Lo scorso 31 luglio si chiudevano le iscrizioni per la prima edizione di Oltre il Buio un concorso letterario indetto dalla casa editrice Giacovelli editore e curato da Robin, una giovane editor che, come molti, in piena pandemia ha aperto una pagina social (@figliaunica_) in cui condividere le sue letture e i suoi pensieri.

Piccolo disclaimer un po’ autoreferenziale: Giacovelli editore è la casa editrice che ha pubblicato il mio libro Vita da Impanicati, conosco benissimo la sensibilità di Paolo e di tutto il suo staff sugli argomenti relativi alla psicologia e alla salute mentale.

Robin ha curato il concorso e l’antologia

Ed è anche per questo che mi sono fatta coraggio e ho inviato anche un mio racconto, che ho avuto il privilegio di vedere pubblicato in questa antologia tanto leggera (per numero di pagine) quanto pesante per importanza dei contenuti. Proprio per non rischiare di fare su questo blog un auto-elogio di me o del mio racconto (lungi da me, per carità), ho voluto che fosse la stessa Robin a parlarci un po’ di questo progetto. Di seguito quindi, trovate la nostra chiacchierata.

Ciao Robin, innanzi tutto grazie per aver avuto questa idea fantastica. Partiamo dall’inizio, come è nato il progetto e perché hai scelto un tema così delicato?
Ciao Alessandra, grazie per avermi dato questa opportunità. Mi fa piacere parlare di “Oltre il buio”, credo sia un’ottima occasione di per far conoscere la raccolta. Negli ultimi anni abbiamo avuto prova di quanto sia fondamentale prendersi cura della propria salute mentale. Ma c’è chi ancora non riesce a parlarne apertamente, chi se ne vergogna e soccombe. Non tutti riescono a chiedere aiuto e uscirne da soli.

La scelta dell’argomento è dovuta alla semplice esperienza personale. Una persona a me vicina ha sofferto e soffre ancora di depressione, ho passato l’adolescenza senza sapere come affrontarla e come essere utile in una situazione che mi sembrava insormontabile. Ho vissuto con il terrore che non ci potesse essere un rimedio o una via d’uscita. Poi con i giusti professionisti ho imparato come reagire, come essere presente senza essere invadente, come riconoscere i segnali d’allarme. Ovviamente ogni situazione è diversa dall’altra e per me è ancora oggi difficile parlarne. Vorrei dire che ho imparato ad accettarlo, ma a volte mi sento ancora disagio. Con questa raccolta volevo, nel mio piccolo, aiutare a condividere e sdoganare un argomento che per me è ancora così complicato e doloroso.

Visto il tema tanto complesso, dicci la verità: come è stata la partecipazione e il riscontro anche a livello social e di commenti?
Purtroppo devo dire che è stata più bassa di quanto, sia io che la casa editrice, ci aspettassimo. Sarà forse per il tema estremamente delicato, sarà a causa del periodo estivo che porta meno traffico di utenti sui social ma speravo in una partecipazione più attiva e un coinvolgimento maggiore. Nonostante tutto sono comunque soddisfatta, ho avuto l’opportunità di leggere racconti pieni di sofferenza, scritti bene (il che non guasta mai) ma che mi hanno regalato un abbraccio in un momento in cui mi sentivo particolarmente fragile.

I vincitori del concorso

Tra i racconti scelti ce n’è stato un racconto che ti ha colpito di più? E perché?
Ci sono tre racconti che mi hanno colpito in particolar modo, sia per come sono stati scritti, forma stile e contenuto erano ineccepibili, ma anche per la forza trasmessa nella volontà di rinascita. Devo ammettere che ho avuto qualche difficoltà nel decretare il vincitore perché nella mia scheda di valutazione si distanziavano solo di qualche decimo di punto

Tra i tre c’è sicuramente il racconto vincitore del concorso “Oltre il buio ci sono le stelle” scritto in maniera impeccabile da Martina De Chiara che è riuscita a trasmettermi il suo stato d’animo, ho percepito le sue angosce e paure come se fossero mie. Nel finale però regala quel barlume di speranza che aiuta il lettore ad guardare al futuro con più fiducia.

Il secondo è “Respira” di Giulia Corà. L’ho trovato perfetto, calzante con il tema scelto, nello sviluppo e nello stile narrativo. Con un lieto fine verosimile, speranzoso e di buon auspicio per i lettori che si riconoscono in questo tema.

E poi c’è il tuo [La Promessa ndr]. mi è piaciuto tanto l’espediente narrativo del dialogo interiore tra la protagonista e depressione, credo che aiuti il lettore a immedesimarsi nel personaggio.

Grazie della menzione! Ma andiamo avanti: credi che i social e i concorsi come questo siano utili alla battaglia per abbattere lo stigma o si corre il rischio di risultare pesanti e di ottenere l’effetto contrario?
E’ una domanda un po’ complessa perché le variabili che entrano in gioco sono tante. Io penso che i social, se utilizzati bene, siano un’ottima via per veicolare messaggi positivi anche nei più giovani che sono soggetti sensibili e facilmente influenzabili.
Sento spesso parlar male dei social ma io non sono d’accordo, ogni strumento può avere un risvolto positivo se utilizzato nella giusta maniera. Bisogna imparare a farlo.

Tu o la casa editrice avete in programma altre iniziative sul tema della salute mentale o una seconda edizione del concorso?
Magari, sarebbe davvero una bella idea! Per il momento non ci sono progetti in ballo, purtroppo aggiungerei. Ci stiamo concentrando sulla promozione dell’antologia, in base ai risultati ottenuti decideremo se andare avanti e procedere con una seconda edizione del concorso. Anche se io proporrei una piccola variazione nel tema, per non rischiare di risultare ripetitivi.

Nella quarta di copertina l’antologia Oltre il buio viene descritta così:

“Quattordici racconti il cui il potere delle parole si fa guida nella lotta contro un nemico invisibile: la depressione. Attraverso storie toccanti e vere, esploriamo la forza interiore e la resilienza di chi affronta il mostro sotto il letto della mente. Un invito a parlere senza timore, a rompere il silenzio e a trovare la via verso la luce, nella speranza di ispirare chi ancora si nasconde nell’oscurità”.

Questo è anche ciò che ho provato a fare con questo pezzo e, più in generale, con questo blog, grazie a Robin per il tempo concesso, per l’idea e per la dedizione alla causa.

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