Tra i film più discussi, rilanciati, commentati dalle persone LGBT+, e non, sui social, è uscito in moltissime sale il 29 febbraio 2024 Estranei, diretto da Andrew Haigh, regista britannico dichiaratamente gay, autore, tra le altre pellicole, di Weekend e Charlie Thompson.

Ho scritto poco fa dalle persone LGBT+; in realtà avrei dovuto parlare più precisamente della mia bolla social che è fatta anche di persone LGBT+ che condividono con me una generazione, quella delle persone gay, lesbiche, bi o trans, che hanno vissuto l’adolescenza negli anni ’80. Le testimonianze degli spettatori parlano di lacrime a fiumi inevitabili, di strazio interiore, di effetto specchio.

“Estranei”, la colonna sonora
“The power of love”

Questo film parla veramente di noi, a partire dalla colonna sonora centrata su The power of love dei Frankie goes to Hollywood, che nel 1984 ha scosso le emotività di molte e molti, ma che include una galassia di brani che, in un modo o nell’altro, hanno accompagnato l’età felice di noi adolescenti negli anni ’80: da Johnny Come Home dei Fine Young Cannibals, a Is This Love? di Alison Moyet, a Always on My Mind dei Pet Shop Boys.

Estranei parla di noi perché, riadattando in ottica gay l’omonimo romanzo del 1987 di Taichi Yamada, centra l’obiettivo di definire le barriere, gli ostacoli che ha incontrato una intera generazione di persone omosessuali e transessuali, a partire dallo stigma sociale, l’omotransfobia, il bullismo a scuola, la paura del coming out in famiglia, la disinformazione sui temi dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, la paura di contrarre l’HIV.

Il viaggio emotivo nella mente di Adam, il protagonista del film

Il protagonista, Adam, uno sceneggiatore in crisi creativa, interpretato dall’irlandese Andrew Scott, si trova, in fase adulta della sua vita, a vivere solo in una periferia londinese descritta come rarefatta e disabitata. La sua è una esistenza di isolamento e introspezione.

Nel dare nuovo significato alla frase per lui centrale del testo di The power of love

“I’ll protect you from the hooded claw. Keep the vampires from your door”,

Adam inizia ad evocare i demoni e i fantasmi della sua infanzia, interrottasi bruscamente con la morte per incidente stradale dei suoi genitori. Inizia così un pellegrinaggio costante nella casa di origine dove reincontra, come se il tempo non fosse mai andata avanti, suo padre e sua madre, bloccati nella stessa età e aspetto dei giorni antecedenti alla morte: praticamente più giovani di lui oggi.

Il film è un viaggio emotivo attraverso la mente di Adam che è segnata dal dolore e dal silenzio per non aver mai fatto coming out e per non aver mai del tutto superato la morte dei genitori. Adam è un osservatore della sua stessa vita, in particolare del suo passato, che vive e al tempo stesso osserva in sequenze dal contenuto onirico dolcemente realistico.

Ad accompagnarlo in questo viaggio l’unico coinquilino del suo rarefatto condominio, Harry, che si presenta ubriaco una sera alla porta di Adam chiedendo compagnia. Compagnia che Adam rifiuta per paura e disagio. Tuttavia Adam, senza spoilerare, troverà comunque il modo di avere Harry accanto a sé nella sua personale Divina commedia.

Estranei è, quindi, un film che affronta con una sensibilità straordinaria e una profondità toccante l’esperienza di un uomo gay negli anni ’80, un periodo in cui l’omosessualità era ancora largamente incompresa e stigmatizzata. Andrew Haigh riesce a dare nuova vita, mantenendo una coerenza narrativa e visiva, alle pagine del romanzo di Yamada, creando una possibile prossimità fisica tra Adam e i fantasmi dei suoi affetti.

La lotta interiore di Adam e il suo dialogo con l’aldidentro sono familiari a molte e molti di noi che, per lunghi periodi (a volte degli anni, a volte dei decenni, a volte una vita intera), siamo rimasti bloccati nella sensazione che il mondo fosse solo ostile, solo nemico, praticamente privo di prospettiva alcuna per una persona gay o lesbica.

Adam, in Estranei, dialoga con i suoi fantasmi in un percorso di guarigione personale. Non nega a sé stesso più nulla. Riesce ad accettare di scoprirsi fragile, indifeso, ancora in cerca di qualcuno che

lo protegga dagli artigli adunchi e che tenga i vampiri fuori dalla porta”.

Evocando i suoi genitori e un amante mai avuto, Adam fa i conti con il fatto di avere avuto una adolescenza in cui non è riuscito fare coming out in famiglia, in cui si è negato di poter amare perché socialmente sconveniente, in cui si è negato di avere un corpo, dei desideri affettivi e sessuali. Accetta la consapevolezza che la corazza in cui la vita lo aveva costretto è stata una prigione che non gli ha consentito di vivere ma solo di sopravvivere. E sopravvivere non è abbastanza per nessuno. Mai!

Nella lettura di Andrew Haigh, Adam è in qualche modo il protagonista di un suo personale viaggio attraverso quella regione che, per vari motivi, potremmo accomunare alla Terra desolata cantata da T.S. Eliot. Giunge,infatti, anche per Adam aprile, il momento del risveglio, il mese più crudele

“april is the cruellest month breeding lilacs out of the dead land”

perché obbliga tutti noi alla coscienza, a mescolare memoria e desiderio

“mixing memory and desire”,

a uscire dall’inverno che ci teneva al caldo e sicuri nell’oblio

“Winter kept us warm, covering Earth in forgetful snow”.

T.S. Eliot
(Ellie Koczela, CC BY-SA 4.0, Wikipedia Commons)

Ad Adam non è sufficiente sapere che quello che ha passato da adolescente è finito, che la società è cambiata, che quello che è successo a lui potrà accadere con minore probabilità ad un adolescente fi oggi. La ferita che ha ricevuto è profonda, fa parte del bagaglio delle sue convinzioni profonde e quel bambino ferito non potrà mai essere zittito e continuerà ad urlare nel suo subconscio.

Forse solo chi ha vissuto quegli anni e quella esperienza di aldidentro riuscirà a calarsi veramente nei panni di Adam e sentire urlare ancora quel bambino.

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