Una mostra “sull’esperienza, sempre perturbante, dell’incontro con sé stessi, con la messa in discussione di identità stabili, ruoli sociali e sessuali, sullo specchio riflesso dell’anima, capace di rivelare talvolta, come accade agli attori nell’intimità del camerino, la persona dietro l’apparenza”.

Nella mitologia greca Narciso è figlio di Cefiso e della ninfa Liriope; insensibile all’amore, non ricambiò la travolgente passione di Eco, per cui fu punito dalla dea Nemesi che lo fece innamorare della propria immagine riflessa in una fonte; morì consumato da questa vana passione, trasformandosi nel fiore omonimo.

Il racconto di Ovidio, tratto dalle Metamorfosi, ci fa dimenticare per un attimo il significato negativo attribuito al disturbo di personalità omonimo, restituendoci un mito tragico e romantico allo stesso tempo.

L’acqua come specchio e possibilità di riflettere e riflettersi. Nell’epoca attuale dominata dall’immagine e dal selfie, Narciso. La fotografia allo Specchio è un progetto espositivo ricco e, probabilmente, adatto ad un pubblico più giovane, sia per la sua tematica che per la sua instagrammabilità (non a caso, il percorso è ricco di specchi che amplificano le possibilità di autoriproduzione).

La mostra, la fotografia, i grandi maestri

La mostra, diretta da Daniela Porro, e organizzata da Electa con la cura di Nunzio Giustozzi, coinvolge gli scatti di 35 grandi maestri come Simon Annand, Eve Arnold, Gian Paolo Barbieri, Cecil Beaton, Ilse Bing, Claude Cahun, Robert Capa, Lisetta Carmi, Mat Collishaw, Bruce Davidson, Robert Doisneau, Alfred Eisenstaedt, Burt Glinn, Guido Harari, Florence Henri, Frank Horvat, David James, Richard Kalvar, Astrid Kirchner, Hiroji Kubota, Herbert List, Giorgio Lotti, Fabio Lovino, René Maltête, Fosco Maraini, Simone Martinetto, Duane Michals, Inge Morath, Philippe Morillon, Helmut Newton, Guido Rey, Steve Schapiro, Ferdinando Scianna, Jeanloup Sieff e Wanda Wulz.

«Le mostre fotografiche e, più in generale, sull’arte dei nostri tempi alle Terme di Caracalla acquistano un fascino e una suggestione tutti particolari riflette grazie alla dialettica con le maestose vestigia romane che danno al contemporaneo una dimensione di eternità. Così come è senza tempo il tema del doppio, dello specchio, dello specchiarsi e del rispecchiarsi, eternato da Narciso, come dimostrano le infinite versioni del mito. Qui lo riscopriamo attraverso gli scatti dei grandi fotografi del Novecento, con immagini dal forte valore simbolico e aperte alle interpretazioni, speriamo le più diverse, dei visitatori».

Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma.

La mostra è allestita tra gli spazi coperti e la natatio delle Terme (di nuovo: l’acqua, lo specchio), suddivisa in tre sezioni, per un totale di 78 scatti d’autore.

«Il visitatore potrà muoversi fra ritratti di celebrità, interni enigmatici e tranches de vie còlte nel tempo a diverse latitudini duplici illusioni accostate per sintonia o per contrasto in un racconto teso, oltre l’occasione, alla storia di ogni singola immagine, soggetti e motivi che hanno continuato a ispirare autori anche molto distanti cronologicamente e nelle loro traiettorie o poetiche».

Nunzio Giustozzi, curatore della mostra.

Dall’Accademia della Crusca apprendiamo che Selfie è

“la fotografia scattata a sé stessi, tipicamente senza l’ausilio della temporizzazione e destinata alla condivisione in rete”.

Selfie non è sinonimo di autoscatto, ma trae la sua origine da selfportrait, ossia autoritratto, ha una stretta parentela con il termine selfish, egoista, ed ha generato vari composti (selfie-maniaselfie-generation).

Come suggerisce il catalogo.

All’interno di questo sconfinato campo, la mostra è incentrata, nell’epoca del selfie pervasivo, sull’esperienza, sempre perturbante, dell’incontro con sé stessi, con la messa in discussione di identità stabili, ruoli sociali e sessuali, sullo specchio riflesso dell’anima, capace di rivelare talvolta, come accade agli attori nell’intimità del camerino, la persona dietro l’apparenza“.

Narciso e il selfie

Se il Selfie è una delle variazioni contemporanee del mito di Narciso, la mostra riesce a farci riflettere sulle infinite possibilità compositive del (l’auto-)ritratto nate dalle difficoltà/espedienti tecnici che l’obiettivo crea insieme al gioco degli specchi, non a caso tanto sfruttate dalle avanguardie.

La dimensione di queste possibilità si arricchisce di una ulteriore unità quando interviene anche il gioco delle citazioni, tante, dalla pittura, oltre che dal mito e dalla letteratura.

Ecco allora Tilda Swinton replicare e ribaltare, in qualche modo, il surrealismo della Riproduzione Vietata di René Magritte.

Ancora più esplicito il richiamo di un giovane Mat Collishaw alla versione del Narciso di Caravaggio.

VADEMECUM

Narciso. La fotografia allo specchio
Roma – Viale delle Terme di Caracalla 52
dal 15 maggio al 3 novembre 2024

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