Il vino e la verità si confondono e fondono negli stessi aggettivi. Questa é la vera sbornia. La definizione della verità secondo l’enciclopedia “open” Wikipedia indica un senso di coerenza con una realtà oggettiva oppure la proprietà di ciò che esiste in senso assoluto e non può essere falso. Poi esiste quella che ognuno ha dentro di sè. Quella specie di bagaglio a mano che si siede accanto a noi che sfugge a qualsiasi controllo. La mistifichiamo per ritrovarla pronta all’abbraccio nei momenti in cui non abbiamo voglia di combattere.

A volte invece, succede, e davvero succede, che si accendono come un cartellone pubblicitario in una strada deserta, tutta una serie di lampadine che formano due parole: Nuda e Cruda. Occhi chiusi. Strizzati. La luce che rende chiare le palpebre. Vestiti incandescenti. Spossata come dopo una corsa con i pesi alle caviglie, crollo. Sono appoggiata al palo che sostiene il manifesto. La resa all’evidenza é lì che aspetta. Non ha fretta. È con me. I sensi sono comunque vivi e la possibilità di essere scoperti é terribile. L’udito alza la guardia. Uno scalpicciare di passi si avvicina. Riacquisto un minimo di pudore. Il rumore si fa definito. Eccolo. È vestito come un contadino d’altri tempi. Noto il cappello. Una specie di basco posato sulla destra della testa. Un fisico asciutto insieme ad uno sguardo che porta con sè tante stagioni. Che vuole?

Non ho bisogno di prediche. Posso continuare a sopportare. Perché si gira? Come il mago di un circo improvvisamente tra le sue mani appaiono due bicchiere e una bottiglia. Non ci credo. Eppure con molta calma versa il vino e me lo porge. È così chiaro intorno che non faccio fatica a vedere il colore. Rosso rubino. Mi si scalda il cuore. Lo porto al naso. Frutti rossi, una ricordo di erbaceo, di terra. Potrei immaginare tanti posti. Il mio sconosciuto amico fa cenno ad un brindisi. Ne ho tanto bisogno. In bocca sento i tannini ancora pronti al tempo insieme alla piacevolezza del suo bere. Lo guardo e aspetto, anche un sermone. 

Freisa, si chiama Freisa. Vitigno antico. Piemontese. La sua storia racconta che é stato adoperato in tanti modi. Le uve davano spunto a tanti utilizzi. Potevano essere adoperata per vini dolci oppure frizzanti. Qualcuno diceva che erano portatrici di allegria. Altri, che erano la giusta spalla per altre. Come dire: buone per tutto. Eppure é un lontano fratello del Nebbiolo, che grazie alla sua fama, non ha mai fatto da secondo a nessuno”. C’è un filo conduttore in tutto questo? Non lo so, ma lui beve ed io pure.

Coraggio e fiducia, ecco di cosa ha bisogno un’uva come questa. Lasciata libera di essere ciò che é. Accettata con la sua esuberanza che diventa docile con il tempo, perché sa aspettare oltre che sostenere”. Mi alzo, abbassando la testa, guardando la terra. Lo cerco per ringraziarlo. È sparito con il suo vino, lasciando con le parole qualcosa che rimane come il sapore di questo rosso.

Lo so che é strano, raccontare il vino così (nel romanzo d’amore “Posso tornare sempre” c’è chi col vino si salva..), ma Nuda&Cruda 2016 di Cascina Gasparda, si merita questo. La vigna é in terreni argillosi e le uve sono fermentate in vetro resina senza controllo della temperatura. Tutta la lavorazione della terra e la trasformazione é  biologica e biodinamica. Olivola, é un paese di circa 200 abitanti e si  trova nel Monferrato Casalese, dal 2014 patrimonio dell’UNESCO. Ed lí che la cascina vive da generazioni con i suoi 8 ettari di cui 6 a vigna. Solo dal 2010, Mauro e Roberto Salvaneschi hanno cominciato la produzione in bottiglia. Come immaginarli se non “veri”, come il loro vino?

Per acquisti:
Cascina Gasparda
Via Gasparda, 6 – 15030 Olivola 
Telefono: 339.7874742

In copertina: foto di Daniel Salgado

Condividi: