Nel precedente articolo ho introdotto la meristemoterapia più comunemente conosciuta come gemmoterapia che torno oggi ad approfondire.

Si  è detto che il gemmoderivato racchiude in se l’essenza vitale della pianta; a proposito della straordinaria energia di un vegetale, George Bernard Shaw scrive: “Pensate alla terribile energia concentrata in un prodotto vegetale. Sotterrate una ghianda e un’esplosione si produce dando origine ad una quercia. Sotterrate invece un montone e non ne risulta che decomposizione e putridume”.
Per far si però che un gemmoterapico mantenga intatta l’energia vitale della pianta e le sue capacità terapeutiche, il processo produttivo non deve prescindere da specifici aspetti tecnici e qualitativi, pena la scarsa efficacia del rimedio stesso.

Fondamentali quindi sono la freschezza della materia prima, la qualità dei solventi (le sostanze necessarie a disciogliere ed estrarre i principi attivi del vegetale, che possono essere liposolubili, idrosolubili o alcolsolubili), e la lavorazione, tutti elementi che caratterizzano la filiera produttiva, che, nel caso dei gemmoderivati, dovrà essere estremamente corta, al fine di preservare, appunto, quelle sostanze fondamentali, che per loro natura sono estremamente labili.

I gemmoderivati o macerati glicerici, si ottengono dalla macerazione in una soluzione di alcool e glicerina delle parti della pianta in accrescimento, siano esse gemme, giovani getti, boccioli, amenti, corteggia dei giovani rami, linfa, radichette e semi. Viene da se che, in base alla parte di pianta utilizzata, avremo più tipi di macerato glicemico della stessa,  per fare un esempio della Betulla bianca si utilizzano la linfa, le gemme e i semi, ma ogni macerato ottenuto ha azioni terapeutiche differenti. Affichè il prodotto finito sia di qualità e, di conseguenza, efficace sul piano terapeutico, bisogna tener conto dei seguenti aspetti:

  • Tracciabilità delle gemme. ll raccoglitore deve fornire prova di luogo di raccolta, identificazione botanica, rispetto dell’ambiente (la raccolta deve essere responsabile e non lesiva per la crescita della pianta).
  • Qualità della materia prima.
  • Qualità dei solventi utilizzati: alcool di qualità e glicerolo (il migliore è quello di origine vegetale, come quello estratto da olio di cocco).
  • Lavorazione precoce delle parti della pianta quando sono ancora fresche, in alcuni casi direttamente sul luogo di raccolta.

Tutti questi aspetti fondamentali, determinano un costo più elevato del prodotto finito, garanzia, come nel caso di un buon vino, di qualità.

Infine, un altro aspetto importante è la diluizione. La ricetta originale di Pol Henry prevede che l’estratto concentrato proveniente dalla lavorazione  venga poi diluito in acqua, ma esistono ormai in commercio prodotti non diluiti, l’acqua è costituita dalla sola acqua di vegetazione della pianta stessa. In questo caso abbiamo un prodotto unico in purezza che sarà più semplice da assumere rispetto ad un macerato glicerico tradizionale, in un rapporto di 1 a 10, con una maggiore efficacia a fronte di una minore quantità assunta.
Tutti questi aspetti possono sembrare scontati, ma non lo sono affatto, e la valutazione degli stessi, sarà importante al fine di avvalersi di un prodotto efficace e di qualità.
Il prodotto alla fine della sua lavorazione sarà un estratto (macerato glicerico) di piante fresche, crude, integre e vitali, dalle proprietà rigeneranti, riequilibranti, efficaci e soprattutto innocue perché prive di effetti collaterali.
L’insieme di tutti questi aspetti rende questo tipo di bioterapico estremamente duttile, e adatto ai fini terapeutici, sia nel caso di disturbi di tipo acuto che di natura cronica, per adulti e bambini, anche in età pediatrica. Trovano inoltre applicazione anche in ambito veterinario.

Nel prossimo articolo vedremo insieme quelle che sono le principali indicazioni terapeutiche. Stay tuned!

Per approfondimenti:

Nouvelles cliniques de gemmothérapie

La gemmothérapie: passé, présent et avenir

Cell signalling at the shoot meristem

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