Incontro oggi Maria Carolina Salomè, reduce dal prestigioso Festival di Calvi con il suo omaggio a Mia Martini, Mimì per me: genesi e storia recente …

Sono tornata a fare questo lavoro dopo un lungo periodo di pausa, in un momento molto complicato e difficile della mia vita, in cui mi trovavo sola, con un figlio e senza lavoro, di fronte ad un vicolo cieco. Tutte le mie scelte mi avevano portato lì e mentre cercavo di capire come uscirne, mi è ritornata in mente Mimì in quel famoso Festival di Sanremo del 1989, il Festival della sua rinascita. Mi sono chiesta cosa poteva aver provato, dopo tutti quegli anni di buio, di cattiverie e di silenzio, ad aprire la prima serata del Festival come prima artista in gara.

L’ho vita uscire dal suo camerino, aspettare dietro le quinte di essere annunciata, scendere tra le due ali dell’orchestra, arrivare al microfono e finalmente ricominciare a cantare. In quel momento ho sentito una voce dentro di me che diceva “ Questa può essere la tua fine o il tuo nuovo inizio”. Così da quel giorno ho ripreso a fare il lavoro che mi ero lasciata frettolosamente alle spalle delusa tanti anni prima, ho ricominciato a recitare, a scrivere, a  cantare ed è venuto naturale pensare di rendere omaggio a questa grande artista che mi ha accompagnato nel percorso della mia vita, che mi ha insegnato che si scivola, ma ci si rialza, che si deve resistere all’annullamento  e all’invidia degli altri, che mi ha insegnato l’amore nonostante tutto.

Lo spettacolo era  nato in versione Band con la consulenza musicale di Gigi Zito, invece qui a Calvi debutto in Trio con Pino Soffredini alle chitarre ed arrangiamenti e Flavio Ianiro al Sax e Flauto. 

Personalmente mi sbilancio su Mia Martini per adorazione personale e vivo un dolore su quello che le è stato fatto: tu come la racconti?
Ovviamente è il punto centrale della narrativa dello spettacolo, che ha come punto di vista gli occhi di una ragazzina che voleva fare la cantante e che poi a 19 anni ha cominciato a farlo veramente nella trasmissione più importante del sabato sera: Fantastico 5. Trasmissione che io non avevo mai visto, come San Remo per molti anni, perché mio padre uomo di sinistra e amante della musica classica non ci consentiva di assistere a trasmissioni secondo lui di  sottocultura, oggi può sembrare assurdo, ma gli anni erano quelli e ricordo con tenerezza tutte le mie contestazioni rispetto al monopolio culturale che mio padre deteneva, ma oggi forse dovrei dirgli grazie. Gli anni in cui io iniziavo, per Mimì coincidono con gli anni dell’oscuramento, delle dicerie, che purtroppo dilagavano e a cui non si riusciva a mettere fine. Io dal lato della mia piccola esperienza portavo avanti la mia battaglia per lei nominandola ovunque, cantando le sue canzoni in tournée e coniando la frase “ Ah ho capito, fai parte anche tu della falange medievale del mondo dello spettacolo?” Alcuni capivano, altri rimanevano a bocca aperta. Erano anni di caccia alle streghe e Mimì purtroppo non aveva armi per difendersi. Come fai a difenderti da una voce vigliacca che circola e che persino amici fraterni aiutano a diffondere? Il passaparola ingigantiva le cose, il solo nominarla poteva essere foriero di gravi disgrazie. L’innominabile o L’innominata, così potevi chiamarla. Forse in epoca di social sarebbe potuto essere stroncato più rapidamente.

Incontrai Mimì nel 1987 al Parco Del Turismo di Roma all’Eur e dopo il concerto andai dietro al palco a chiederle un autografo, la donna che avevo davanti era l’ombra dell’artista che Mimì era stata, aveva un sorriso triste da animale ferito, quando le dissi che volevo fare la cantante mi abbracció e mi disse “ Ti auguro molta più fortuna di quella che ho avuto io”. Avrei voluto proteggerla da tutte quelle cattiverie.

Maria Carolina Salome’ ha anche altri spettacoli in cantiere, dove la voce ha un ruolo chiave: accennali per noi.
A Novembre riprenderò per il terzo anno consecutivo a Roma al Teatro Lo Spazio “L’amore è una scusa”,  una commedia con musica scritta da me e diretta da Massimiliano Vado, che ripercorre gli anni dell’amicizia che legano me e gli altri due interpreti, Federico Scribani e il Maestro Alessandro Molinari qui in veste di attore e musicista. Una storia di amicizia, amore e musica con brani che vanno da Bennato, a Paolo Conte, da Vinicio Capossela a Fiorella Mannoia.

Con una piccola deroga alla rubrica mi piacerebbe qualche accenno anche al recente corto che hai girato e tanta soddisfazione ti regala.
Rapsodia in Blue è stato un corto che avevo nel cassetto da più di 25 anni, quando l’ho ritrovato era ancora bello è così ho deciso di tentare di avere dei fondi per produrlo e dirigerlo. È stato il primo dono della mia rinascita, il primo meraviglioso regalo che la vita mi ha fatto quando ho deciso di ricominciare. Mi sono circondata di amici, dalla produzione alla fotografia, dalle musiche al montaggio, che hanno lavorato sapendo quanto per me fosse importante e che hanno dato il massimo. Quel set è stato veramente un episodio importante della mia vita. Rapsodia in Blue ha poi vinto premi in tutto il mondo, siamo stati a New York due anni fa e mi sono portata mio figlio, che all’inizio non capiva e mi diceva “ Ma io non sapevo che tu facevi questo lavoro…” Ora è un mio grande fan, il più importante.

Un personale ricordo della parabola del post U2… una vicenda che ha attraversato generazioni.
Quando penso a Volevamo essere gli U2 di Umberto Marino, non posso che pensare alla giovinezza, all’incoscienza e al senso di infinito che ci  portavamo dentro. Tre anni fa siamo ritornati in teatro tutti insieme con una nuova commedia di Umberto Marino che si chiamava Ma forse era meglio Vasco, non eravamo gli stessi personaggi degli U2, ma c’era qualcosa di loro in ognuno dei nuovi personaggi. È stata un’esperienza molto particolare e riuscita. Lavorare con gli amici è sempre bellissimo, figuriamoci se l’amicizia parte dal 1988 quando eravamo studenti al Centro Sperimentale!

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