dove purtroppo se ne sono andati. Il bisnonno se n’è andato dove abbiamo voluto posizionare il teatro, affinché ogni volta che realizziamo dei saggi di spettacolo… lui rivivrà sempre ogni qualvolta accenderemo le luci di quel palchetto”.

È uno spazio sacro, dove sono nati i figli di Natale Napoli e dove sono stati accolti i più grandi nomi del teatro italiano, da Gassman a Modugno, da Franco Franchi a Ciccio Ingrassia.

Il nume tutelare di questo santuario è senza dubbio Rosario Napoli, il prozio dal talento prodigioso, morto a soli 19 anni nel 1934.

La sua figura è leggendaria, la sua produzione artistica così vasta da sembrare sovrumana. Davide lo descrive con ammirazione reverenziale:

“È inspiegabile, lo definiamo, l’hanno definito tutti un marziano dell’opera dei pupi, perché non c’è nulla di umano che possa giustificare davvero questa sua stragrande capacità di produzione”.

La sua morte tragica, per una diagnosi errata, segna un momento cruciale. È allora che avviene il passaggio di consegne, un rito che assicura la continuità del fuoco sacro.

“Quando lui morì, Nonno Natale aveva solo 12 anni… Don Gaetano Napoli, che fu il mio bisnonno, consegna la tavolozza di Rosario nelle mani di Nonno Natale. ‘Nataleddo, ora tocca a te’, pregando l’Onnipotente Signore… che potesse trasferire l’arte di quel figlio che morì”.

Quel gesto ha funzionato: l’arte non si è spenta, ma ha continuato a scorrere nel sangue della famiglia, di generazione in generazione.

La Funzione Sociale: Il Teatro come Riscatto e Liturgia

Ma quale era il vero ruolo di questo teatro per il suo pubblico? Era semplice intrattenimento serale? La risposta di Davide Napoli è netta e ridefinisce completamente la percezione dell’Opera dei Pupi. Non era un passatempo, ma una necessità esistenziale, un rito collettivo di riscatto sociale. Per le classi popolari, per gli uomini che tornavano da una giornata di fatica, il teatro non era una distrazione, ma il luogo dove la loro vita, spesso ingiusta e sottomessa, trovava un senso e una vittoria.

Davide lo spiega con parole che pesano come pietre, cariche di memoria storica e sociale:

“Il teatro dei pupi non rappresentava il divertimento per i padri di famiglia che dopo una giornata di lavoro si recavano nei teatri popolari del quartiere… ma si recavano a teatro per una loro necessità di rivalsa, di riscatto, nei confronti di una vita poco fortunata, molto faticosa, molto pesante, difficile, una vita di sottomissione… L’unico spaccato della mia giornata, della mia vita, in cui potrò trovare una sensazione di vittoria, di rinascita, di crescita… è il teatro dei pupi”.

Il palcoscenico diventava così un tribunale simbolico, dove i valori di giustizia, onore e coraggio trionfavano, offrendo al pubblico quella catarsi che la vita reale negava.

Questa funzione trasforma la rappresentazione in qualcosa di sacro, un rito laico indispensabile per la coesione e la morale della comunità.

L’esperienza, come la descrive Davide, assume i contorni di una cerimonia religiosa.

“Una volta che si alzava il sipario in quegli spazi talvolta freddi, umidi… cominciava la Santa Messa, non il divertimento. Ma una liturgia, quella liturgia che permetteva a quelle persone umili di abbeverarsi di un sapere, di una morale e di tutto quello di prezioso che avrebbero potuto… portare a casa dentro di sé e trasferire alla propria prole”.

Il puparo non era solo un artista, ma il “dotto” del quartiere, il sacerdote di questo rito, e i pupi, seguiti sera dopo sera per mesi, diventavano membri della famiglia, figure reali per cui provare affetto e odio.

Le Radici Storiche e la Potenza dello “Storytelling”

Da dove nasce, dunque, questa straordinaria capacità narrativa che ha saputo incantare generazioni? La risposta sta in una forma d’arte che oggi chiameremmo con un termine moderno, ma che in realtà è antica come l’uomo: lo storytelling. L’Opera dei Pupi è stata la più grande e pervasiva operazione di narrazione che la Sicilia abbia mai conosciuto, un meccanismo perfetto per forgiare un’identità collettiva e trasmettere un complesso sistema di valori.

L’Opera dei Pupi ha dato corpo, voce e anima a un immaginario già esistente, quello del ciclo carolingio, trasformandolo in un’epopea popolare accessibile a tutti. Per un pubblico in gran parte analfabeta, il teatro era l’unica enciclopedia, l’unica scuola, un “calderone infinito di codici” attraverso cui imparare la storia, la morale e l’arte del vivere.

L’Arte come Terapia: Il Potere Educativo e Terapeutico del Teatro di Figura

Può un’arte così antica, legata a un mondo che non c’è più, avere ancora un ruolo nel presente, magari inaspettato?

La risposta è un sonoro sì, e si manifesta nella sua sorprendente capacità terapeutica ed educativa. Il teatro di figura, con la sua immediatezza visiva e la sua capacità di creare empatia attraverso oggetti animati, si rivela uno strumento potentissimo per comunicare a un livello profondo, bypassando le barriere razionali e verbali.

L’esperienza diretta di Davide con un ragazzo autistico ne è la prova più commovente. La marionetta diventa un mediatore, un ponte tra il mondo interiore del ragazzo e la realtà esterna, permettendogli di affrontare le sue paure in modo protetto. “Attraverso questi personaggi lui riesce a sconfiggere delle paure terribili che si portava sin da piccolo…”. Questo aneddoto svela come il pupo possa diventare uno strumento di intermediazione psicologica, capace di innescare processi di guarigione; la nostra vecchia amica catarsi .

Questa funzione terapeutica si ricollega direttamente al suo potere educativo originario. L’immedesimazione, quel meccanismo che nella nostra lunga conversazione con Davide lego ai “neuroni specchio”, era ciò che permetteva al pubblico analfabeta di assorbire storie e valori complessi.

Oggi, quello stesso meccanismo si dimostra “vincente” nel lavoro con le disabilità, confermando la straordinaria polivalenza di un’arte che sa parlare direttamente all’anima, ieri come oggi.

Il mio viaggio nel mondo dei pupi si conclude con la consapevolezza che la vera forza dei Napoli, ciò che ha permesso a questa fiamma di non spegnersi, risiede in un valore fondamentale: l’apertura. In un mondo che tende a custodire gelosamente i propri segreti, loro scelgono la condivisione come strategia di sopravvivenza.

Aprire le porte della propria “straordinaria intimità”, come la definisce Davide, non è solo un gesto di ospitalità, ma un atto di resistenza culturale.

È un modo per affermare che questo patrimonio non appartiene solo a una famiglia, ma a chiunque abbia la sensibilità di riconoscerne il valore.

L’apertura e la condivisione, questi sono i valori alla base del teatro dei Fratelli Napoli, il vero lascito che garantisce un futuro a questa magia centenaria.

Il reportage dedicato alla Scuola dei Pupari Fratelli Napoli è stato realizzato grazie alla collaborazione con l’Organizzazione del Med Photo Fest 2025 – XVII edizione internazionale.
Un ringraziamento speciale va agli organizzatori del festival e, in particolare, a Vittorio Graziano direttore artistico MED Photo Fest  e Davide Napoli della Scuola dei Pupari Fratelli Napoli, per avermi accolto nella loro casa-bottega, Museo e Teatro dei Pupi F.lli Napoli – Catania , — un luogo in cui la tradizione dei pupari catanesi continua a vivere con passione pulsante.

Programmazione delle attività a.s. 2025/26

LABORATORI

  • ▫️costruzione di burattini a guanto;  ▫️costruzione di marionette a filo; 
  • ▫️alla scoperta del teatro delle ombre;  ▫️costruzione del pupo;
  • ▫️i Carta-Pupi;  
  • ▫️lavorazione dei metalli…l’arte del Pupo in un gioiello;  
  • ▫️i Pupi Viventi; 
  • ▫️drammatizzazione con i pupi siciliani.

SPETTACOLI INTERATTIVI: 

  • ▫️Bimbi & Pupi;  
  • ▫️Silenzio! Arriva Don Chisciotte; 
  • ▫️Il piccolo Principe e la lampada magica; ▫️La leggenda di Colapesce; 
  • ▫️Vi cuntu e vi cantu…l’arrivu di Angelica a Parigi; 
  • ▫️Pinocchio all’Opera dei Pupi; 
  • ▫️La pazzia del conte Orlando; 
  • ▫️Guglielmo dell’Etna e il drago dalla scaglia d’oro.

 SPETTACOLI TRADIZIONALI: 

  • ▫️Le imprese di Orlando per amor di Angelica;  
  • ▫️Come Orlando acquistò le armi; 
  • ▫️La sfida di Orlando e  Don Chiaro; 
  • ▫️Guerrin Meschino; 
  • ▫️Uzeta Paladino di Catania; 
  • ▫️Le prime avventure di Bradamante;
  • ▫️Rinaldo e Gattamogliere.

SACRE RAPPRESENTAZIONI:  

  • ▫️La Natività di Gesù Bambino secondo la tradizione catanese dell’Opera dei Pupi;  
  • ▫️La Passione di Agata; 
  • ▫️Come Sant’Agata ritornò a Catania da Costantinopoli; 
  • ▫️Cristo al Golgota.

OPERE LIRICHE CON I PUPI SICILIANI:

  • ▫️Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni.

VISITE GUIDATE NELL’ANTICA BOTTEGA DEL PUPARO di via Reitano, 55 – Catania  

☎️ INFO E PRENOTAZIONI: 3470954526

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