Di recente ho guardato un film che non conoscevo, Moonlight. Un film, a tematica LGBT, che ho scoperto essere pluripremiato, con un cast per la prima volta interamente afroamericano, che parla di bullismo, omofobia e dalla storia di un bambino, adolescente e infine uomo, nato in un contesto difficile, figlio di una tossicodipendente e prostituta in una zona difficile di Miami.

Conoscendo quale fosse il soggetto del film prima di guardarlo, ovvero bullismo e omofobia, mi aspettavo chissà quale trama, scene visivamente drammatiche, personaggi dai caratteri complessi e invece a visione conclusa quello che mi ha colpito è stata la sua semplicità: pochi personaggi, nessuna scena forzata per smuovere chissà quale reazione al pubblico ma la semplicità di una storia difficile, perché a volte il male è semplice, vestito di solitudine e indifferenza, che ti circonda senza che nemmeno te ne accorga, lasciandoti una vita che non meritavi e che qualcuno ha scelto per te.

Questa è la storia di un bambino, figlio di una madre che è tale solo sulla carta, che si rifugia tra le braccia di un’altra coppia che sopravvive a sua volta ma che al di là dei modi di sopravvivenza lo accoglie e lo capisce più di quanto non si capisca lui stesso. Il bambino è preso di mira dai compagni di scuola; negli anni della scuola è vittima di bullismo e da ragazzino ha un contatto fisico intimo con un suo coetaneo e lì scoprirà qualcosa che renderà la sua realtà più difficile di quanto già non lo fosse, attratto da persone del suo stesso sesso. Anni dopo, lasciato alle spalle quel contesto, diventa uno di quegli uomini di cui la società deve aver timore, uno spacciatore, ma con un bambino dentro di sé che si è fermato a quella carezza intima, che non è mai andato oltre, soprattutto emotivamente.

Quella carezza intima che non sa quando e se si potrà ripetere; la scoperta di un piacere che inizialmente sa di condanna. Secondo me centrale in questo film è questo: la scoperta  del desiderio, di quella voglia di fisicità difficile da esprimere. Intorno al protagonista ruotano poche figure, i dialoghi sono di poche parole e su tutto dominano sguardi e sensazioni. L’azione di ripetute scene violente che potremmo trovare in altri film, che pure raccontano il bullismo e l’omofobia, qui è ridotta al necessario, non servono perchè il contesto è già molto più crudo e forte di qualsiasi atto di violenza.

Personalmente mi sono rivisto nel protagonista, ovviamente non nella totalità della storia e nel contesto in cui vive, ma in alcuni momenti di solitudine, di un bambino che sa di esser diverso dai suoi coetanei, diversità che gli conferisce quella sensibilità e quel timore che lo spinge a stare un passo indietro per paura di scoprirsi agli altri.

Quella sensazione di carezza sospesa nel tempo e completata solo dopo anni, quanti di noi l’hanno provata? Molti credo, a seconda degli anni e del contesto, hanno scoperto il corpo dell’altro in modo furtivo, sfuggente, occasionale, in luoghi improbabili, nascosti, e quanti di noi, non più giovanissimi, hanno passato l’adolescenza guardando altri corpi dello stesso sesso desiderandoli, sognando un contatto reciproco, desiderando di esser la ragazza di uno o il ragazzo dell’altra? Sono gli anni della scoperta fisica, propria e reciprova, trascorsi a fingere di esser come gli altri, di rientrare nei canoni dei modelli imposti dalla società. Quel contatto fisico del protagonista adolescente, sorpreso e spaventato, mi rporta alla mente quando mi bastava dare una pacca sulla spalla all’amico e per quei pochi secondi di contatto fisico sognavo e al tempo stesso stavo attento a che quel contatto non durasse quei secondi in più che potessero far nascere un sospetto su di me. Oppure uno sguardo insistente mentre l’altra persona non sapeva di esser osservato e sognare un abbraccio che durasse tanto da dare ossigeno alla mia natura, soffocata come quella di molti adolescenti.

In questo film e nel suo finale, che non vi svelo, ho trovato tutto questo: il desiderio inespresso più del tormento, la solitudine più che la violenza portati sul grande schermo da una grande interpretazione degli attori, da una regia che è riuscita a raccontare una sensazione all’interno di una storia in cui, mi auguro, più nessuno possa identificarsi. Io quella carezza l’ho potuta portare a termine e ripetere tante volte, e il protagonista del film riuscirà a riprendere le sue emozioni e desideri?

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