Ho visto una vignetta in cui un uomo guarda in televisione uno di quei film pieni di spagli di sangue, con la faccia soddisfatta, poi arriva una pubblicità degli assorbenti e si copre gli occhi schifato. Un classico. 

Il problema però è che non sono solo gli uomini a provare disgusto per le mestruazioni, è la società intera e con essa anche le donne. Ed è questo senso di schifo, di vergogna, completamente diverso da quello che abbiamo per altri effluvi corporei, che alimenta il tabù delle mestruazioni. Ma perché?

Nell’antichità il sangue mestruale era un fluido corporeo come gli altri, anzi, spesso considerato un elemento magico e sacro. Ci sono moltissime raffigurazioni di donne che mestruano in luoghi sacri. Nell’antico Egitto, pare che i faraoni accedessero all’immortalità ingerendo il sangue di Iside.

La mitologia greca era piena di riferimenti al potere del sangue mestruale nella mitologia. Artemide, dea della maternità, della caccia e della vita selvatica, riceveva come offerta votiva stracci intrisi di sangue mestruale. Eppure, accanto a questa narrazione c’è quella della maledizione divina, nata dal fatto che in origine non si capiva come le donne potessero sanguinare così tanto e non morire: in inglese si dice the curse, la maledizione

Mestruazioni e impurità

Le religioni monoteiste e patriarcali hanno usato le mestruazioni come simbolo dell’impurità e dell’inferiorità della donna. Nel Levitico si legge che per sette giorni la donna che sanguina è impura e rende impuro tutto quello che tocca. Nella tradizione ebraica è previsto un bagno rituale da fare alla fine del mestruo per ritornare pure

Il Corano raccomanda di stare lontani dalle donne con le mestruazioni finché non si sono purificate. Queste non possono pregare o entrare in moschea con il ciclo. Qualche anno fa, nel Kerala, in India, oltre cinque milioni di donne si sono unite in un Muro delle donne che si estendeva per 620 chilometri per rivendicare il loro diritto a entrare nei templi induisti a pregare, visto che veniva loro negato dall’età di 10 fino ai 50 anni, proprio a causa delle mestruazioni.

Da Plinio il Vecchio al Medioevo fino al 1800:
tutti cliché sul mestruo

Ma torniamo indietro nel tempo: Plinio il Vecchio ha messo per iscritto alcune assurde superstizioni secondo cui una donna con le mestruazioni potrebbe inacidire il mosto, uccidere le api, rendere le messi sterili e bruciare le piante. E così via, si arriva fino alla maionese di mia nonna che impazzisce.

Nel Medioevo, le mestruazioni sono uno degli elementi nei processi per stregoneria. Per altro pare che molte donne accusate di essere streghe fossero semplicemente affette da endometriosi: le credevano possedute e avevano solo dolori lancinanti.

Nel 1700 e 1800 poi, le mestruazioni e la presunta instabilità emotiva delle donne legata al ciclo vengono chiamate in causa per dimostrare che non erano in grado di votare (la frase “che hai le tue cose?” è ancora uno dei modi utilizzati oggi per screditare e sminuire le donne, come se quel sangue invalidasse le loro capacità intellettive). 

Dobbiamo arrivare fino al 1940 per capire finalmente qualcosa su come funziona e a cosa serve il ciclo mestruale. Ma questo non ha messo fine a superstizioni e tabù.  

immagine grafica con coppetta mestruale, assorbente interno ed esterno

Anche quando parliamo di mestruazioni non possiamo non considerarle in un’ottica intersezionale: cosa significa per donne diverse per luogo di nascita, per etnia, religione, reddito, livello di istruzione, classe sociale, colore della pelle, abilità od orientamento sessuale vivere l’esperienza delle mestruazioni. 

Inoltre, definire una donna come un essere umano che mestrua è pericoloso e fuorviante. Prima di tutto, dobbiamo considerare che gli uomini trans e le persone non binarie possono avere il ciclo, subendo peraltro gravi discriminazioni, ma anche che molte donne cisgender non hanno le mestruazioni, per motivi di salute oppure perché assumono farmaci o anticoncezionali che inibiscono il ciclo. O semplicemente perché sono in menopausa

Ecco tre piccole ed emblematiche storie che evidenziano la rilevanza di questo argomento oggi più che mai.

La musicista indo-americana Kiran Gandhi, nell’aprile del 2015, ha corso la maratona di Londra nel primo giorno di mestruazione decidendo di non mettersi tampone interno né assorbente (#freebleeding è un movimento!). Ha dichiarato «L’ho fatto per le mie sorelle che non hanno accesso agli assorbenti e per quelle che li nascondono». 

Stella Nyanzi, attivista ugandese, è stata più volte incarcerata per la sua opposizione al dittatore Museveni, che si era rimangiato la promessa di fornire assorbenti gratuiti alle studentesse, per evitare l’abbandono scolastico. 

Cass Clemmer, artista transessuale statunitense, ha lanciato una campagna di sensibilizzazione pubblicando una foto in cui sta seduto su una panchina con i pantaloni sporchi di rosso e un cartello con scritto: “Le mestruazioni non sono solo cose da donne”.

Allora nominiamole queste mestruazioni, raccontiamole, celebriamole o malediciamole, ma ad alta voce, senza paura e senza vergogna. 

Articolo a firma di Beatrice Gnassi, vicepresidente dell’associazione Uniche ma plurali e traduttrice dall’inglese per la casa editrice Le Plurali.

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