Chi riesce ad interrompere una relazione con un narcisista è già a buon punto: significa che non soffre del disturbo dipendente di personalità. Purtroppo, infatti, le persone affette da tale disturbo di personalità, oltre ad essere il pasto preferito del narcisista-divoratore, difficilmente riescono a salvarsi, a meno che non intraprendano un percorso di aiuto (suggerisco di rivolgersi qui).

Sapere di non essere malati è sicuramente una buona notizia, tuttavia non basta a risollevarsi come se si fosse semplicemente inciampati: essere stati vittima di un narcisista maligno (covert o overt) significa aver subito un abuso, una violenza psicologica, e dunque è molto probabile che si sviluppi un disturbo post traumatico da stress o una depressione reattiva.

Questo articolo mira non solo a sensibilizzare le persone sul disturbo narcisistico di personalità – vera e propria piaga della contemporaneità di cui ho già scritto più volte – per esempio attraverso la condivisione del progetto NarciStop della psicologa e divulgatrice Carolina Bertolaso, ma soprattutto a dare speranza alle vittime: la vostra vita sentimentale, erotica, sessuale, affettiva, emotiva può riprendere il suo corso.

Il problema, infatti, è che le persone che hanno incontrato un narcisista tendono, dopo essersene liberate, a quello che il padre della psicoanalisi definiva “ritiro della libido”, ossia si congelano in un freezing psicosomatico che paralizza tutto l’apparato di personalità addetto alla relazione, terrorizzate anche solo dalla remota possibilità che si reiteri lo shock appena vissuto e con la convinzione che in amore niente sia più per loro possibile. Questo accade sia come conseguenza fisiologica e naturale del trauma, sia perchè l’esperienza con un narcisista patologico è ad altissimo impatto emotivo: a cominciare dal love bombing, infatti, il carnefice in questione è un seduttore nato, il miglior regista, sceneggiatore e scenografo in circolazione, capace, con le sue bugie e i suoi deliri, di attivare l’intero apparato emozionale del malcapitato, il quale si ritrova in un frullatore di ormoni e neurotrasmettitori assolutamente stellare, la storia più avvincente ed entusiasmante che la sua povera vita vissuta fino a quel momento abbia mai osato anche solo sognare.

Quando tutto questo finisce, se da una parte la vittima ha dalla sua la sensazione di essere uscita da un incubo (la manipolazione sadica che segue alla ragnatela seduttiva), di essersi salvata, di essere sopravvissuta, dall’altra ha la stessa vertigine che si prova scendendo di colpo da una vorticosa giostra: un vuoto siderale. E con un facile errore cognitivo, addebita questa sensazione di vuoto alla propria responsabilità, si sente in colpa. In colpa per averci creduto, in colpa per esserci cascata, in colpa per non desiderare altri e altro, in colpa per non aver capito prima, in colpa per aver creduto alle mirabolanti bugie che in seguito appaiono talmente evidenti che neanche un bambino. E anche in colpa, adesso, per non riuscire a reagire, a rimettersi in pista, in gioco, nella vividezza coinvolgente della vita.

La notizia è che tutto questo può essere superato. Come? Non mi odiate, ma davvero basta solo attendere. Lo so che vi aspettavate qualcosa di meno banale, che le mie parole sanno tanto dei consigli della dottoressa Grazia Arcazzo, che un abuso e una violenza lasciano cicatrici per sempre. Lo so. Eppure, nonostante quelle cicatrici effettivamente non possono andarsene, nonostante il nostro narcisista continui indisturbato a violentare sotto i nostri occhi altre persone senza che nessuno possa fermarlo o denunciarlo (con le stesse bugie, gli stessi giochetti, i soliti deliri a cui una platea scelta ad arte plaude ignara), nonostante il senso di ingiustizia, la rabbia, il disgusto, l’incredulità, tutto, lo giuro, passa.

Oltre all’attesa, al buonsenso che ci permette di avere fiducia nell’efficacia purificatrice del tempo, occorre, però, effettivamente, essere proattivi. I miei consigli in tal senso sono questi:

  1. Studiare molto (i link in questo articolo sono una buona base di partenza) per comprendere ciò che avete vissuto
  2. Parlarne molto (raccontare, confrontarsi, confidarsi) per disincentivare l’effetto freezing
  3. Iscriversi subito a qualche chat di incontri, tanto per
  4. Fissare sedute da estetista, shatzuka, parrucchiere, counselor e personal trainer
  5. Scrivere la propria esperienza per aiutare altri
  6. Uscire quanto possibile per incontrare gli amici (NB. Non conoscenti: ho detto Amici)
  7. Frequentare ambienti naturali e animali d’affezione

Se tutto questo non produce effetti benefici facendovi sentire perfettamente liberi dall’incubo vissuto nel giro di tre mesi dall’ultimo contatto col narcisista oppure se il trauma della fine della relazione non vi permette di fare almeno 4 delle cose sopra suggerite, rivolgetevi subito a un* psicoterapeuta.

Per il resto, ringraziate ciò che vi ha fatto scattare la molla del no-contact perchè in quella molla risiede tutta la vostra forza: premiatela, fatene tesoro, riconoscetela.

(Foto di  Erik Mclean)

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